Musica tzigana a Pordenone con il re del violino Roby Lakatos

Concerto “a sorpresa” al Teatro Verdi. «Lo stile “gipsy” richiede improvvisazione»

Alex Pessotto

È definito spesso “il re dei violinisti tzigani”. Di sicuro, Roby Lakatos è un artista visionario ed eclettico. Con il suo ensemble, oggi, venerdì, alle 20.30, al teatro Verdi di Pordenone, sarà il protagonista di un evento che vede la partecipazione straordinaria di un altro violinista di prestigio: Michael Guttman, legato a un’amicizia trentennale con Lakatos. L’appuntamento è il frutto di una collaborazione tra il Verdi, e in particolare tra il suo direttore artistico musica e danza Roberto Prosseda, con il festival internazionale di musica “Pietrasanta in concerto” per il quale Guttman riveste analogo ruolo.

Maestro Lakatos, quali sono i suoi violinisti di riferimento?

«Molti grandi violinisti, certamente. Tra quelli per così dire classici posso citare David Ojstrach, ma per me è stato molto importante pure Stéphane Grappelli, come non posso dimenticare mio zio Sandor Lakatos e Sándor Járóka. Per me ha rappresentato una grande esperienza suonare con Grappelli e con Sandor Lakatos quand’ero molto giovane. In fondo, ho iniziato con il violino proprio dopo l’ascolto di una registrazione di mio zio Sandor: ha costituito la mia ispirazione».

Cosa significa, per lei, essere un violinista tzigano?

«Lo stile “gipsy” richiede molta improvvisazione: in questo senso, i concerti non sono mai gli stessi, grazie a un lavoro che riguarda per esempio l’uso dei diversi tipi di glissando e un utilizzo differente, rispetto a quello consueto, della tecnica dell’arco.

Che musica ascolta nel tempo libero?

Soprattutto jazz, ma la verità è che non ho molto tempo per l’ascolto, tranne che in automobile. Però, amo anche altri generi, a patto che si tratti di buona musica. Certo, amo il gipsy e pure lo stile balcanico».

Con quali cantanti, con quali musicisti vorrebbe collaborare?

«C’era la possibilità di realizzare una registrazione con il mezzosoprano Cecilia Bartoli, che però, al momento, non si è concretizzata. Un’altra grande occasione riguarda John Malkovich, con cui vorrei dar vita a un interessante progetto sul tango. Ora, stiamo cercando di sviluppare queste iniziative e speriamo di riuscire a farcela».

Non vorrebbe suonare in pubblico i grandi Concerti di Beethoven, Brahms, Sibelius e di altri famosi compositori?

«In effetti, per ora non l’ho mai fatto, lasciando che questi capolavori vengano suonati dai grandi violinisti classici. Però, ho proposto in concerto pezzi famosi di Ciaikovski, di Pablo de Sarasate (“Zigeunerweisen”), Kreisler e di altri compisitori. Inoltre, ho registrato “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi».

Al di là della musica, quali sono le sue passioni?

«Quando sono a casa e non sono impegnato in qualche tournée, amo suonare la batteria».

Che programma proporrà a Pordenone?

«Un programma molto interessante, tratto da tutti i miei Cd che comprendono stili differenti: sarà quindi un mix di classica, gipsy e jazz».

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