L’architettura contemporanea in Friuli Venezia Giulia: nuove opere nel Censimento nazionale

Aggiunti 83 edifici alla lista del Ministero della Cultura, ma resta il rischio demolizioni per opere di pregio

Diana Barillari

Altri 83 edifici vanno a aggiungersi a quelli del Friuli Venezia Giulia già compresi nel sito del “Censimento delle architetture dal 1945 ad oggi” che la Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della Cultura ha avviato dal 2002, con l’obiettivo di documentare e catalogare “le opere ritenute significative nella storia dell’architettura contemporanea sul territorio nazionale”: la Regione annovera adesso 208 edifici tra abitazioni private e pubbliche, chiese, scuole, musei, monumenti. L’aggiornamento è stato affidato a un team dell’Università di Udine, composto dai docenti Orietta Lanzarini (responsabile scientifica), Vittorio Foramitti, Matteo Iannello affiancati da Davide Sartori e Marco Stefani.

I criteri adottati hanno privilegiato l’emersione di personalità e architetture relativamente sconosciute dalla storiografia, registrando il passaggio di progettisti provenienti da fuori regione e accogliendo opere realizzate di recente. Se l’obiettivo è in primis di diffondere la conoscenza di un patrimonio di comprovata qualità, rispondente ai rigorosi criteri adottati per la selezione, una positiva ricaduta è che dati e fonti archivistiche sono strumenti utili per interventi di manutenzione e ristrutturazione, quando non concorrono a salvaguardare l’opera da ipotesi di demolizioni e disinvolte ristrutturazioni, anche se si registrano eccezioni a disconferma dei buoni propositi. Esemplare il caso della scuola elementare e media a Buja di Giancarlo De Carlo che è stata espunta dalla lista – a differenza dell’analogo edificio a Osoppo dello stesso progettista – a causa di un «improvvido intervento di malintesa riqualificazione che ne ha snaturato completamente la preziosa fisionomia architettonica».

La struttura in calcestruzzo faccia a vista intonacata è stata ricoperta da un cappotto in “doghe di fibrocemento ecologico” che se assolve alla funzione di efficientamento energetico, modifica in modo permanente un manufatto d’autore che avrebbe meritato una più ponderata analisi, volta a tutelarne la qualità architettonica. Sono molte le scuole che verranno demolite e ricostruite grazie al Pnrr (La Scuola per l’Italia di domani) e tra queste sono a rischio alcune opere di firme prestigiose, quali la scuola elementare a Longarone di Costantino Dardi, la scuola elementare a Maniago di Gianni Avon e la scuola materna a Fratta di Maniago di Pietro Beltrame, Annamaria (Titti) Brovedani, Italo Giorgio Raffin. Tra i nuovi ingressi nella lista del Censimento ci sono anche quattro edifici progettati da Federico Marconi, due ville unifamiliari e due architetture che connotano in maniera significativa la scena urbana, in particolare il nuovo Padiglione d’ingresso dell’Ospedale (1964-1977) e la Scuola Convitto infermieri (1970-1983) che funge da controcanto all’imponente fronte dell’edificio antistante, che con i suoi 154 metri è assurto a simbolo del nosocomio udinese.

Quando l’architetto Marconi vince nel 1963 il concorso per il nuovo ingresso è appena rientrato dalla Finlandia dopo un intenso triennio presso lo studio di Alvar Aalto, dove ha collaborato al progetto per il teatro di Essen e il Politecnico di Otaniemi. Impostato su un elemento modulare (m.3,50) con strombatura che incornicia l’apertura vetrata conferendo alla luce un taglio obliquo che ne stempera il raggio di incidenza, il prospetto si eleva per sei piani, equilibrando monumentalità e simmetria. La scelta del colore tipo marmo rosso di Verona per le lastre prefabbricate in calcestruzzo dei moduli (realizzate dalla Sipre), è ripreso nella pensilina nei parapetti e nelle pilastrature a fungo che sostengono le rampe di accesso pedonali e per le auto, conferendo con la sua tonalità calda la percezione visiva di una tradizionale struttura in mattoni. Ma è negli interni, dove il lucernario diffonde la luce nel grande atrio, che l’architettura spicca il volo e lo spazio disegnato con sapiente tracciato prospettico dalle fughe diagonali delle balconate e dalla luce (che quando è zenitale fluisce opalina dai lucernari) acquisisce una valenza urbana, diventa piazza, luogo di incontri e passaggi. Se una lezione l’architetto Marconi ha appreso da Aalto è la capacità di mettersi in ascolto e al servizio di coloro che abitano gli edifici e ne fanno uso, in particolare nel caso della progettazione di strutture per la cura e l’assistenza. La sua architettura ha un’umanistica propensione che si concretizza nella cura dei dettagli, nell’attenta calibratura degli spazi in relazione alla luce, in un’aurea misura di domesticità. Anche se non comprese nel censimento meriterebbero di essere prese in considerazione la chiesa e la parrocchia del Buon Pastore in via Riccardo Di Giusto (1987-1997), come il Centro polifunzionale e la scuola media di Pagnacco (1987-1993) e la nuova ala del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari a Tolmezzo (2000-2003). La crescente sensibilità nei confronti dell’architettura contemporanea che è il presupposto fondativo del Censimento promosso dal Ministero della Cultura, richiede strumenti normativi innovativi per la tutela delle opere, una bussola per orientare gli amministratori pubblici e i privati, “rari nantes” nel procelloso mare burocratico, magari congegnando un 110 per cento per il restauro e la tutela dell’architettura del XX secolo.

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