L’intreccio tra il Feff e Cannes che esalta il fascino dell’Oriente
Ben prima del Feff se qualche isolato prodotto cinematografico asiatico raggiungeva l’Occidente (i cinesi spesso a fatica e dopo estenuanti sessioni di censura) finiva solamente nelle sale di Cannes, qualcosina a Venezia — ai tempi di Marco Müller — e poco a Berlino. Il traffico di frontiera s’è intensificato negli ultimi decenni, be’ diamo un cinque al Far East Film: un po’ di merito è anche del festival udinese e della Tucker che distribuisce con lungimiranza (l’ultimo Oscar “Drive my car” ne è la riprova) prodotti di nicchia a cui nessuno pensa.
Impensabile pure un curioso intreccio fra, appunto, il Feff e la Croisette.
Il 17 maggio il più glamour dei festival di cinema tornerà alla normalità. Sbirciando nella lista del concorso sono ben due le proposte d’Oriente assieme ai Dardenne, a Cronenberg e a Martone. Per dire.
E questo è noto, basta fare un salto sul loro sito.
Ciò che invece non si sa o, per lo meno è più difficile da individuare, è l’albero genealogico del film d’apertura “Z (comme Z)” a occhio nudo un francese come tanti firmato addirittura da Michel Hazanavicius, il regista Oscar di “The Artist”, ricordate? Fin qui tutto chiaro.
La pellicola, però, è un remake, attenzione, di un’opera fra l’altro recentissima e – udite udite – presentata nel 2018 al Far East Film, ovvero “Zombie contro Zombie” (“One cut of the dead” nella versione originale) di Ueda Shinichiro, una specie di saggio d’esame costato venti mila dollari e letteralmente esploso al Giovanni da Udine per poi tornare in Giappone e spaccare il botteghino con oltre due milioni di spettatori.
La classica comedy esilarante horror del tipo “Scary Movie”, non so se avete presente, ecco, quel tantino demenziale che piace e, infatti, fu premiata nei festival di mezzo mondo, Feff compreso. Avete capito! Due righe sugli ingredienti: una troupe deve girare un film sugli zombie, ma viene attaccata da inquietanti creature reali e immaginatevi il casino cosmico.
A volte si nasce cult senza saperlo. O senza sperarlo mai nella vita, se anche ce ne fossero altre otto dopo la prima.
Il destino spariglia i piani, spesso, a volte, invece, crea combinazioni intriganti. Il signor Shinichiro, che avrebbe potuto perdersi in tutta questa gloria insperata e godersi la vita, si è ben rimesso sotto col cinema e oggi, a mezzanotte, sarà in competizione con l’ultimissimo progetto 2022, “Popran”, altrettanto originale e spiccatamente kafkiano.
Qualcuno si sveglia e s’accorge che il proprio pene è sparito. Non c’è davvero da stare allegri. Gli “sprovvisti” girano muniti di retine per le farfalle con la speranza di acchiapparne uno, visto che questi volano.
Già tutto ciò è assai entusiasmante, ma c’è di più. E sempre Cannes ci ritroviamo di fronte. Precisamente la sezione “Un certain regard”, la zona nobile del festivalone della Côte d’Azur prevede un film, “Plan 75”, di Hayakawa Chie, regista giapponese che nel 2019 discusse proprio questo progetto nella sezione “Focus Asia” del Far East, una specie di laboratorio dove nasce la chimica fra Est e Ovest e stretta di mano dopo stretta di mano qualcosa vien sempre fuori.
Adesso, senza tirarcela, che Udine sia una preziosa stazione di scambio di un cinema fatto per incontrarsi solo qui è una realtà imbullonata in una terra che in Cina conoscono ormai molto bene.
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