Pivano ed Hemingway, quel forte legame che forse nasconde anche un segreto

Nel decennale della scomparsa della giornalista si torna a parlare del suo rapporto con lo scrittore sviluppatosi pure in Friuli

Ricorre quest’anno il decennale della scomparsa della scrittrice saggista, giornalista Fernanda Pivano che ha fatto conoscere molti personaggi della letteratura e della cultura americana e in particolare è stata legata da grande affetto a Ernest Hemingway.

Lignano ha concluso da poco più di un mese la 35ª edizione del premio intitolato al grande scrittore americano ed è proprio a Lignano nel suo ricordo che la Pivano nel 1989 venne premiata per la narrativa. Ma la Pivano, qui in Friuli, fece tappa anche a Grado, a Udine, in Carnia nei luoghi della Grande Guerra tra Venzone e Tolmezzo e tutto sempe in nome di Ernest Hemingway.

Fernanda Pivano, detta Nanda nomignolo di battaglia, a sottolineare il suo spirito battagliero di esploratrice, era nata a Genova nel 1917. Trasferitasi presto a Torino con la famiglia, nel ginnasio dello storico liceo Massimo d’Azeglio ebbe come compagno Primo Levi e come supplente d’italiano Cesare Pavese. Dopo la laurea in letteratura conseguì il diploma di pianista al conservatorio, dando il via alla sua passione per la musica. Nel 1966 suo fu il primo articolo su Bob Dylan, si occupò di cantautori da Lou Reed a Jovanotti e collaborò con Fabrizio De Andrè, di cui fu grande amica. Nel 1949 sposò l’architetto e designer austriaco Ettore Sottsass junior. Morì il 18 agosto 2009 all’età di 92 anni.

Si dedicò allo studio della letteratura americana e di molti grandi scrittori classici come William Faulkner, Francis Scott Fitzgerald, Saul Bellow a quelli della Beat Generation come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso e Ferlinghetti. Fernanda Pivano, fra tutti questi letterati, ne scelse uno in particolare che seguì anche nella vita privata: Ernest Hemingway. Fece conoscere in Italia traducendoli, molti degli scritti ed è sua la paternità della prima biografia italiana di questo grande romanziere, premio Nobel nel 1954 con “Il vecchio e il mare” .

Piace ricordare il suo rapporto del primo incontro con Ernest con le sue stesse parole: “Mi prese per mano, mi condusse alla sua tavola, mi fece sedere accanto a sé e mi disse in quel suo bisbiglio così difficile da capire finché non ci si era abituati: raccontami dei nazisti (tell me about the nazi). Fu l’inizio di un'amicizia che non finì mai, perché la mia devozione continuò anche dopo la sua morte”.

La Pivano, poco tempo prima, era stata fermata e arrestata per aver accettato di tradurre per una casa editrice il romanzo di Ernest Hemingway “Addio alle armi”, considerato offensivo e diffamatorio per l’onore del nostro esercito.

Lei giovane e dinamica giornalista, da subito, rimase colpita dalla presenza e dalla fama del grande scrittore americano. Nei giorni successivi a quell’incontro resterà seduta accanto a lui che si firmava Papa e che la chiamava “My Giovanna d’Arco”.

Il rapporto vivo e dinamico si intensificò al punto che un giorno Ernest Hemingway chiese a Fernanda Pivano di sposarlo. Lei rifiutò con pena e dolore per non far soffrire Mary la quarta e ultima moglie dello scrittore. Ma ormai la stima e la fiducia che si erano instaurate e che crescevano ogni giorno di più tra i due, non aveva più confini e dava spazio alle confidenze e segreti più reconditi.

A proposito degli ultimi tempi e delle tragiche condizioni psico-fisiche nelle quali era precipitato lo scrittore, ricorderà con dispiacere e commozione Fernanda: “Ernest Hemingway, pochi giorni prima di spararsi in bocca, mi aveva chiamata e mi aveva detto “non posso più bere, non posso più mangiare, non posso più andare a caccia, non posso più fare l’amore. Non posso più scrivere”. La morte di cui Hemingway aveva condensato la tragedia della sua vita e aveva fatto visualizzare i molti piccoli preavvisi, le impalpabili previsioni, a chi lo aveva conosciuto; ma il dolore, l’orrore, lo spavento per il vuoto in cui ci aveva gettato ci aveva colti lo stesso di sorpresa”.

Era la mattina di domenica 2 luglio del 1961 quando Hemingway pose fine alla sua vita, sparandosi con il fucile.

Ma per Ernest, personaggio imprevedibile, l’atto che poneva fine alla sua esistenza, fu un momento di crollo nervoso tipico di quel male oscuro che affliggeva anche i suoi parenti (dal padre morto suicida nel 1929 alla tragica fine per overdose di barbiturici della modella e nipote Margaux nel 2000)? Oppure è stato un suicidio indotto per la paura e per l’ossessione di essere eliminato dalla Fbi (che aveva stilato un rapporto) per un suo presunto ruolo di spia ai tempi di Fidel Castro, di cui era Hemingway era amico? Forse Fernanda Pivano, che era sempre vicina e in confidenza con Ernest, lo sapeva o l’aveva intuito ma pure lei ci ha lasciato nel dubbio, portando con sè quel segreto.—


 

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