Le piante che hanno fatto la storia: le influenze del mondo vegetale su quello umano
Il volume è curato da Raffaele Testolin, docente all’università di Udine. La presentazione, nell’ambito della rassegna I colloqui dell’Abbazia, giovedì 6 marzo alle 18

Un libro dedicato alle piante che hanno guidato e condizionato la storia dell’uomo e degli imperi. Un mondo vegetale un attore antropocentrico, usa per il proprio benessere ed edonismo, facendolo viaggiare dal luogo di origine in tutto il mondo.
“Piante e popoli. Le specie che hanno fatto la storia dell’uomo” di Raffaele Testolin (Forum editore, pagg. 176, euro 35) è un viaggio di scienze e storia, di valutazioni ironiche portatrici di utili sorrisi, di aneddoti legati anche al Friuli, presentato dall’autore, agronomo, esperto di risorse genetiche vegetali, docente all’Università di Udine, nell’Abbazia di Rosazzo nell’ambito della rassegna “I Colloqui dell’abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga”, giunta alla decima edizione, promossa e organizzata dall’omonima Fondazione, curata da Elda Felluga.

A partire da una robusta base scientifica e storica, l’autore racconta l’addomesticamento di cereali, patate, cotone, banane, caffè, tè, il loro trasferimento dai luoghi di origine ad altre aree del mondo e l’avvio di coltivazioni intensive che hanno stravolto ambienti e cambiato la vita a numerose popolazioni nei vari continenti. Oltre ad analizzare lo stato di salute di diverse varietà, il volume descrive le frequenti restrizioni imposte alla loro diversità genetica - che a volte ne minacciano la sopravvivenza - ma sottolinea anche l’impegno per la loro conservazione.
Quali sono le piante che hanno viaggiato nei secoli e da dove a dove? «Fra le piante che hanno viaggiato di più vi sono certamente la palma da olio, il cotone, il tabacco e la patata. Soprattutto dopo la scoperta delle Americhe hanno attraversato l’oceano verso l’Europa. Parlando della patata possiamo dire che è molto presente anche in Friuli. In particolare nella aree collinari delle province di Udine, Gorizia e Pordenone viene coltivata la specie coglionaria, di cojonariis, in inglese finger potate, dalla forma allungata e bitorzoluta con polpa bianca e gialla che viene raccolta a luglio».

L’uomo nel mondo dei viventi e la nascita delle agricolture sono i capitoli introduttivi che quindi lasciano spazio ai singoli approfondimenti su pepe, canna da zucchero, mais, riso ma a anche cotone, tabacco, vite, spezie e piante medicinali e droghe , solo per fare una mappa parziale ma significativa del respiro narrativo del volume. La scrittura godibile e avvincente si alterna a belle immagini a colori e raffinati disegni di fiori e piante che potrebbero essere tavole di erbari e trattati di botanica.
Un racconto che è anche reportage di promozione di personaggi che hanno avuto una parte importante nel viaggio delle piante. Dall’esploratore Henry Wickham (1871-1956), che portò fuori dal Brasile i semi dell’albero della gomma, a Luther Burbank (1845-1926) botanico americano che, raccogliendo materiale genetico e realizzando operazioni di incrocio, ottenne 800 nuove varietà di piante orticole e da frutto che concesse gratuitamente ai vivaisti. Un gesto nobile e disinteressato che nel 1961 ha fatto nascere in molti paesi il concetto, oggetto di vivace dibattito a favore e contro, sui brevetti vegetali.
«All’inizio esistevano vari forme di agricoltura nel mondo che valorizzavano le specie locali - spiega Testolin - , il processo di omologazione che ha mortificato la diversità è conseguente all’addomesticamento del riso in Cina, dei frumenti e legumi in Europa, e così via per altre piane e sono rimaste poche specie nel mondo».
Un capitolo spiega come il chinino, prodotto dalla corteccia della cinchona originaria del Perù, assunto contro la malaria, fu una “arma” fondamentale per la conquista della Corona inglese dell’India. Ma anche l’artemisia caerulescens -santonego - diffusa nell’area di laguna da Grado a Marano, è un potente febbrifugo non solo un apprezzato aromatizzante di grappa. Il commerciante di seta e agronomo udinese Antonio Zanon (1696 -1770) sollecitò a tal fine il conte Fabio Asquini di Fagagna affinché favorisse la raccolta in laguna. Ma questa è un’altra storia.
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