Ognun al bale cun sô agne. Viaggio nella Furlaneria guidati da William Cisilino
Un’opera tra leggerezza, intelligenza e un pizzico di ironia. La raccolta nasce dalla rubrica sul Messaggero Veneto

William Cisilino ha colpito ancora: dopo O sin dal gjat e Mi capìs ben me, ecco un nuovo sorprendente viaggio nella “Furlaneria”. Sì, perché sul Friuli e i friulani non si finisce mai di imparare, di riflettere, di interrogarsi, di arrovellarsi, di cambiare o confermare le idee, in un’altalena di sentimenti che ben conosciamo. In questo caso tutto nasce dalla rubrica settimanale “La peraule de setemane”, che per anni ogni domenica ha rappresentato un appuntamento imperdibile per i lettori del “Messaggero Veneto”. Ve la ricordate, no? Si partiva da un evento della settimana successo in Friuli, si trovava la parola, l’espressione giusta per raccontarlo e trasformarlo in una breve storia di poche righe. Operazione semplice e appetitosa allo stesso tempo. Ma che richiede una disciplina e un’inventiva tutte friulane, appunto (vedi alla voce “Rangjâsi”). Provatelo a fare ogni settimana per anni (vedi alla voce “Spiritussant”). A me solo l’idea dà le vertigini (vedi alla voce “Pipine”).

Qua le parole friulane scelte racchiudono secoli di esperienza e saggezza popolare. Da studioso e appassionato paladino della marilenghe, Cisilino ha saputo trasformare ogni parola in una chiave d'accesso alla cultura friulana, tracciando un percorso che dal passato arriva fino all'attualità più stringente.
Partiamo dal titolo. Ognun al bale cun sô agne, (da oggi in abbinamento con il Messaggero veneto a 12,90 euro) cioè ognuno affronta la vita con quello che ha – nel caso del proverbio ballando con l’immancabile zia friulana. Un modo di dire che sintetizza la capacità di adattamento di un popolo che ha imparato a cavarsela da solo (voce “Di bessôi”, mitica), con una buona dose di pragmatismo (voce “Puartâle cimade”) e perché no estro (voce “Jacume!”).
Cisilino lo racconta con leggerezza, intelligenza e un pizzico di ironia (insomma voce “Vê çucje”). Questa selezione (voce “Gaudie e torment”) delle parole uscite per la rubrica domenicale non è soltanto un repertorio di espressioni friulane, ma un vero e proprio specchio nel quale la comunità friulana può riconoscersi, sorridere e, magari, anche riflettere. Insomma un ritratto a tinte vivaci del modo in cui i friulani affrontano la vita, anche nei momenti più difficili. Ci sono anche gli anni della pandemia, periodo in cui la saggezza friulana ha offerto strumenti preziosi per resistere con dignità e fatalismo (voce “Tignî bot”).
Uno degli aspetti più affascinanti del libro è la sua capacità di mescolare riflessione e umorismo. Cisilino non si limita a registrare espressioni e modi di dire, ma li usa come lenti per osservare la realtà. Così, tra una parola e l'altra, si passa da analisi ironiche sulla politica e il costume a momenti di pura poesia linguistica (strepitose voci come “Nasebon” o “Sdrumâ”). Perché il friulano, con la sua asciuttezza e immediatezza, è perfetto sia per raccontare le piccole follie quotidiane che per esprimere pensieri profondi con poche, essenziali parole.
L'opera di Cisilino non è destinata solo agli appassionati di lingua friulana. È un libro per tutti, anche per chi magari non parla il friulano ma ne percepisce il fascino e la musicalità. Le illustrazioni di uno dei più noti illustratori italiani, Daniel Cuello, aggiungono un tocco visivo che rende il volume ancora più godibile, sottolineando con ironia e leggerezza alcuni dei concetti espressi nei testi.
Lo si più leggere rigorosamente in ordine alfabetico, magari una voce al giorno, come simpatico ansiolitico contro il logorio della vita moderna, oppure in modalità “shuffle”, come piace a me: come se si trattasse di un oracolo furlano, una specie di I Ching – funziona, garantito (vedi voce “Strolegâ”!).
Del resto leggere Ognun al bale cun sô agne è come partecipare a una chiacchierata in una delle nostre osterie (a proposito, quando le faremo proclamare Patrimonio Unesco?): si ascoltano storie, si scherza, si ride, ma alla fine si esce sempre con la sensazione di aver capito qualcosa in più sul mondo e su noi stessi.
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