Michele Merola, da Amici a caccia di talenti in Friuli «I teatri devono riaprire»

Da coreografo ospite della trasmissione “Amici” di cui era stato anche giudice televisivo, a talent scout in seno alla piattaforma contemporanea “What We Are” di Udine. Michele Merola è il volto dell’Italia che continua a danzare con forza e tenacia. Merola torna in questi giorni a collaborare con un territorio, il Friuli, in cui ha un legame progettuale stabile. È solida infatti, negli ultimi anni, la sua sinergia con la piattaforma coreografica per autori e interpreti “What We Are, ” sezione del Festival Internazionale di danza, la cui open call è on line fino al 28 febbraio. Come partner attivo del progetto, il coreografo seleziona a Udine i migliori emergenti per poi indirizzarli su percorsi professionalizzanti di residenza artistica presso Agora Coaching Project, struttura da lui fondata a Reggio Emilia. Da Roma, dove ha appena concluso le riprese del suo ultimo assolo “Silence”, parla del talento e della crisi del comparto coreutico che lo ha visto scendere in campo a favore di spettacoli televisivi o via streaming.
Torna in questi giorni ad “Amici”. Che idea si è fatto dei talent?
«Io sono una voce controcorrente, “Amici” è un talent ma anche un reality show con le sue regole, dunque scandalizzarsi per certi aspetti è fuori luogo. Sai cosa guardi e scegli di guardare. Per il resto non penso sia dannoso e può essere un trampolino per coloro che hanno le qualità necessarie».
Teatri chiusi, trasmissioni televisive no...
«Che dire? Non trovo giusto che tutti i danzatori da mesi siano senza lavoro. La chiamata di Lorella Cuccarini è stata per me un’opportunità che ho cercato di mettere a frutto: il rischio fa parte di una professione, può riguardare un centro commerciale, un canale televisivo, però per quanto riguarda i teatri, la chiusura totale non la trovo giustificabile. In questo caso è colpa della cecità politica».
Che generazione di allievi è quella di oggi?
«È più preparata in quanto a versatiltà e questo merito va alle scuole private di livello che propongono loro lo studio di diverse discipline. Gli allievi oggi non sono settoriali come eravamo noi ma spesso fanno scelte dettate dal momento. Mancano di curiosità, di cultura di danza sanno poco e abbandonano lo studio più facilmente».
Dalle sue collaborazioni con “What We Are” qual è stata la risposta del nostro territorio?
«Ho visto una crescita tecnica in questi ultimi anni, il livello si è elevato». —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto