A Pordenone “Il Corvo” va in scena con Cederna: «Ecco il potere delle parole»

 

L’attore e scrittore protagonista della lettura scenica dal romanzo di Kader Adbolah

Mario Brandolin
Giuseppe Cederna, protagonista della lettura scenica de Il Corvo
Giuseppe Cederna, protagonista della lettura scenica de Il Corvo

Graditissimo ritorno a Dedica quello dell’attore e scrittore Giuseppe Cederna che sarà protagonista mercoledì 19 marzo, alle 20.30, al Convento di San Francesco a Pordenone di una lettura teatrale del romanzo di Kader Abdolah, Il Corvo, accompagnato dalle musiche dal vivo di Pino Cangialosi alla fisarmonica e al duduk e Flavio Cangialosi al contrabbasso, al chalumeau e bouzuoki.

Il Corvo è uno dei romanzi più fortunati e significativi di Abdolah, il cui protagonista Refid Foaq, un neanche troppo nascosto alter ego dell’autore, si fa narratore della propria vita e del lungo travagliato viaggio che dalle montagne della magica Isfahan in Persia lo ha portato nella grigia piattezza acquatica dell’Olanda. Dove, ironia della sorte, si ritrova a vendere caffè, lui che viene da un paese dove la bevanda per eccellenza è il tè.

La sua è una storia di chi come tanti ha abbandonato la propria terra per cercare fortuna o scampo altrove. Nel caso del protagonista del Corvo, l’esilio verso l’Olanda arriva, come per il suo autore, dopo che la sua azione di acceso oppositore al regime prima dello scià e poi degli ayatollah lo costringe ad abbandonare il paese in cui è nato, e a trovare nel paese ospite una nuova identità che concili passato e presente. Al punto da arrivare a scrivere le storie della sua tradizione nella lingua olandese, meglio nederlandese, come la chiama Abdolah. “Nei racconti della tradizione persiana, scrive Kader Abdolah, c’è sempre un corvo che vola in cielo”, come un messaggero, un testimone.

Cederna, qual è il messaggio che vuole farci arrivare lo scrittore iraniano con questo libro?

«Io penso che tutta la vita, tutti i libri, qualsiasi cosa scriva Abdolah rimandino a una cosa sola e cioè che bisogna credere nel potere delle storie, della parola, dell’immaginazione e del contatto con le proprie radici. I temi che lui affronta e racconta, quelli del viaggio, dell’esilio, della memoria, sono molto importanti soprattutto oggi in cui sembra che delle forbici ci taglino i valori fondamentali che ci hanno insegnato i nostri padri».

Che cosa l’ha colpita di più di questo libro?

«L’umanità che sprigiona dalla figura del protagonista che è poi Kader, e dalle sue storie. Che sono quelle di un uomo che ha sofferto, che, come Ulisse, sa quanto la sofferenza aiuta a diventare migliori non peggiori, ad avere pietà degli altri, di essere una persona umana. A coltivare la speranza, nonostante tutto. A credere che di riuscire a fare la nostra parte nel mondo. E questo credo valga molto soprattutto oggi e per i giovani. E poi c’è la bellezza, c’è il piacere di leggere e di raccontare questa storia e farla rivivere davanti a un pubblico come se fosse una storia da Le mille e una notte. Solo che è una storia di oggi, di ieri e di domani, perché ci sono i semi della nostra storia in questo libro».

Quali ragioni che l’hanno spinto a scegliere proprio questo romanzo?

«Il Corvo si presta benissimo ad essere una presentazione di Kader Abdulah, che deve essere sintetica, semplice e arrivare al cuore, ma mantiene poesia approfondimento complessità senza perdere la forza. Perché c’è tutto Abdulah, ci sono i racconti di lui che si innamora, di lui e del suo impegno politico contro gli americani e lo scià e poi contro gli ayatollah…Il corvo è proprio perfetto, a mio avviso, per fare una presentazione empatica e partecipata».

Che cosa l’ha colpito di più in questa lettura?

«Il fatto che quello che leggo, che non è tutto il libro che ho anche tagliato, è come se fosse la storia di un fratello che mi ha passato un suo documento. Io sono un attore, un viaggiatore, ma mi sento sempre di più un narratore di storie, che succedono a me ad altri e che mi vengono prestate per passarle ad altri. Leggere è importante quanto ascoltare».

E allora come sarà la sua lettura?

«Molto semplice. A tratti il lettore alzagli occhi dal leggio, ascolta la musica che, avvolgendolo con la forza dei suoni di strumenti straordinari e fortemente evocativi, lo porta in un altro posto e poi si sorprende a raccontare, senza leggere perché la conosce la storia e perché ha preparato dei frammenti di collegamento, dei ponti tra un pezzo e l’altro. Per una storia che arriva da lontano ma è anche molto vicina a noi: una storia con le ali».

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