Nuovi leader nel mondo che cambia: incontro a Udine sul ruolo dei manager, tra IA e innovazione
Le nuove frontiere tecnologiche impongono i loro ritmi e nuovi paradigmi: uno studio fa il punto sulla leadership. La presentazione martedì 25 febbraio al Salone del Popolo
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Il nostro tempo, le nostre società occidentali sono sempre più caratterizzati da un forte calo di fiducia nelle istituzioni: media, stato, governo, partiti, banche. A fronte di questa sfiducia dilagante sembra essersi alzata l’aspettativa nei confronti delle imprese, aspettative etiche e di impatto sociale ed ambientale.
Accompagnate da uno sviluppo tecnologico senza precedenti in quanto a velocità e invasività. Da qui l’importanza cruciale che sempre più assume la questione della leadership per il successo dell’impresa e, in definitiva, di un sistema economico.
Di questo si parlerà martedì 25 febbraio, alle 17.30 nel Salone del Popolo del Comune di Udine, in una conversazione a più voci dal titolo Leader no Leader: ripensare il ruolo del manager oggi. Convergenze tra leadership e innovazione, in occasione della pubblicazione da parte di Sossella editore del volume Leader no Leader di Fabio Visca e Sergio Pissavini.
Gli autori spiegheranno le loro differenti posizioni in un dialogo con Fabio Turchini, presidente di Eupragma, Sabrina Matteazzi, HRDirector del Gruppo Maugeri e il professore Alberto Felice De Toni, sindaco di Udine.
In un mondo che cambia molto velocemente, in cui le innovazioni tecnologiche impongono i loro ritmi e paradigmi, quello della leadership non è più una questione di solo comando o controllo, quanto di capacità di affrontare il cambiamento in un’ottica diversa, basata sulla collaborazione e l’adattabilità. Il volume affronta due modi di vedere la questione.
Per Sergio Pissavini, chimico con oltre 20 anni di esperienza come executive leader in diverse multinazionali ed esperto di Teoria dei Constraints, «una struttura non può prescindere da un leader. E questi, secondo me, deve manifestarsi in un modo collaborativo per poter utilizzare al massimo la capacità del suo management, che lo spronare, motivare, supportare e aiutare. Non deve essere cioè una leadership di tipo autocratico, direttivo.
La leadership collaborativa, come la intendo io, è un modo più complesso di esprimersi perché significa esporsi, confrontarsi, usare la convinzione per guidare e non semplicemente dare degli ordini».-
Per Fabio Lisca, Obeya Coach dal 2003 impegnato nella consulenza organizzativa adottando gli approcci Lean Agile per cui ha anche fondato la Agile School nonché autore di diversi saggi sull’argomento, «venuto meno e resosi obsoleto il modello di leadership basato sul paradigma di predizione e controllo sua volta derivato da quello militare e delle burocrazie statali di comando e controllo, molte organizzazioni soprattutto in oriente, hanno puntato su una leadership condivisa, ossia l’ownership che si riferisce al concetto di proprietà e responsabilità. Indica il senso di appartenenza, l'assunzione di responsabilità e la consapevolezza dell'importanza di agire come "proprietari" all'interno dell'organizzazione.
Una sorta di intraimprenditorialità in cui tutti sono chiamati a proporre idee, progetti. Per cui al manager non spetta più la funzione di dirigere comandare e controllare, ma sviluppare nei collaboratori formazione, inventività e progettualità».
Quali le maggiori difficoltà o urgenze che impone la rivoluzione tecnologica e in particolare l’’irrompere dell’Intelligenza Artificiale, rispetto alla leadership? «Cambia la velocità di reazione – spiega Pissavini – perché l’IA ti dà la possibilità di disporre di un enorme database che ti mette in grado di valutare in maniera veloce un mercato e le sue diverse possibilità. E quindi abbrevia i tempi decisionali, da qui la necessità di disporre di una struttura che sia in grado di eseguire in tempi veloci dei cambiamenti».
Perché oggi, l’impresa gode di quella fiducia che invece sta venendo meno nei confronti delle istituzioni? «Perchè l’impresa – ancora Pissavini – è vista come qualcosa di reattivo verso i bisogni del sociale, con una maggior attenzione al welfare del personale. Molte aziende hanno introdotto il discorso della valutazione dello stato fisico, soprattutto il benessere mentale dei dipendenti. Il che comporta, ad esempio, in fase di assunzione garantire al personale un percorso concertato che includa anche la libertà per sviluppare le proprie aree personali».
«Di questi tempi, però – aggiunge Lisca – con gli stravolgimenti geopolitici in atto, io non mi sentirei poi così tanto ben disposto alla fiducia davanti al gruppo di tecnocrati che hanno o vorrebbero avere in mano il nostro futuro e quello del pianeta».
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