Nella terra dei Longobardi tra storia, arte e vini pregiati. Poi castelli e case storiche che si affacciano al Collio
CIVIDALE DEL FRIULI. Abbiamo preso l’abitudine di arrivare la sera. In queste terre si indugia nelle soste. Ci sono più occasioni per fermarsi rispetto alle prime tappe montane. Più tentazioni. Le temperature ci invitano a privilegiare le prime ore del giorno e le ultime di luce. È bello arrivare quando il sole tramonta.
A Cividale il viandante potrebbe indugiare a lungo, meglio se con una buona guida. Che lo accompagni non solo sui percorsi classici, ma a conoscerne l’anima. La mia è Sara Rovera, autrice di “Cividale del Friuli e Colli Orientali”, volume della collana Incentro diretta dalla scrittrice Elena Commessatti ed edita dall’udinese Odòs. Mi piacciono, queste guide. Ne ho comprate diverse, mi piace regalarle, avvincono come un romanzo. Fanno proprio al caso di noi viandanti curiosi. Insegnano a perdersi nei luoghi per trovare il genius loci, aprono allo stupore: «Sono camminate silenziose, vissute nel vento, anche con lo sguardo sorpreso della sognatrice» dice Elena. Proprio così.
Per Sara Rovera, Cividale è “tutto quello che mi piace del Friuli: storia, arte, terra e gente”. Invita a scendere sulla riva Natisone a Borgo Brossana, a passeggiare in piazza Paolo Diacono. I musei, il Tempietto longobardo, via Monastero Maggiore, il misterioso Ipogeo Celtico. Il suo territorio. Sara è sommelier, di vini se ne intende. Apprendo dalla sua penna che la terra che stiamo calpestando uscendo dalla città “si rivela straordinariamente vocata alla viticoltura, a partire dalla sua composizione e giacitura: un “millefoglie” di strati di rocce derivati dai sedimenti di fondali marini arcaici vede, infatti, alternarsi e compenetrarsi strati più teneri di marna e strati di arenaria (sabbia calcificata) più solida e dalle tonalità più scure, che, con il loro disfacimento, contribuiscono a creare quel meraviglioso suolo in cui affondano le radici delle vigne, il cosiddetto Flysch”.
Le coltivazioni di grandi aziende vitivinicole ci accompagnano da Spessa a Prepotto, fino al Bosco Romagno. “Romagno” viene da Arimanni, erano liberi guerrieri alleati dei Longobardi. Oggi il bosco è parco regionale, sorge su un ex polveriera: si cammina fra querce, tigli, aceri e castagni.
Ricominciano i vigneti. I cipressi lontani ricordano il paesaggio toscano. Una sinuosa strada procede fra colline coltivate fino a svelare, all’ultima curva, un palazzo rosato: è Rocca Bernarda, borgo fortezza rinascimentale che Bernardo Valvason di Maniago edificò con queste forme, le quattro torri circolari, la bellissima corte sopraelevata con vista sulla pianura. È un luogo delle meraviglie, lascia incantati. Il Picolit che si produce è leggendario. L’ultimo Perusini, Gaetano, ha donato la proprietà ai Cavalieri di Malta, la croce bianca del sovrano ordine militare è anche sulla mascherina del personale del wine shop. Noblesse oblige.
Il sentiero scende sull’altro lato della tenuta. Dalle terre di Premariacco passiamo a quelle di Manzano. Oltre una collina boscosa c’è l’Abbazia di Rosazzo. La coltivazione della vite comincia con i Romani, continua con i Longobardi, diventa patrimonio abbaziale.
Nel monastero, che sorge qui verso l’anno Mille, ci si dedica a opere terrene: le spesse mura di pietra celano la cantina più antica del Friuli.
Ringrazio Sara che mi ha accompagnato attraverso queste colline e con gli amici viandanti Ulderica e Attilio entro a Corno di Rosazzo. Nella settecentesca Villa Nachini Cabassi l’associazione viticoltori Colli Orientali organizza eventi e degustazioni. La corte alberata è sosta per ciclisti e e viandanti, al punto informazioni trovo di passaggio Maila Persoglia, enologa e assessore.
Per l’ospitalità mi suggerisce le foresterie delle aziende, almeno quattro hanno camere per gli ospiti. La novità è il Biodistretto di Gramogliano: filiera corta, prodotti non trattati, vi aderiscono sette produttori e quattro ristoranti.
Il nostro cammino prosegue vicino a Gramogliano. Superiamo il ponte sul fiume Judrio e siamo in provincia di Gorizia. Passiamo sotto al Castello di Trussio, ci inoltriamo tra i boschi del monte Quarin, poi Cormons. terminano i Colli Orientali, comincia il Collio. –
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