Mussolini a Milano fonda i Fasci: ecco i friulani presenti all’adunata

Ci andarono Guido Podrecca (fratello del marionettista) e Federico Botti poi a Fiume con D’Annunzio

L’adunata per la fondazione dei Fasci di combattimento, svoltasi a Milano, in piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919, fu annunciata da Il Popolo d’Italia il 2 marzo, e poi ripetutamente richiamata fino al 18, quando apparve il fondamentale articolo di Mussolini, che aprì le porte agli interventisti, agli arditi, ai combattenti, ai mutilati, cioè a coloro che la guerra l’avevano voluta, combattuta e vinta.

Nel suo scritto Mussolini rivendica il titolo di rivoluzionari per gli interventisti del 1914-1915 e quindi anche per se stesso: «Noi prendiamo le mosse di quel Maggio che fu squisitamente e divinamente rivoluzionario, perché rovesciò una situazione di vergogna nell’interno e decise (vedi intervista Ludendorff) le sorti della guerra mondiale».

La guerra, disse Mussolini, è affar nostro, e nostro dev’essere anche il dopoguerra: «Noi non vogliamo fondare un partito dei combattenti, poiché un qualche cosa di simile si sta già formando in varie città d’Italia. Noi non vogliamo separare i morti, né frugare nelle loro tasche per vedere quale tessera portassero: lasciamo questa immonda bisogna ai socialisti ufficiali. (. . .) ora è di moda fare il processo alla guerra: ebbene la guerra si accetta in blocco o si respinge in blocco. Se questo processo deve essere eseguito, saremo noi che lo faremo e non gli altri». L’assemblea approvò, ovviamente all’unanimità, tre “dichiarazioni”: la prima a sostegno delle rivendicazioni degli ex-combattenti; la seconda per rifiutare l’imperialismo e reclamare il principio di integrazione nazionale affermato dalla Società delle Nazioni, che per l’Italia significava, secondo il proponente, «l’annessione di Fiume e della Dalmazia»; la terza per impegnare i fascisti «a sabotare con tutti i mezzi le candidature dei neutralisti di tutti i partiti».

Mussolini indica così il combattentismo come bagno di coltura del suo movimento e il nemico da battere: i socialisti, contrari alla guerra e rivoluzionari solo sulla carta. E proprio contro i socialisti avverrà, un mese più tardi, il primo clamoroso gesto di violenza fascista: la distruzione della sede dell’Avanti! , il loro giornale.

Come reagì il Friuli all’appello lanciato da Milano?

Potremmo rispondere che i friulani avevano altro a cui pensare, com’è dimostrato dal fatto che l’adunata non fu né annunciata né commentata dai due quotidiani locali.

Da Udine giunsero a Milano due messaggi.

Il primo recitava: «Quale Commissario del Fascio di difesa nazionale per le province del Polesine e del Veneto sono ben lieto di aderire all’adunanza del 23 corrente. Domenico Parenti».

Questo il testo del secondo: «Non potendo intervenire personalmente al nobilissimo convegno del 23 corr. La deleghiamo a rappresentare i volontari friulani dell’America, gli Invalidi e mutilati di guerra e la gioventù friulana tutta. Viva il nostro Popolo d’Italia! AbbracciandoLa di cuore Suoi: Federico Botti, due volte volontario, ferito e profugo, redattore del Popolo Friulano di Udine; Attilio Guilberti, mutilato di guerra e profugo di Udine».

Da Pordenone inviarono l’adesione Aldaini, Cellini, Maraschini, Rastrelli e Rossi. Da Tricesimo Talin Gaetano. Da Palmanova Ivanoe Rinaldi.

Fra i presenti all’adunata di Milano troviamo soltanto un nome friulano: Guido Podrecca (fratello di Vittorio, quello dei “Piccoli”), milanese di adozione: deputato socialista, espulso dal Partito perché favorevole alla guerra di Libia, fu interventista, e candidato del Fascio a Milano nel 1919.

Federico Botti, nato a Udine nel 1887, era un impiegato, che ritroveremo con D’Annunzio a Fiume. Si autodefinisce «due volte volontario», forse perché, ipotizziamo, rientrando dall’emigrazione (scrive, infatti, in nome dei volontari friulani dell’America), aveva partecipato anche alla guerra di Libia.

Egli si presenta altresì come redattore del Popolo Friulano, foglio che forse era soltanto un progetto: non ha lasciato traccia nella Biblioteca comunale di Udine.

Dall’elenco dei partecipanti alla seconda adunata, a Firenze, il 9 ottobre 1919, sappiamo che esistevano (fra parentesi i nomi dei delegati) i fasci friulani di Udine (De Campo, Ricci) e Montereale Cellina (Cesare Padovani); quello di Gorizia inviò l’adesione. Come riconobbe Mussolini, nel 1919 il fascismo fu un fenomeno prevalentemente milanese. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se nel devastato Friuli il movimento suscitò pochissimo interesse. A meno che non si voglia considerare fascista la fondazione dell’Associazione combattenti, avvenuta a Udine il 23 marzo 1919. –


 

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