l’evento spartiacque che creò la Guerra Fredda

Snodo cruciale del ’900 con la crisi di Suez e il rapporto Kruscev sui crimini di Stalin La ferma volontà di uscire dal Patto di Varsavia costò la vita al leader Imre Nagy
Di Fulvio Salimbeni
20051028 - LA RIVOLTA UNGHERSE DEL '56 DIVENTA UN MUSICAL- Un'immagine d'archivio datata 1 novembre 1956 che mostra alcuni cittadini di Budapest che circondano un carro armato sovietico fuori uso ARCHIVIO/ANSA /ji
20051028 - LA RIVOLTA UNGHERSE DEL '56 DIVENTA UN MUSICAL- Un'immagine d'archivio datata 1 novembre 1956 che mostra alcuni cittadini di Budapest che circondano un carro armato sovietico fuori uso ARCHIVIO/ANSA /ji

FULVIO SALIMBENI. Fino al 1956 i giovani perlopiù identificavano l’Ungheria con I ragazzi della via Pàl, il celebre romanzo di Ferenc Molnàr, ma in quell’anno, spartiacque nella storia del XX secolo, scoprirono che quei giovani esistevano davvero, combattendo non tra loro, ma eroicamente contro i carri armati dell'Armata Rossa, inviati dal Cremlino a “ristabilire l’ordine” a Budapest. Di tale vicenda, ricorrendone il sessantesimo anniversario, non è che da noi se ne parli molto, la scena essendo ora piuttosto occupata dall’attuale capo del governo Orbàn e dalle sue politiche nazionaliste e xenofobe. Se si prescinde dalla pagina monografica dell'inserto culturale del Sole 24 Ore del 23 ottobre, 1956, il sogno ungherese; dalla giornata di studio veneziana del 28 ottobre, Budapest 1956: la rivoluzione. La ricezione degli avvenimenti ungheresi del 1956 in Veneto, e dalla riedizione del libretto di Luciano Canfora 1956. L’anno spartiacque (Sellerio), in cui se ne tratta adeguatamente, ben poco d'altro si può segnalare al riguardo. Eppure i maggiori studiosi di storia contemporanea sono concordi nel vedere in quella vicenda e in quell’anno uno snodo cruciale del Novecento, tant’è che quasi tutti i manuali li considerano uno dei suoi tornanti principali.

Il fatto è che, per intendere appieno quanto accadde a Budapest tra il 23 ottobre e il 4 novembre 1956, si deve muovere da ben prima e ampliare lo sguardo sino al Medio Oriente, teatro della coeva crisi del Canale di Suez. Nel febbraio di quell'anno, infatti, in occasione del XX congresso del Pcus Kruscev, nuovo segretario generale del partito, in un rapporto segreto, peraltro ben presto fatto circolare in Occidente, demolì il mito di Stalin, denunciandone i crimini e avviando il processo della “destalinizzazione”, che ebbe immediate conseguenze sia nell'Urss, dove ebbe inizio l’età del disgelo, sia in taluni paesi del blocco sovietico. Per primi, infatti, scesero in piazza gli operai della polacca Poznan, rivendicando migliori condizioni di vita e ottenendo ascolto dal governo, che in seguito alla svolta di Mosca, aveva visto sostituire la vecchia dirigenza con esponenti del partito a suo tempo caduti in disgrazia, perché ritenuti poco ortodossi rispetto alle direttive staliniane, e ora reinseriti a pieno titolo nel partito e posti a capo d’esso e del governo, come fu il caso di Gomulka. In Polonia la situazione si stabilizzò presto, anche perché i polacchi non intendevano rompere con l’Urss, garante dei territori tolti alla Germania dopo il 1945 e che si temeva che la repubblica federale di Bonn, da poco entrata a far parte della Nato, in pieno clima di Guerra Fredda, potesse rivendicare con l’appoggio degli Usa.

Diverso, invece, il caso dell’Ungheria, che non aveva da temere nulla del genere, ma che, anzi, aveva un secolare rapporto conflittuale con il potente vicino orientale. Nel 1849 erano state, infatti, le armate dello zar a reprimere la rivoluzione magiara, restituendo quel regno agli alleati Asburgo; nella Grande Guerra il fronte ungherese era stato teatro di furibondi scontri e sanguinose battaglie con le divisioni russe, e ancora nel secondo conflitto mondiale l’Ungheria dell’ammiraglio Horthy fino al 1944 aveva combattuto a fianco dei tedeschi contro l’Armata Rossa; poi, a partire dal 1947, l’Ungheria era stata retta dal partito comunista, che instaurò una dittatura sanguinaria e feroce, incarnata in particolare nelle figure di Rakosi e Farkas. Dopo la svolta krusceviana e gli eventi polacchi anche a Budapest cadde la vecchia guardia e al potere salirono elementi riabilitati, come Imre Nagy. Ciò il 23 ottobre diede il via a dimostrazioni studentesche, volte a rivendicare libertà e pluripartitismo; la loro repressione violenta scatenò la rabbia popolare e la rivoluzione, sull’onda della quale Nagy venne assumendo lui pure posizioni radicali, proclamando la neutralità dell’Ungheria e l’uscita dal Patto di Varsavia, oltre alla democratizzazione della vita pubblica. Tutto ciò era naturalmente inaccettabile per Kruscev, che dopo consultazioni segrete con gli alleati decise l’intervento armato per reprimere un moto tanto pericoloso per gli equilibri interni del blocco sovietico, e poté agire praticamente indisturbato, perché le potenze occidentali, Inghilterra e Francia, in quel momento erano impegnate nella crisi di Suez, altro elemento cruciale di quell’anno.

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