Lyra, il nuovo cd di Elsa Martin nel ricordo di Pasolini
Domenica 9 marzo la presentazione al Teatro Maurensig di Tavagnacco: con lei ci sarà il pianista lombardo Stefano Battaglia

«Lyra, come lo strumento musicale ma anche simbolo della poesia, inoltre è una costellazione molto visibile grazie alla stella Vega, una delle più luminose nel cielo e ci piace pensare che Pasolini vaghi in quella dimensione celeste».
“Lyra” è il nuovo album della cantante friulana Elsa Martin e del pianista lombardo Stefano Battaglia: lo presentano in concerto domenica 9 marzo, alle 20.30 al Teatro Maurensig di Tavagnacco, appuntamento conclusivo della quarta stagione di spettacoli friulani del Teatri Stabil Furlan, intitolata “Il vin di cjase”.
«È dal 2022, dal centenario della nascita, che portiamo avanti questo progetto su Pier Paolo Pasolini – racconta Martin, artista cresciuta a Tolmezzo e ora residente a Mereto di Tomba – “Lyra” è completamente dedicato a lui, ma già con “Sfueâi”, lavoro discografico che raccoglieva le voci poetiche di Cappello, Cantarutti, Giacomini, Tavan, e appunto Pasolini, gli rendevamo omaggio».
Cosa può anticipare delle 12 tracce contenute in “Lyra”?
«Per noi è il terzo album che esce per Artesuono di Stefano Amerio, disponibile in digitale e cd. Sono perlopiù brani di Battaglia, alcuni erano già presenti nel suo album “RE: Pasolini”, su cui poi abbiamo fatto un “settaggio” delle liriche di Pasolini. Altri pezzi, come ad esempio “Casarsa” o il singolo “Pari Nustri” sono totalmente inediti. Ho scelto soprattutto da “Poesie a Casarsa” del 1942. “A na fruta” è di mia composizione, mentre “Canzone di Laura Betti” e “In forma di rosa” sono strumentali, e sono gli unici due titoli che si riferiscono al periodo romano».
Dal vivo eseguirete solo il nuovo lavoro?
«Oltre che presentare l’album, il programma del concerto abbraccia la poesia popolare, cjants della nostra tradizione che sono diventati poi villotte, che Pasolini amava, in ricordo anche del suo lavoro sulla poesia popolare italiana raccolta poi nel Canzoniere».
Da dove nasce la spinta a valorizzare dialetti e lingue locali?
«Una necessità. Fa parte di una connessione con i luoghi, noi cresciamo immersi in una sostanza sonora che è del suono della lingua, potersi esprimere attraverso quell’idioma è naturale. Alle volte ci si allontana anche per un senso di vergogna, come se fosse una sottocultura, la lingua dei borghi più umili, dei contadini. Svincolarsi da questi retropensieri è molto bello e ci offre la possibilità di poter tratteggiare il mondo con più codici, in una maniera più ricca».
E il friulano in particolare?
«Lo sento molto vicino alla sostanza della musica perché ha questa materia sonora fatta di parole non traducibili, onomatopee, in grado di raccontare qualcosa senza doverlo spiegare e questo è molto potente. È una lingua che non serve venga spiegata per essere compresa, si rifà a un sistema sonoro universale che ogni individuo nel mondo è in grado di comprendere, perché parla su un piano emotivo, affettivo».
Battaglia è nato a Milano, che rapporto ha con il Friuli?
«Ha fatto qui il militare e ha una collaborazione ormai trentennale con Amerio, ha sviluppato un forte legame con il territorio. La riconosce come terra familiare, la considera fuori da certe dinamiche di massificazione, industrializzazione, contiene ancora quell’aspetto un po’ vergine, primitivo che lui associa alla poesia di Pasolini, di cui è grande devoto».
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