Pirandello diventa pulp con Massimo Dapporto: «Sul palco ci divertiamo»
L’attore protagonista a Lestizza assieme a Fabio Troiano. «Mio padre non voleva che recitassi, poi mi disse: vai»

Siamo in teatro, si sta provando Il giuoco delle parti di Pirandello: in scena il regista Maurizio e il tecnico che cura le luci Carmine. Quest’ultimo pur di non salire sulla scala per puntare i fari dal momento che dice di soffrire di vertigini si mette a discutere del testo che non capisce o finge di non capire con il regista costretto così ripercorrere l’intero copione.
Questo il pretesto per Pirandello Pulp, una novità assoluta del drammaturgo italiano Edoardo Erba (autore di molti testi di successo, uno per tutti Maratona di New York, vista recentemente anche in versione friulana al Css di Udine, diretta da Gioele Dix e interpretata da due beniamini del pubblico, Massimo Dapporto e Fabio Troiano.
Lo spettacolo sarà in scena per il circuito Ert martedì 18 febbraio, all’Auditorium comunale di Lestizza, mercoledì 19 al Teatro Pasolini di Casarsa, giovedì 20 al Teatro Modena di Palmanova e, infine, venerdì 21 febbraio al Teatro Italia di Pontebba. Tutte le recite alle 20.45.
«Il nostro spettacolo, pur fortemente pirandelliano – esordisce così Massimo Dapporto – non annoia, anzi! Non annoia noi attori che ne siamo gli interpreti e non annoia il pubblico, in quanto è pieno di sorprese, di colpi di scena. Secondo la poetica di Erba, che è davvero un grande autore e col quale ho avuto il piacere di collaborare in diverse occasioni».
Che poetica è quella di Edorado Erba allora?
«Una poetica dallo sguardo sempre attento alle dinamiche interpersonali che pratica la leggerezza e non è mai banale o scontata. In questo caso il rapporto è quello che lega i due protagonisti e che li porterà, a un ribaltamento dei ruoli con Carmine che, grazie a una sessualità vissuta pericolosamente, sforna idee e proposte registiche innovative e Maurizio costretto a fare il tecnico. Il che porterà a verità inquietanti che fanno precipitare la commedia verso un finale inaspettato, con i due personaggi che si svelano diversi da quelli che il pubblico si aspetta».
Il tutto è giocato sul filo di una teatralità sostenuta da quel Gioco delle parti che Pirandello aveva anche usato per debuttare col suo “teatro nel teatro” quando mentre si sta provando il Gioco della parti, appunto, irrompono sul palcoscenico i Sei personaggio in cerca d’autore, testo in cui a essere rappresentati sono i meccanismi della messa in scena.
Ecco, perché secondo lei, una brillante e corposa carriera teatrale cinematografica e televisiva alle spalle, funziona sempre il gioco del teatro nel teatro, come il cinema al cinema e penso a quel magnifico film di Truffaut, Effetto notte?
«Perché svelare i segreti o spiare quanto sta dietro una messa in scena è sempre affascinante e cattura sempre l’attenzione del pubblico mostrare quello che è il lavoro di un attore. Che a differenza di quanto si pensi, è lavoro duro che implica una preparazione seria. Altrimenti la fama, acquisita con la tv come accade spessissimo oggi, quella che abbaglia il pubblico, rischia di bruciarti e farti durare il tempo di una stagione».
Il Pulp del titolo fa venire alla mente quanto fissato nel nostro immaginario dal capolavoro filmico di Quentin Tarantino Pulp fiction ovverosia sangue delitti violenza sesso. Che cosa c’è di Pulp nel vostro spettacolo?
«Tutto questo, violenza compresa, ma con un taglio, come dicevo, leggero a tratti comico e divertente».
Lei è figlio d’arte, di quel Carlo Dapporto protagonista brillante di tanto cinema tv e teatro fino agli anni ’60. Il suo diventare attore quanto dipende da questo?
«Beh sono cresciuto con il teatro, quindi era abbastanza naturale che scegliessi questa strada. Anche se i miei genitori, mio padre in particolare, non erano entusiasti all’idea che facessi l’attore, paventavano la fatica, la precarietà che caratterizza questo lavoro. Però non mi hanno ostacolato. E quando mio padre mi ha visto in scena si è tranquillizzato e mi ha detto, vai!».
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