Macchiavelli: «Vi racconto i grandi misteri italiani e presto un libro con Guccini»
«Oggi il noir è spuntato e consolatorio, non ci lascia più con l’amaro in bocca»

È considerato il decano dei giallisti italiani. Ha fondato a Bologna il Gruppo 13, la “corrente” emiliana del noir. Ha scritto decine di gialli, molti dei quali con protagonista il “sergente” Sarti Antonio, e una fortunatissima serie di romanzi con l’amico Francesco Guccini, con cui sta lavorando a una nuova storia che uscirà nel 2023. Loriano Macchiavelli sarà ospite oggi alle 19, allo Spazio Gabelli, di Pordenonelegge. Intervistato dal collega giallista friulano Tullio Avoledo, racconterà il romanzo Funerali dopo Ustica (Sem).
Un romanzo che ha una genesi particolare...
«É un romanzo che risale al 1989, era stato scritto l’anno prima, a otto anni dalle stragi di Bologna e di Ustica. Era stato firmato con uno pseudonimo. Un’operazione per fare capire a editori e critica che hanno gli italiani sanno scrivere romanzi “spy”. Grazie al lavoro mio e di altri colleghi abbiamo cambiato una falsa ideologia e dimostrato che anche gli italiani possono scrivere libri di spionaggio. Fa parte di una trilogia.
Un grande successo, 80 mila copie...
«Poco dopo la pubblicazione scoppia il bubbone. Una persona si riconosce e mi cita per avergli rovinato l’immagine. La magistratura indaga, vengo processato e naturalmente assolto. Avevo lavorato su materiale a cui tutti potevano accedere. Il volume doveva già essere ristampato in passato, ma poi il progetto era stato affossato. Ora grazie al nuovo editore torna in libreria con nuovi capitoli».
Un romanzo che affronta vicende realmente accadute...
«La realtà è molto complesssa e non potevo scrivere una storia su Ustica come ha fatto Andrea Purgatori. È una commistione di realtà e fantasia che potrebbe diventare realtà. Negli anni ’80 accadde un fatto strano. Il presidente Pertini doveva partire in aereo da Roma per partecipare a un vertice dell’Unione europea. Ma dopo un’ispezione quell’aereo non partì. Io ho immaginato che avessero organizzato un attentato. Ho anche immaginato una grande festa in un albergo di New York per la consegna di un premio a un personaggio come Calvi, considerato il salvatore della lira italiana...».
Qualche tempo fa in un intervista a Repubblica ha dichiarato che il noir in Italia è morto, “non attacca più il potere”...
«È spuntato, ora racconta la realtà in maniera consolatoria. Non si rimane più con l’amaro in bocca. Viviamo in un Paese in cui i puniti non lo sona mai del tutto. Il noir è diventato letteratura di consumo».
Sono passati oltre 40 anni dall’esordio in letteratura di Sarti Antonio. É vero che con l’ultima storia ha deciso di fare uscire di scena il personaggio
«L’ultimo romanzo, Le stagioni del pipistrello, è il tentativo di raccontare un’ultima storia per lasciare un segno nel lettore, non nella storia della letteratura. Il mondo è cambiato, la gente ora parla della guerra come di una partita di calcio. Ci stupiamo se bombardano e uccidono gli operai, ma cos’è accaduto a Bologna nella Seconda guerra mondiale?».
Com’è nata la felice collaborazione con Francesco Guccini? Cinque libri in dieci anni...
«Stiamo lavorando a un nuovo romanzo. Le cose belle capitano normalmente. Francesco aveva un progetto per una storia e ne n’era parlato a una cena con un editore. Una storia accaduta a Pavena. Siamo partiti e ci siamo inventati un modo per scrivere a quattro mani. Fruttero e Lucentini si dividevano i compiti: uno faceva l’editor, l’altro scriveva a macchina. Noi ne parliamo a tavola e completato lo schema, scriviamo un capitolo a testa. Ci vediamo, li leggiamo e vediamo le incongruenze. Stiamo lavorando a uno storia interessante che ha radici lontane, con personaggi diversi: del resto oggi i Forestali non esistono più».
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