Pagnoncelli: in Italia la percezione della realtà è ancora la peggiore d’Europa
PORDENONE. Creduloni, ignoranti, presuntuosi, autoindulgenti: eccoci, noi popolo d’Italia, il Paese in cui alberga l’universo delle fake news. Dove impera l’era della bufala.
Sì, poi siamo anche buoni (sei milioni sono attivamente impegnati nel volontariato, uno su due fa donazioni) e bravi (al secondo posto in Europa nel settore manifatturiero e solo il 20 per cento lo sa), ma il nostro è il primo Paese al mondo «per credenza nelle cose sbagliate».
Un'indagine condotta in 33 Paesi, su un campione di oltre 25 mila individui, ci ha visti schizzare al primo posto, anche davanti agli Stati Uniti, per le discrepanze fra percezione e realtà.
Ce lo dice, con il garbo che gli è proprio, e che anche per questo ne fa un ospite irrinunciabile della trasmissione televisiva di Giovanni Floris “dimartedì”, il più celebre sondaggista italiano, il presidente di Ipsoas Italia Nando Pagnoncelli, autore del libro “La penisola che non c’è”, a Pordenonelegge, nello spazio Ascotrade, intervistato dal vice direttore del Gr1 Ivano Liberati.
Insomma, ci sbagliamo su quasi tutto. Qualche esempio? Siamo convinti che gli immigrati costituiscano il 30 per cento della popolazione (e naturalmente è un dato medio, alcuni pensano addirittura il 60!), in realtà sono poco più del 9 per cento.
E, continuando sul tema, il 47 per cento (quasi un italiano su due, dunque) crede vi siano più clandestini (e sono circa 5.200) che regolari (fra i 500 e 700 mila). Addirittura siamo convinti che una ragazza su sei (il 17 per cento), di età compresa fra i 15 e 19 anni sia incinta...
Percezioni distorte, in qualche caso anche nel tentativo di “autogiustificarci“, come quando ci chiedono quanti italiani sono in sovrappeso e rispondiamo il 36 per cento, mentre in realtà sono il 45 per cento. Perché siamo così scollati dalla realtà?
«Da un lato abbiamo da sempre difficoltà con i numeri – afferma Pagnoncelli – dall’altro cerchiamo conferme nei dati alle informazioni che abbiamo». Ci guidano le emozioni, non ci convince la razionalità.
«La Confindustria realizzò un’analisi sulla presenza di immigrati nel nostro Paese evidenziando i conseguenti dati economici a favore, ma invano». Il problema, poi, è la manipolazione di queste percezioni errate, e, peggio, chiedere il voto sulla base dei sondaggi.
«Perché se è legittimo che le idee cambino, il rischio, enorme, quando la politica insegue l’opinione pubblica, è che non si progetti più il futuro. Per cambiare sono necessarie le riforme e farle significa essere impopolari». Non si sbilancia, Pagnoncelli, quando Liberati gli chiede quante vale il nuovo partito di Renzi.
«E sapeste quante telefonate abbiamo ricevuto ancor prima che l’ex segretario del Pd lo annunciasse...». Nessuna percentuale, dunque, «anche perché siamo sicuri, in un’epoca in cui l’opinione è così volatile, che chi oggi dice di scegliere Renzi sarà ancora così convinto quando si voterà?». —
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