Lavia rilegge O’Neill: «Rispecchia il mio modo di vedere il teatro»
Al Teatrone a Udine con Lungo viaggio verso la notte: «Tutti i personaggi chiusi nella gabbia dell’esistenza»

C’è qualcosa di fatale in questo Lungo viaggio verso la notte che Gabriele Lavia, oggi uno degli ultimi grandi attori del nostro teatro ha tratto dal dramma di Eugene O’Neill e che porterà al Giovani da Udine da oggi, lunedì 7, a mercoledì 9. Qualche cosa di fatale dicevo perché nello scegliere questo che è uno dei capisaldi della drammaturgia americana – non dimentichiamo che O’Neill è stato il padre del teatro americano moderno – Lavia, come Edipo all’incrocio che lo avrebbe portato alla fatidica Tebe, si è affidato al caso, a un giro su se stesso nel proprio studiolo tappezzato di librerie e quando si è fermato il dito era puntato verso quella parte dove c’erano testi di O’Neill.
«Proprio così – conferma Lavia – sempre quando devo scegliere un testo da mettere in scena faccio un giro su me stesso, un gesto che considero una sorta di conosci te stesso. E così in questo cercare me stesso vado casualmente a scontrarmi con un testo. Chissà se questo è vero o non è vero, perché io so esattamente la disposizione disordinatissima dei miei libri, e quindi c’è casualità ma anche no»-
E allora come è andata con questo testo di O’Neill?
« Sono capitato per caso in questo testo e non avevo in mente nella mia vita di fare O’Neill. Una volta però imbattutomici, nella solitudine del mio studiolo, l’ho studiato, e ristudiato, anche ridotto, perché O’Neill ha questa filosofia della logorrea, ha bisogno di questa disposizione artistica, si piace e gli piace scrivere. Ma non scriveva per il teatro, era fuori dal mondo».
Che cosa l’ha colpita allora di questo testo, di questo lungo viaggio verso la notte, che poi tanto lungo non è nella sua messa in scena in quanto lo ha contenuto in poco più di due ore?
«Non lo so, mi pareva che ci fosse qualcosa che potesse rispecchiare il mio modo di vedere il teatro. Quando leggo un testo non leggo mai la mia parte: la prima cosa quando affronto un testo è il delinearsi di una scenografia, cominciò a disegnarla e poi la lettura diventa più semplice».
In questo caso la scenografia rimanda a una gabbia, una prigione.
«Perché tutti i personaggi sono chiusi nella gabbia della loro esistenza, gabbia che si sono creati anche senza volerlo e che adesso li costringono nella notte del titolo, una situazione senza senza via di scampo. La madre si è creata la gabbia della droga, cui non riesce a sfuggir, il padre quella del teatro vissuto con un narcisismo d’attore esasperato che lo porta al conflitto lancinante coi figli, uno con una salute fragile e precaria, l’altro alcolizzato e puttaniere. Ognuno con la sua prigione».
Mettere fisicamente in scena, come nel suo spettacolo, la quarta parete, ossia qui la grande grata che chiude la scena sul davanti che cosa comporta per un attore?
«Dal momento che era secondo il padre del naturalismo a teatro, Andre’ Antoine il presupposto psicologico per recitare secondo natura, portare in scena la realtà vera così come è? “Con questa gabbia che costituisce una quarta parete ho potuto verificare che la sua presenza, che quelle sbarre che comunque non impediscono al pubblico di vedere quanto succede in scena, fanno sì che l’attore mentre recita si ferma alle sbarre, per cui c’e’una sorta di concentrazione strana, nuova, una cosa interessante per chi recita. E come se il pubblico non esistesse e noi si vivesse quello che stiamo recitando».
In oltre sessant’anni di carriera lei ha fatto tantissimi classici, soprattutto drammi e tragedie, rare le commedie nel suo curriculum, perché?
«Perché sono malinconico di natura, sarà per quello, io tendo all’infelicità, rido spesso però la mia natura non è una natura felice. E questo sin da bambino. E quindi a me piacciono le opere di teatro tristi, le commedie mi divertono ma non perderei mai tempo a metterle in scena».
Con Lavia sul palco del Teatrone Federica Di Martino, Jacopo Venturiero, Ian Gualdani e Beatrice Ceccherini, tutta la compagnia incontrerà il pubblico domani martedì 8 alle 17.30 per Casa teatro. Oggi alle 17.30 per Casa Teatro Hightlights by Peter Brown A Journey into lights.
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