Pasolini segreto e il legame con la sua terra

CASARSA. Pier Paolo Pasolini è stato l’intellettuale che piú di tanti si è interessato e misurato con le forze del potere, sovrastandole con la sua voce di libertà fin che ha potuto. È quanto emergerà dal confronto sul tema “Pasolini e il politico” al centro del convegno organizzato dal Centro studi di Casarsa per i prossimi 7 e 8 novembre nel trentanovesimo anniversario della morte del poeta corsaro.
Il curatore scientifico, Raoul Kirchmayr, è stato esplicito: «Il tema fin dal titolo scarta l’indagine e la riflessione su Pasolini e la politica intesa nel senso tradizionale, per spostarsi invece sul concetto del politico. In questo modo bypassiamo le solite divisioni tra letteratura e filosofia, tra scrittura e pensiero e cerchiamo di far vedere come il lavoro di Pasolini sia intriso di problematicità relativa alla sfera del politico. Cercheremo di mettere in luce alcuni aspetti cruciali in questo campo cosí ridefinito».
Quali? «Soprattutto quelli relativi alla questione del potere, ripresi in tempi recenti dalla riflessione di Michel Foucault per molti versi vicino a Pasolini. Perché il nesso piú evidente tra il percorso del Pasolini degli anni ‘70, presunto apocalittico e sicuramente corsaro, e quello del filosofo francese, è che entrambi pervengono all’analisi dei dispositivi del potere, delle sue procedure di omologazione». Pasolini, con la sua capacità di indagine e analisi ha fatto indubbiamente scuola.
«Infatti, per lui come per Foucault, occorre saper riconoscere queste procedure, operazione indispensabile per approfondire la critica e pensare un’alternativa al mondo esistente».
Da questo punto di vista, Pasolini aveva esaminato a lungo e con ricchezza di descrizioni comportamenti indotti dal potere, che investono direttamente il corpo e la sessualità. Foucault, il cui pensiero sarà presente in molti interventi dei relatori al convegno, parlava di biopolitica.
«Questa sarà una grande posta in gioco del convegno che cercheremo di affrontare non con un’impostazione esclusivamente filosofica. Ci interessano invece, questi sí, anche per dire dell’attualità e pregnanza del pensiero pasoliniano, i punti di contatto tra il poeta friulano e Foucault. In particolare le indagini di entrambi sulle nuove forme di controllo, quelle a esempio, di iscrizione sul corpo da parte del potere, vedi la moda e la sessualità».
Su quest’asse corpo-sessualità-potere convergono, se non sbagliamo, il documentario di Pasolini “Comizi d’amore” e un saggio a commento scritto da Foucault, “I mattini grigi della tolleranza”. «Nel commentare il filmato di Pasolini, un’indagine su come la nuova Italia del boom economico degli anni ‘60 e del consumismo stava vivendo le trasformazioni relative alla sfera della sessualità, Foucault si immette sulla strada imboccata da Pasolini che consiste nel riconoscere come si stia configurando una nuova società che accoppia la tolleranza e la libertà soprattutto nel campo della sessualità con un sempre maggiore controllo».
Argomento, questo, di estrema attualità, oggi che, a esempio, si è arrivati a richiedere i matrimoni tra gay. Una richiesta che Pasolini avrebbe criticato, vedendovi in essa una forma di normalizzazione e di omologazione, mentre per Foucault va iscritta nel campo piú ampio della lotta per i diritti civili, «anche se – sottolinea Kirchmayr – oggi non possiamo piú affermare con sicurezza che il progresso oggettivamente avvenuto in questo campo sia un progresso di diritti reali concreti, effettivi».
E anche in questo Pasolini l’aveva vista lunga o no? «Eccome! Per lui il processo di estensione della rete capillare dei micropoteri fa sí che anche le battaglie segnate dalle piú grandi idealità si possano poi ritrovare spostate di senso, come se ci fosse un’eterogenesi dei fini prodotta dalla società dei consumi: tutto diventa oggetto di consumo, anche le battaglie, i simboli, le giuste istanze di libertà finiscono per diventare un prodotto di marketing».
E sicuramente sarebbe insorto a sentire affermazioni come quelle recentissime del capo di Apple, Tim Cook, che considera il suo essere omosessuale «uno dei piú grandi doni che Dio mi abbia fatto». «Sicuramente sí, perché il cristianesimo di Pasolini è istanza di autenticità e di arcaismo, proprio in funzione di contromovimento rispetto al processo di mercantilizzazione delle vite».
Che Pasolini verrà fuori dal convegno? «Un Pasolini piú sfumato e sottratto alle etichettature. Torniamo a Pasolini perché si è dimostrato attentissimo analista della realtà contemporanea: molto di ciò che ha detto e scritto può essere considerato punto fermo per far ripartire le indagini sulla realtà».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto