Nicolai Lilin: «La casta? Fa politica criminale»

Lo scrittore, uno degli ospiti grandi firme di Pnlegge: «È un Paese disgregato» «La Russia è un esempio di come le religioni riescono a convivere in pace»

PORDENONE. Nicolai non è certo un cerchiobottista, e che il Signore lo benedica. Lui dà l’impressione di fregarsene degli equilibri; e se qualcosa gli morde dentro, la sputa. Accerchiati da personaggi altolocati attentissimi a dare il famigerato colpo al cerchio e quell’altro alla botte, siamo fieri di dialogare con una gioventù capace - Lilin nasce nel 1980 a Bender, in Transnistria - di non seguire l’esempio dei padri. Di certi padri.

Lo scrittore russo naturalizzato italiano - «sono cittadino regolare da una decina d’anni», dice - sarà uno degli ospiti grandi firme di Pordenonelegge 2014 (dal 17 al 21 settembre).

Nicolai Lilin sistemerà in borsa il suo quinto libro - Il serpente di Dio, sugli scaffali dal 20 maggio - pura fiction, stavolta, sebbene «ogni storia attinge dalla tua vita», puntualizza.

«Siamo romanzieri, non teniamo diari. E quando ci accusano d’inventarci stralci di esistenze, straparlano. È un paradosso. Avremo o no la licenza di fantasticare?».

- Altrimenti sai la noia. Più o meno ogni anno lei compone. Ricordiamo: Educazione siberiana, Caduta libera, Il respiro del buio, Storie sulla pelle. Quando si mette...

«Se decido di scrivere, scrivo. Due mesi ed è tutto finito. Di progetti per le mani ne ho sempre tanti. Arte, moda, cinema. Cerco di non interrompere il fluido, se scelgo di dedicarmi alla causa ventiquattro su ventiquattro. Parto e concludo. Mai stato colpito dalla sindrome della pagina bianca, fortunatamente».

- Buono il primo, potremmo dire. Educazione siberiana debutta, è subito bestseller e diventa film. Qualche attacco sulla veridicità della sua infanzia descritta è rimbalzata sui giornali e in rete. “Tutto una balla”, urlano i cronisti. Non si leggono risposte sue, però.

«Guardi, avendo dato l’esclusiva dell’uscita a Roberto Saviano e a Repubblica, un altro quotidiano nazionale, La Stampa, si è vendicato inventandosi un pezzo vergognoso pieno di falsità. Un riuscitissimo esperimento di disinformazione. Un blogger sconosciuto, ed ecco il secondo caso, per farsi un po’ di nome in giro usò la stessa tattica. Terza corsa su Il Fatto, che tra l’altro mi offrì una collaborazione dopo aver pubblicato le solite allucinazioni. Per quanto mi riguarda è un giornaletto scolastico. Mia madre mi chiamò offrendosi addirittura di rilasciare un’intervista per confermare con foto e prove quanto raccontai nel libro. Le dissi di lasciar perdere. La faccia io ce l’ho messa. Anche al Chiambretti Night. Facile incontrare invidie e russofobi, mica tanto strano. Il razzismo proprio dei liberisti di sinistra, cresciuto nella Gran Bretagna coloniale, è una piaga diffusa. Se la coscienza è pulita vai avanti e non ti curi».

- Spesso il cinematografo piglia la letteratura e la stravolge a suo piacere, facendo infuriare gli autori. Ci pare che Salvatores abbia agito nel rispetto massimo, vero?

«Lo ammetto: ho seguito la metamorfosi fotogramma dopo fotogramma, prima collaborando alla sceneggiatura, poi seguendo le fasi calde. Alcuni colleghi mi preoccupavano: “Non ti fidare, te lo ridurranno in pezzi”. Sa, il prodotto tuo diventa come un figlio e guai a toccarlo. Perfetta intesa con Gabriele, è un grande regista. Nessuna sorpresa, quindi, davanti al primo passaggio sul grande schermo. Sapevo già tutto»

- Sta bene qui in Italia?

«Sono felice ovunque. Amici e famiglia, l’importante è averli vicino. Il resto, be’, è inquietante. Un Paese in difficoltà. E disgregato, seppure unito soltanto 150 anni fa. La politica ha un atteggiamento criminale. Non soltanto ruba a man bassa, ma non si preoccupa minimamente di guarire ’sta terra malandata. A far lievitare i danni ci si mette pure l’atteggiamento filo-americano. Fuori gli States con le loro basi e i loro missili e su le maniche per lavorare seriamente».

- Ed eccoci a Il serpente di Dio. Dicevamo: pura fiction. E l’incontro tra due ragazzini: un cristiano e un musulmano. Tematica bollente, Lilin.

«Un meccanismo corrotto favorito dai demoni che hanno il dominio geopolitico. La diversità è sempre un bene, ricordiamocelo. Sarà poi l’etica e la civiltà a evitare inutili fratricidi. Impariamo dalla Russia, un groviglio di svariate declinazioni di cristianesimo, islamismo, buddhismo, paganesimo, persino. Eppure, nessun contrasto violento; si è stabilizzato un sentimento di pacifica convivenza, ognuno nel rispetto dell’altro».

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