Nei film di Franco Giraldi il ritratto di una donna che riesce a emanciparsi

Cristina Borsatti



Da Trieste a Roma. Dallo spaghetti western alla commedia. Il regista triestino Franco Giraldi ha incrociato ben due volte il suo cammino con quello di Monica Vitti, tra il 1971 e il 1972. L’occasione la offre il produttore Pio Angeletti che, dopo l’uscita di due film di successo come “La bambolona” e “Cuori solitari” propone al giovane Giraldi di realizzare alcuni film insieme.

Il primo fu “La supertestimone”, progetto di Luisa Montagnana e Ruggero Maccari, a cui cominciò a lavorare presto anche Tonino Guerra. Storia di una ragazza siciliana emigrata a Roma che fa la maestra, e che manda ingiustamente in carcere un delinquente. Lei lo manda in carcere e poi comincia a mandargli pacchettini, ad andarlo a trovare, sino a diventare sua schiava.

Il nome di Ugo Tognazzi viene fatto subito, ma anche quello di Monica Vitti è nell’aria. Lei è stata già siciliana per Mario Monicelli, si diverte a fare la siciliana perché la parlata le viene benissimo, e sarebbe l’attrice perfetta per interpretare la protagonista. L’ennesimo ruolo in cui all’inizio appare semplice, ingenua, per poi evolversi nel corso della storia. L’idea de “La supertestimone” le piace subito, perché viene da una donna (Luisa Montagnana) e perché le offre l’occasione di lavorare con Tognazzi. Franco Giraldi le offre l’opportunità di mettere in scena quella donna nuova che tanto le interessa: capace di prenderle per amore eppure emancipata.

Di stampo ancora più squisitamente femminista è il secondo titolo che Franco Giraldi gira con Monica Vitti. Questa volta l’idea arriva da lei e da un racconto di Moravia. Le piace, piace anche a Giraldi e decidono di metterlo in scena. Il risultato si chiama “Gli ordini sono ordini”, pellicola in cui Monica Vitti interpreta Giorgia, moglie premurosa, dimessa, obbediente e allegra, che un giorno – guidata da una misteriosa voce – comincia a comportarsi in modo strano. Spegne la sigaretta nel caffè del marito, gli graffia l’auto e alla fine tenta anche di annegarlo. Cacciata di casa si innamora dello scultore Gigi Proietti che sembra così diverso da suo marito, ma che alla fine tanto diverso non è.

Il film ebbe un grande successo anche tra le femministe di allora. Un film nelle corde di Franco Giraldi, uomo raffinato ed elegante, dalla mentalità aperta e lungimirante; un film perfetto per Monica Vitti, desiderosa di rivendicare un ruolo di primo piano per la donna, fuori e dentro il set. —

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