Paola Del Din, la parabola di un’esistenza in radiodramma

Su RadioRai Regione il racconto della sua vita. Vesnaver: un autentico simbolo della libertà

Gian Paolo Polesini
Paola Del Din, Medaglia d’oro al valor militare
Paola Del Din, Medaglia d’oro al valor militare

Siamo ancora nei tempi per la celebrazione del centenario della radio e stupisce la sua nuova vita nonostante la spietata concorrenza visiva. Stringiamo il campo sui Racconti sceneggiati di RadioRai Regione Fvg in onda sin dal 1947, che per nulla al mondo hanno abdicato di fronte al progresso, tutt’altro.

Di donne (a Nord Est) dialoghiamo con la sceneggiatrice Elena Vesnaver, autrice di una serie di quattro puntate dedicate ad altrettante gentildonne di grande impatto emotivo, con la regia di Stefania de Maria, ovverosia la pittrice ed editrice triestina Anita Pittoni, la celebre collezionista d’arte americana Peggy Guggenheim, la nobile Adriana Ivancich, che si legò sentimentalmente a Ernest Hemingway, e Paola Del Din, la coriacea friulana “Resistente” sempre e comunque. Sarà proprio Del Din, nata nel 1923, stamattina alle 9.15 (ma potrete recuperare la puntata su Rai Play Sound) la protagonista dell’episodio odierno attraverso il racconto narrato con l’inconfondibile voce di Ariella Reggio.

«Se penso a lei — ricorda Vesnaver — mi viene in mente la parola determinazione. La sua giovane vita se l’è gestita a piacere senza interferenze, riuscendo a equilibrare mente, cuore e istinto. Senza dubbio la Paola è un autentico simbolo della libertà».

La sua attitudine ad assemblare esistenze famose è ben nota attraverso la lettura di libri e di settimanali. Il progetto a sua firma contempla un quartetto di femminilità alquanto attraente.

È stato casuale averle affiancate?

«Tutte mi hanno lasciato una forte traccia interiore dopo averle studiate con cura. Inizialmente l’idea fu quella di far loro assaporare il palcoscenico del teatro, poi decidemmo con gioia il trasferimento alla radio. Anche perché è un luogo a me caro in quanto diede l’avvio, quand’ero diciottenne, a una carriera incentrata sulla scrittura».

In libreria c’è un’opera da lei firmata e dedicata a 32 figure femminili: si può dire che la sua è una specialità?

«Adoro leggere, anzi posso ben dire di essere una lettrice compulsiva e mi piace entrare e uscire da certe biografie assolutamente intriganti».

Quella di Paola Del Din è davvero un film. Quale parte della lotta ha deciso di fissare su carta?

«Diciamo concentrare la risolutezza di una giovane ventenne che vide il fratello morire a Tarvisio nell’assalto a una caserma tedesca, cucendosi successivamente addosso il nome di battaglia di Renata, nonché la sua eredità. Nulla è banale di quel che fece lei negli anni più difficili per l’Italia. Paola si offrì per consegnare i messaggi agli alleati a Roma, nascondendoli fra i vestiti e rischiando la fucilazione semmai l’avessero scoperta. Per tornare in Friuli Del Din imparò persino l’arte del paracadute. Insegnamenti che le tornarono utili quando la paracadutarono in terra friulana. Nell’atterraggio si fratturò una caviglia, ma nulla era in grado di fermarla».

Che le ha detto la signora Paola?

«La conosco da una decina d’anni e devo ammettere che mi terrorizzava l’idea di entrare nella sua vita, sebbene mi abbia sempre affascinato il suo carattere di ferro. Fui felice nel vederla molto attenta alla presentazione del Radiodramma, come se i nostri pensieri s’incrociassero davvero».

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