Nell’Agenda Rossa di Paganini i viaggi in Friuli nell’Ottocento

La mostra a Genova: un concerto a Udine nel 1824, e un’altra tappa nel 1828 

«Indipendente da ogni scuola, isolato nell’altezza del genio sta Niccolò Paganini (Genova 1784 – Nizza 1840) il solo che abbia sollevato il virtuosismo violinistico a reali valori d’arte in un clima irreale di romantico satanismo e di prestigiosa bravura».

Meglio non poteva scrivere Massimo Mila, prestigioso musicologo intorno alla figura del musicista relegato nel regno delle fiabe per la sua presunta attività demoniaca di mago del violino. Paganini intorno al quale si può visitare, fino al 10 marzo, la bella mostra a palazzo Ducale di Genova, ebbe fama straordinaria in tutta Europa non solo come sommo virtuoso, ma anche come compositore. Nel 1824 esattamente il 28 luglio eseguì un concerto a Udine.

Di Paganini scrissero autorevoli personaggi. Ugo Foscolo: «Omero mi stava dinanzi, mentre vi ascoltavo». E Franz Liszt: «Quale uomo, quale violino, quale artista: Dio quante sofferenze, quante miserie, quante torture in quelle quattro corde». E Goethe: «Colonna di fiamme e di nembi».

Paganini esordì come concertista a 16 anni e da allora, di città in città, di nazione in nazione, riscosse trionfi straordinari per la sua disumana abilità che sapeva trasformare i suoni dello strumento ora in orchestra ora in canto umano. Per insuperabile abilità nelle improvvisazioni prodigiose, per un virtuosismo che era conquista di ordine spirituale, i suoi trionfi nei maggiori teatri del continente sono rimasti memorabili. La sua vita agitata, la sua autorevolezza, gli hanno accreditato un brutto carattere.

Così non era. Puntiglioso, prepotente, preciso, certamente generoso. Come dimostra una sua famosa Agenda Rossa, in esposizione nella mostra, era attento organizzatore di se stesso.

Nelle poche decine di pagine vengono annotati appunti, poesie, conti e le tappe di viaggi compiuti in carrozza, la durata del percorso e le spese sostenute. Alla fine di gennaio 1828 si mise in viaggio alla volta di Vienna con tappe: Desenzano, Verona, Montebello, Vicenza, Cittadella, Castelfranco, Conegliano, Sacile, Pordenone, Codroipo, Udine, Ospedaletto, Resiutta, Pontebba, Tarvisio, Villach, Klagenfurt e infine Vienna dove giunse il 16 marzo. Poco si sa delle soste, ma il suo più autorevole biografo Edward Neil racconta del concerto avvenuto nella sala Grosse Redoutensaal.

Erano presenti Schubert, Diabelli, Johan Strauss. Da quei concerti depositò in banca 60 mila lire austriache. Nel maggio del 1829 suonò a Varsavia: era presente il giovane Chopin. Quando un’epidemia di colera colpì Parigi nel 1831 Paganini tenne un concerto di beneficenza e scrisse nell’Agenda: «Il prossimo giovedì terrò un concerto al Gran Teatro a favore delle vittime. Rossini, impaurito, è scappato a differenza di me, che ho un unico desiderio, quello di essere utile all’umanità».

Il concerto frutterà 3 mila franchi. Invia a Hector Berlioz autore dell’ “Aroldo in Italia”, al quale in pubblico, aveva baciato la mano, in segno di stima, 20 mila franchi. Ebbe un figlio, Achille, che lo accompagnò sempre nelle sue tournée. Era un impenitente seduttore, con conseguenti guai giudiziari.

Molto malato, diagnosi sifilide, che gli recava dolori indomabili e curato con il mercurio come il filosofo Nietzsche, fece testamento nel 1837: niente pompa al suo funerale stabilisce che vengano celebrate cento messe in suffragio e lascia a Genova il suo maestoso violino Guarnieri del Gesù ribattezzato “il Cannone”, «onde sia perpetuamente conservato».

Morirà a Nizza a soli 56 anni. Il vescovo gli nega sepoltura ecclesiastica perché non confessato e poi teneva in casa quadri osceni (riproduzioni della galleria Farnese). Fu sepolto a Parma poi traslato a Genova, poi a Parma. Sulla sua tomba è raffigurata un’aquila che tiene un violino nel becco. Colombo, Paganini, Mazzini nessuno di loro è morto nella città natale.

 

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