Le maschere di Marani nell’Ultima falsità: storie di uno psicanalista e di un paziente
Mercoledì 30 aprile al Museo Lets di Trieste la presentazione del nuovo romanzo dello scrittore esperto di multilinguismo

Un’esuberante tessitura di narrazione in un’aleatoria sherazade di passioni, paure, sentimenti e aspirazioni, con obiettivo la scalata del potere ma di fatto l’immergersi in speculazioni alla ricerca di risposte definitive all’ansia umana di dare senso all’esistenza, di non essere dimenticati. Personaggi protagonisti di realtà parallele in intrecci di raffinata e esilarante ironia.
Il tutto perfettamente incardinato in surreali e mistici viaggi fra memoria e senso del tempo, analisi psicanalitiche, guerre e amori, nelle mistificazioni di vite reali e immaginate. Sarà presentato in anteprima nazionale domani, mercoledì 30 aprile, alle 18, nell’ambito di Trieste BookFest al Museo della Letteratura di Trieste il romanzo di Diego Marani “L’ultima falsità” (La Nave di Teseo, pagine 240, euro 19), in dialogo con il critico letterario Fulvio Senardi.
Uno psicanalista italiano con studio a Parigi racconta la terapia con un paziente, Danilo Zanca, diplomatico di secondo rango all’ambasciata italiana, che vive all’ombra della moglie e del suocero in continua ansia da prestazione e affanno di essere riconosciuto per le sue straordinarie capacità. Durante le sedute Zanca rivela la passione per la scrittura, inconciliabile con le mire di denaro e carriera. Il terapeuta diventerà così il pubblico-lettore dell’aspirante scrittore di successo, in un rapporto nel quale le parti muteranno con sviluppi inattesi e imprevedibili. Come un caleidoscopio di mille colori e forme si paleseranno storie-rifugio, ora cura ora veleno.
«É stato lungo e laborioso comporre le diverse storie - spiega Marani - che dagli abissi più oscuri e profondi riconquistano la luce. La fragile esistenza di schizofrenico in continua rincorsa di tante vite e esistenze che non riesce a vivere, è votata alla causa del potere in alleanza con la moglie, il vero maschio alfa, e alla ricerca di denaro e successo nella carriera in complicità con il suocero».
Pagine-turbinio di situazioni ora ilari e surreali, ora drammatiche e oniriche, ambientate in lande deserte del nord della Russia dove la rude essenzialità dei caratteri mette in primo piano sentimenti e pulsioni di un’umanità circondata dal nulla.
Ma anche nella quotidianità di Parigi, in provincia, in lidi d’inverno o su palcoscenici teatrali. Attraverso la scrittura intesa come cura cambia il rapporto fra malato e psichiatra: «L’analista è un cinico e dubita della sincerità del paziente fino a quando gli sfugge di mano il comando della terapia, perché l’assistito lo trascina nella sua logica pazza e tumultuosa costringendolo con le sue trame a seguire le piste false delle sue multiformi personalità».
Pulita, limpida, classica la scrittura di Marani lavorata per essere raffina, in potente contrasto con quanto di oscuro e sporco emerge dai racconti. «Scrivere è terapeutico per il mio personaggio, che vive in un mondo affollato di personaggi della sua psiche malata. Scrivere mi aiuta invece a decifrare la realtà rendendola più affidabile di quanto non lo sia oggettivamente».
La scrittura è dunque mescola di identità, grimaldello di apertura dei confini, contenuto di vite vuote. Affilata e irresistibile l’ironia dello scrittore quando descrive gli italiani all’estero, rappresentandoli, alcuni non tutti, nelle loro manie e certezze provinciali: la ricerca degli stessi riferimenti, del cibo, spaghetti e caffè, e la sicurezza nell’associare l’affidabilità alle scelte di presunta eleganza. Se calzano le scarpe di moda nella sua città sono persone per bene. Provinciale la concezione che costoro hanno del proprio paese non il paese stesso.
Molti i personaggi femminili, che sottosotto sono sempre la stessa donna irraggiungibile, fate, demoni, fantasmi che insegue inutilmente. Marani, esperto di multilinguismo e diplomazia culturale è saggista, romanziere e sceneggiatore, blogger e collaboratore di varie testate.
Funzionario della Commissione culturale europea ha svolto prestigiosi incarichi fra il quali direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Parigi. Molti i riconoscimenti letterari, dal Grinzane Cavour all’Oxford-Weidenfeld Translation e al recente “Friuli Venezia Giulia. Il racconto dei luoghi e del tempo”. Quale è l’ultima falsità? “Potrebbe non esserci - conclude l’autore - forse è la vita vera”.
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