Mauro Corona: fra qualche anno conto di sparire, ma ci vuole coraggio

LIGNANO. «Quando mi va, arrampico. Fin che posso sto volentieri appeso, arriverà il tempo di stare orizzontale». È un tipo libero Mauro Corona, nel dire e nel fare. E non solamente perché, quando gli va, penzola da uno spuntone.
«Non rischio, come tanti, di perdere poltrone. Cosa potrebbe succedermi? Una denuncia? Pazienza. A sessantasei anni ho capito di quanto meraviglioso sia alzarsi al mattino conscio di vivere in un’assoluta anarchia. Oggi scalo, oggi vado a prendere il giornale a Longarone a piedi, oggi spacco legna. A piacere. Con la famiglia qualche guaio lo passi, mica sempre capiscono. “Vai a fare la spesa”, mi dicono. “Vai tu”, rispondo io. Camus scrisse che un bel “no” fa l’uomo coraggioso».
Lo scrittore di Erto è appena sceso da Cortina. L’ultimo prodotto fatto in casa - La via del sole (Mondadori) - l’ha presentato anche lassù (ma sarà anche domani, alle 18.30, al Palapineta di Lignano), luogo fra l’altro ideale perché la sua storia frana sulle montagne, e non poteva essere altrimenti. Sebbene sia l’uomo, con la pazzia che gli è propria da secoli, a rubare stavolta il proscenio alla natura. Lo sfondo è comunque l’alta quota, però sotto ci sta un giovane miliardario annoiato dalla ricchezza e innamorato del sole.
L’eremo a mille e otto sarebbe l’ideale per lasciare la malinconia in città sfruttando così il massimo calore della stella madre. Se non fosse per quei monti davanti, che la fanno sparire anzitempo, porca l’oca. Be’, basta farli saltare per aria. Un vizio che il babbo ha da sempre, lavorando col marmo. E che ci vuole. La potenza della dinastia gli concede di dribblare agilmente gli alt della burocrazia e così, cima dopo cima, l’ingegnere ricco spianerà la valle.
- Morale?
«Non riusciamo a vivere in pace, pur potendolo fare. L’eterna ricerca di come complicarci l’esistenza. Dicendola tutta il romanzo mi è servito anche per togliermi qualche soddisfazione. Di notte dormo poco e così la uso per mettere in ordine i pensieri. Mi girava in testa il tramonto della sera, spento da un campanile. Se lo tirassi giù, dissi fra me e me, il sole mi si stamperebbe in faccia cinque minuti in più. Non è molto, ma anche quel poco è tanto. Il buio e il silenzio hanno fatto il resto».
- Non è che, sotto sotto, pure il signor Mauro sta architettando una fuga?
«Fra tre anni sparirò. Il mondo è sempre più storto e raddrizzarlo è un’impresa impossibile. Meglio levarsi dai piedi. Serve coraggio, sa. Dopo un po’ ti manca la gente attorno. Per noi vanitosi non avere più gli occhi addosso è un bel guaio. Ci sto lavorando, comunque».
- Chi sa guardare oltre, immaginiamo, si trovi a quel maledetto bivio: coraggio per la grande scelta, coraggio a restare.
«La gente è talmente sopraffatta dal superfluo che non riesce più a guardare la natura. “Dove si mangia bene?” Ti chiedono a un passo dal Paradiso. Se alzassero gli occhi vedrebbero Dio, invece si preoccupano del parcheggio vicino al ristorante. Conosco un boscaiolo che poggia il sedere su un’auto da cento mila euro. Più alberi taglia, più salgono i cavalli del bolide. La cultura è questa. Dovrebbero nascere generazioni di bimbi educati al rispetto del creato per spegnere la follia. Non ce la faremo mai».
- Il punto è: chi ragiona sul futuro? Pressati a sbrigar le pratiche del presente.
«La miopia della politica. Non sanno guardare oltre la loro scrivania. E ci ritroveremo col culo per terra. Sulla nuda terra che dovremo imparare a far fruttare. Sarà l’unica risorsa che avremo».
- Conosciamo la lingua del Corona senza peli se di governo trattiamo.
«Nessuna paura. Renzi non mi piace. Anzi, dovremmo chiedere scusa a Berlusconi. E io sono sempre stato uno di sinistra, sia chiaro. Ha visto cosa succede in Rai? L’altro giorno ho incontrato il mio amico Mirabella. Gli hanno tolto Elisir. Sa quanti ne hanno rimossi perché scomodi? Questa è un democratura, un furbo mix fra democrazia e dittatura».
- Rimedi urgenti?
«Sapersi accontentare. Il migliore di tutti. Abbiamo una sola occasione, non sprechiamola. Ammoniva Ernesto Sabato: «La vita si scrive in brutta copia. Non abbiamo tempo di metterla in bella».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto