Pittori tra Venezia e l’impero: l’arte del Settecento in mostra in Friuli
L’esposizione in Castello a Udine, un racconto attraverso 130 opere. Molte provengono dalle chiese parrocchiali e dalle famiglie private

Arte senza confine quando il confine c’era. Apre oggi a Udine “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero. Arte attraverso i territori del Friuli Venezia Giulia”, a cura di Vania Gransinigh, Liliana Cargnelutti e Alessandro Squinzi.
L’esposizione, realizzata dai Musei Civici di Udine in collaborazione con i Musei Provinciali di Gorizia /Erpac, sarà aperta al pubblico nelle sale del Castello da sabato 25 novembre al 7 di aprile 2024 e a partire dal 14 dicembre sarà visitabile anche a Gorizia, a Palazzo Attems Petzenstein, nella parte curata da Alessandro Squinzi.
Un racconto settecentesco dunque, governato da due visioni contrapposte del Patriarcato aquileiese, quella udinese-veneziana e quella goriziana-asburgica, che “vola” tra rivalutazioni pittoriche, sorprese librarie, innesti biografici inaspettati, come la presenza dell’allieva di Rosalba Carriera Felicita Sartori (in mostra come miniaturista nel corredo iconografico di un importante volume).
Centotrenta opere, tra dipinti e documenti, che meritano una visita nel bel castello cittadino, dentro un elegante allestimento a cura dell’architetto Silvia Pedron.
Il Friuli Venezia Giulia è abituato a essere considerato dalla storia territorio di confine, ai margini della centralità.
“Pittori del Settecento tra Venezia e Impero” tende invece a ribaltare il punto di vista: il confine politico e amministrativo non è un vincolo per gli artisti.
A camminare nel periodo esaminato sono le idee, gli incontri, le pennellate, l’osmosi tra le tecniche. Virtuosi i committenti, autonomi nel loro sguardo gli artisti, in un territorio governato dalla direttrice Vienna-Venezia.
Chiamasi pure Impero Asburgico e Serenissima Repubblica di Venezia, le due superpotenze europee.
E a questo si deve aggiungere, sulla zona considerata, il ruolo egemonico-simbolico del Patriarcato di Aquileia, nel Settecento giunto alla sua fine, decadenza che in mostra è assai ben evidenziata.
«Le ricerche in ambito artistico durate circa trent’anni hanno fatto emergere nuove pagine – raccontano le curatrici – di quello che è stato definito “il secolo Veneziano” di Udine, con opere mai esposte al pubblico in una narrazione dedicata che finalmente le vedrà protagoniste».
Ecco che allora emergono, nella sala X, quella già dedicata a Giambattista Tiepolo, la genialità dei disegni preparatori (prestito del Museo Sartorio di Trieste) per il dipinto “La Virtù e la Nobiltà trionfano sull’ignoranza”, che troneggia e si riflette sul tavolo centrale a specchio. Tiepolo sopra tutti, certo, ma non mancano di stupire i coevi artisti, che passano con disinvoltura dal Friuli veneziano all’isontino asburgico, come ad esempio le celebri presenze artistiche nel goriziano Palazzo Lantieri, a testimonianza della vivacità degli anarchici movimenti.
In esposizione non solo Giambattista Tiepolo e il figlio Giandomenico, ma Pietro Longhi e Nicola Grassi, insieme a personalità meno note. Ci stiamo riferendo a Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso, Francesco Chiarottini, artisti che all’epoca incontrarono il consenso della committenza soprattutto di carattere religioso. Molte delle opere, infatti, provengono dalle chiese parrocchiali delle province di Udine, Pordenone e Gorizia e per la prima volta è possibile vederle affiancate, in una narrazione che ne favorisce senza dubbio una lettura comparativa e d’insieme.
Oltre alla committenza religiosa si fa particolare riferimento alle iniziative promosse dalla famiglia Savorgnan, che la storia vuole tradizionalmente legata alla Repubblica di San Marco. Particolare attenzione anche alla storia della famiglia de Pace, caso paradigmatico.
Conti dell’Impero, legati sia al contesto goriziano che a quello udinese per la residenza dei due diversi rami della famiglia, i de Pace possedevano una villa nella località di Tapogliano in territorio asburgico che abbellirono di ricchi ornamenti e di una interessante collezione di dipinti, cui appartengono i numerosi ritratti qui presenti, pezzi fra i più interessanti a parer nostro, anche per la storia del costume.
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