Le guide del Cai esordiscono con le Alpi Carniche e Giulie

Gli alpinisti d’Eredità, Zorzi e Piovan hanno scelto 430 vie. La lezione di Kugy. Collana agile, meno enciclopedica e piú attenta alla storia dei grandi scalatori

UDINE. Addio alle Alpi Giulie del Buscaini e spazio al nuovo, nel mondo delle guide di montagna. I classici libretti grigi con la copertina telata che facevano parte della collana edita da Touring Club e Club Alpino Italiano cedono ora il passo a una nuova avventura editoriale dedicata agli appassionati.

“Le Guide dei Monti d’Italia”, nate piú di cent’anni fa e compulsate da generazioni di alpinisti, si trasformano nella collana “Il grande alpinismo sui Monti d’Italia” grazie ad una co-edizione tra la casa editrice Alpine Studio di Lecco e il Club Alpino Italiano.

A inaugurare il progetto, nuovo nelle forme e nei contenuti, sarà il volume dedicato proprio al Friuli Venezia Giulia, in uscita nelle librerie i primi di giugno. “Le Alpi Carniche e Giulie” saranno riunite in un unico libro.

Sulla copertina l’incombente e misterioso sperone roccioso della “Sfinge” della Creta Grauzaria, nelle Carniche Orientali. All’interno quattrocentocinquanta pagine in cui si illustrano, con parole e immagini, le vie d’accesso, le vie normali e una selezione delle vie su roccia.

A scriverlo tre giovani appassionati di alpinismo, che hanno riversato in questo lavoro la loro decennale esperienza tra crode e pareti. L’udinese oriundo siciliano Saverio d’Eredità (1980), il monfalconese Emiliano Zorzi (1972) e il mestrino Carlo Piovan (1982) che hanno alle spalle già due guide dedicate alle vie di quarto grado in regione.

«Sulle Alpi Friulane ci sono circa tremila vie - dice D’Eredità - tra quelle classiche e quelle moderne a spit: ci sarebbero voluti sei volumi per inserirle tutte. Ne abbiamo selezionate 430, e metà le abbiamo ripetute. Sull’altra metà abbiamo avuto informazioni di prima mano e aggiornamenti da guide alpine e alpinisti di buon livello».

Se da un lato si potrebbe rimpiangere lo spirito che ha animato Gino Buscaini (autore del volume “Alpi Giulie Tci–Cai) e altri autori della vecchia collana, che cercavano di dar nota di tutte le vie aperte su una montagna o su un gruppo, dall’altro si apprezzerà lo sforzo dei tre autori diretto, per esigenze editoriali, alla cernita delle vie piú rappresentative, testate di persona.

«Abbiamo selezionato le vie che meglio descrivono l’alpinismo in regione, cercando di restituire una dimensione storica decennio per decennio. Sul Piccolo Mangart di Coritenza, a esempio, esistono cinquanta vie, venticinque delle quali sono l’una abbastanza simile all’altra. Abbiamo tenuto le piú significative come il diedro Cozzolino, la Piussi al pilastro, la Lomasti, la via di uno sloveno ed è stata menzionata una via storica di Gilberti, delle vie di Kugy sono state mantenute le piú logiche e scartate le varianti: sul Jôf Fuart, a esempio, solo tre delle sette che ha aperto».

Il cambiamento di impostazione ha condotto a rinunciare anche alle informazioni di botanica, fauna e geologia - «si è abbandonata l’impostazione enciclopedica per prediligere la storia dell’alpinismo» -, ma si è dato piú spazio alle informazioni pratiche e agli schizzi di via, che sono molto dettagliati.

«In alcuni casi il disegno, molto utile all’alpinista, ha sostituito la relazione, accogliendo però tutte le informazioni essenziali. Nostro obiettivo è stato descrivere bene le caratteristiche di ogni via con una buona introduzione, parlando delle caratteristiche del tracciato, della chiodatura, del tipo di roccia che si trova, dando consigli su che materiali portarsi per la salita».

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