Oscar: favorito Dunkirk, ma vincerà Tre manifesti

Nella notte fra il 4 e il 5 marzo la cerimonia della novantesima edizione. Miglior attore? Gary Oldman, il Churchill de L’ora più buia

Qui Oscar. La notte tra il 4 e il 5 marzo (per noi) sarà la novantesima cerimonia dello strappo buste d’oro, sperando che quest’anno siano quelle giuste.

Ricordate il pasticciaccio brutto del 2017 con La La Land vincitore e poi trionfò Moonlight? Una magra universale, davvero. Gli artefici del maneggio, pare uno dei due stesse distrattamente twittando, sono stati avvistati sulla spiaggia di Honolulu a vendere gelati.

Concretizziamo a un respiro dal verdetto.

Dalle sabbie insanguinate di Dunkerque, si palesa d’improvviso un favorito: Dunkirk, di Christopher Nolan, regista batmaniano di ferro che stavolta si è sporto sulla seconda guerra mondiale per la celebrazione cinematografica dell’evacuazione degli alleati dalla spiaggia francese, guardati a muso duro dai tedeschi.

Crudezza dei gesti e pellicola Imax 65 millimetri, ovvero nitidezza dei particolari pazzesca, lo spingono vicino all’alloro, ma i guerrafondai finiti nell’albo non sono molti, in verità: All’Ovest niente di nuovo (1930), Il ponte sul fiume Kwai (1958), Il generale Patton (1971), Platoon (1987), The Hurt Locker (2010).

La quotazione in rialzo del titolo, credo sia solamente un diversivo per pigliare distanza dai due più probabili possessori di statuetta: La forma dell’acqua, di Gulliermo Del Toro, tredici nomination, e Tre manifesti a Ebbing, Missouri, dell’anglo - irlandese Martin McDonagh, sette.

Caratteri decisi, seppure distanziati da realtà in opposizione, trattengono entrambi psicologie complesse però assai empatiche, nel bene e nel male.

Lady Bird è fatto di carta velina, uno sguardo eccessivamente buonista e impalpabile sull’America che spera, mentre il political drama L’ora più buia ha in Gary Oldman la vera e unica propulsione, quel Winston Churchill dipinto dall’inglese come meglio non si potrebbe, fatto rivivere nel bunker sotto Down Street, dal quale lo statista salvò l’Inghilterra dall’incubo nazista. E qui è speculare, appunto, Dunkirk, diciamo l’azione mossa del pensiero formulato proprio là sotto dall’uomo col sigaro. I due convivono degnamente.

Il miglior protagonista potrebbe essere proprio Oldman, un pelo più avanti degli altri top player: Daniel Day Lewis de Il filo nascosto, una precisa biopic dello stilista spagnolo Balenciaga, e il solito Denzel Washington di Roman J. Israel, Esq, un legal drama qui in Italia ancora oggetto sconosciuto. Ne resta ancora uno: Scappa- Get Out di Jordan Peele, uscito lo scorso anno.

Attenzione massima, invece, a Timothée Chalamet, lo strepitoso ragazzino di Chiamami con il tuo nome di Luca Guadagnino, quattro nomination per un sensibile film made in Italy, che s’insinua fra le pieghe dell’omosessualità primordiale allo sbocciare della pubertà. Qualche chance Guadagnino ce l’ha nella sezione sceneggiatura non originale.

Come ben saprete non più cinque, ma nove candidati al miglior film.

Già nel 2016 vinse Il caso Spotligh, giornalismo d’investigazione che rivelò lo scandalo della diocesi di Boston, storiacce orrende di pedofilia sotto la tonaca. The Post, il ritorno di Steven Spielberg, è of course in lista, ma per la scarsa percentuale di ripetizione dei numeri e soprattutto degli argomenti non ha il passo da podio.

Ed è un vero peccato per il ripieno del film, il coraggio della verità in un’era che favorisce l’insabbiamento dei fatti.

Accadde sul principio dei Settanta e il Washington Post, dopo il tentativo del New York Times, pubblicò i documenti top secret sulle strategie e i rapporti del governo degli Stati Uniti con il Vietnam tra gli anni quaranta e sessanta innescando una battaglia senza precedenti in nome della trasparenza e della libertà di stampa. Meryl Streep è alla ventunesima candidatura. Come non amarla sempre, però al cospetto di due strepitose attrici - la Frances McDormand dei Tre Manifesti e la Sally Hawkins de La forma dell’acqua - alla regina toccherà abdicare.

Facciamo quelli che rischiano e buttiamo giù un the winner is con qualche ora d’anticipo.

Miglior film Tre manifesti a Ebbing, Missouri, migliore regista Gulliermo Del Toro, miglior attore protagonista Gary Oldman, migliore attrice Sally Hawkins.

Così vorremmo andasse. Poi andrà come deve andare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA





Nella foto, McDormand e Woody Harrelson in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri
 

Argomenti:piccolo schermo

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto