La Liberazione di Udine e del Friuli diventa una storia fotografica
Il saggio di Enrico Folisi ricostruisce per immagini le vicende del 1945: il volume sarà presentato giovedì 24 aprile a palazzo Antonini Stringher

Esce per Gaspari ed è in vendita in abbinamento con il Messaggero Veneto il nuovo libro dello storico Enrico Folisi intitolato “La Liberazione di Udine e del Friuli. Una storia fotografica”. Il saggio sarà presentato oggi (anche con la proiezione di immagini inedite), giovedì 24, alle 17.30 alla Fondazione Friuli in un incontro al quale parteciperà l’autore in dialogo con Paolo Mosanghini, vicedirettore del Messaggero Veneto, che vedrà anche l’intervento di Roberto Volpetti, presidente dell’Associazione partigiani Osoppo-Friuli. Pubblichiamo la premessa per gentile concessione dell’editore.
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Il 25 aprile, data commemorativa della liberazione d’Italia dal nazifascismo, è un punto fermo della memoria degli italiani. Il significato più vivo e presente del movimento resistenziale è, infatti, proprio quello di suggellare il tentativo riuscito di promuovere, a beneficio di tutti gli italiani, un mutamento epocale delle istituzioni nella forma e nella sostanza il passaggio dallo stato illiberale fascista a uno stato democratico, quello della futura repubblica italiana, con la creazione di una nuova costituzione, di nuovi rapporti sociali e l’avvio di una ricostruzione economica che avesse finalmente l’impulso di un’effettiva modernizzazione.
La guerra di liberazione è una guerra civile violenta tra fascisti e nazisti da una parte e partigiani e alleati dall’altra, una guerra, quindi, anche tra italiani che sparge sangue fratricida; ma mentre per i fascisti lo scontro è il risultato di un aberrante sistema ideologico teso al conflitto e alla sopraffazione per l’affermazione del più forte e di una razza superiore, nel caso dei partigiani è uno strumento per liberarsi da quel sistema e crearne uno di libertà e di democrazia.

La Resistenza non va mitizzata ma storicizzata, il fascismo non va defascistizzato e assolto, ma compreso in tutte le sue componenti liberticide, guerrafondaie, razziali e stragiste presenti nelle diverse fasi del regime che accompagnano la monarchia che l’appoggia.
Il ricordo dei giorni della liberazione di Udine e del Friuli attraverso le fotografie vuole porsi in questa ottica e dare un segno visivo della festa e dell’unità di intenti che si respirava in quei giorni di aprile e di maggio del 1945. Il I° maggio 1945 è la data della liberazione di Udine dai nazi-fascisti e il giorno in cui nasce la nuova Patria dei friulani, il giorno fatidico in cui i friulani diventano cittadini in divenire di una democrazia popolare, non più servi della gleba di feudatari come nel basso e alto medioevo, servi del Patriarcato di nobili ecclesiasti tedeschi, non più sudditi dell’aristocrazia veneziana, dell’Impero Asburgico, del Regno d’Italia dei Savoia, non più pedine della dittatura fascista, burattini manovrati da Mussolini, ma finalmente cittadini, uomini e donne, che hanno nelle loro mani il proprio destino.
Dopo un ventennio di illusoria grandezza ma di reale povertà, di sofferenza e di guerre e 3 anni di drammatica, cruenta Resistenza armata al nazi-fascismo i friulani, forse più degli altri italiani, diventano protagonisti e agiscono in autonomia per rivendicare una vera libertà ma anche nuovi diritti e nuovi doveri e una diversa umanità.
Era venuto il momento di diventare, una volta per tutte, uomini e donne di un nuovo Friuli, costruttori di una nuova Patria del Friuli pazientemente ideata, e giorno dopo giorno pianificata, mattone dopo mattone eretta, non più regalata, ma voluta combattendo e progettata dalle menti più fervide di friulani e friulane, e non più calata dall’alto, ma plasmata dalla terra, dai suoi uomini migliori.
Una guerra civile quella affrontata dai friulani che si presenterà, al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia prima, e alla nuova Italia Repubblicana poi, con una serie di specificità nel bene e nel male: friulana la prima formazione partigiana combattente d’Italia, il primo distaccamento Garibaldi d’Italia era nato qui, la più vasta Repubblica Partigiana quella della Carnia era sorta sui monti del Friuli e aveva iniziato a legiferare dando per primi in Italia, il voto alle donne quando erano a capo della famiglia, la più numerosa divisione partigiana d’Italia la Divisione Garibaldi Natisone Unificata si era formata e aveva combattuto in territorio friulano, ai confini orientali.
Questi gli aspetti positivi, ma a far crescere i friulani furono anche le negatività da superare, in Friuli si ebbero infatti: la creazione del Litorale Adriatico che di fatto era l’annessione al Terzo Reich delle provincie di Udine, Trieste, Gorizia e la necessità di lottare per non essere inghiottiti dalla Germania di Hitler; l’occupazione Cosacca della Carnia e del Friuli nord orientale con la necessità di sopravvivere a angherie e violenze e di non soccombere; i forti contrasti con il movimento di liberazione Jugoslavo e tra le diverse anime politiche della Resistenza friulana che culmineranno nella strage di Porzus perpetrata da partigiani garibaldini rossi contro partigiani non comunisti e la necessità di superare quindi le contrapposizioni politiche che si presentavano a volte in tutta la propria insensata violenza. Furono presenti punte di diamante del movimento di liberazione, ma anche cocenti contraddizioni e profonde foibe di insensata violenza, comunque le une non esaltarono, né le altre minarono la nascita della nuova Patria del Friuli.
Coloro che la vollero riuscirono di fatto a coinvolgere anche tutti quelli, ed erano molti, che nella zona grigia degli attendisti non avevano preso precisa posizione durante la guerra civile e a farli crescere politicamente e a farli partecipare alla nuova nascente realtà che aveva nella libertà e nella democrazia e in una costituzione repubblicana avanzata le nuove istanze da seguire che avrebbero condotto a un nuovo Friuli, ad una nuova Italia e ad una nuova Europa.
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