Psico-manuale di Recalcati: l’amore non si può spiegare ma è necessario parlarne

Matteo Lo Presti
Massimo Recalcati, noto psichiatra dagli schermi tv, ha proposto una formula fascinosa per esprimere i suoi felici labirinti di lettore: “Il libro che mi ha letto la vita”. Ma spesso, oltre alle dovute citazioni, con le quali integra le sua appassionate concertazioni sui volumi che pubblica, Recalcati usa, come copione di illuminato interesse per chi legge, il suo “inconscio”.
Nel volume “Mantieni il bacio. Lezioni brevi sull’amore” (Feltrinelli, 14 euro), che presenterà a Pordenonelegge sabato 21, alle 18, allo spazio Itasincontra in piazza della Motta, lo stesso titolo, dotato di cospicua ambiguità, è parte di un sogno nel quale il professore si immagina allievo di una terapista che per curare il dolore di schiena gli suggerisce di unire le ginocchia, ruotando una gamba per volta e di sfidare la gravità,comandandogli: «Massimo mantieni il bacio». Detto fatto, ha inizio la prima parte delle riflessioni che Rai3 ha proposto come “Lessico amoroso” che tanto successo ha riscosso.
È ovvio che è preferibile cercare la durata tra le labbra dell’amata piuttosto che nella forzatura muscolare della palestra. «Mentre mantengo il bacio, tocco la tua lingua,la tua voce, la tua parola, il tuo nome... trasformo il tuo corpo in una nuova lingua e in nuovo alfabeto... la tua lingua come una nuova frontiera del mondo. Scopro che il mio corpo è esposto all’evento nuovo della tua lingua impronunciabile. Tengo con me, come un amuleto, il mio primo bacio di quando ero ragazzino. Quando la baciai per la prima volta sapeva di menta».
Innocente e commovente, ma tiepido; eppure ecco che salta perentorio alla mente l’endecasillabo che Dante, canto quinto dell’Inferno, fa dire a Francesca: “La bocca gli baciai tutto tremante” protesa verso la timidezza di Paolo.
Di qui un itinerario tra emozione e ragione che Recalcati illustra con dubbi contradditori: «Non è mai possibile spiegare l’amore. Ma è possibile e necessario parlare d’amore. Si parla così tanto di amore perché nessuno sa cosa sia».
Eppure vale la pena di mettere nella terra dei sogni il seme di un sentimento che a Recalcati piace raccontare nella sua durata e nella sua, pare, irrimediabile fine. Come nelle favole la disperata incertezza del futuro fa raccontare davanti al focolare: “Vissero felici e contenti,ma il giorno dopo...”. Amanti? sempre meglio che marito e moglie? E poi i dettagli: essere attesi, l’incontro e la sua incognita matematica, cioè il non sapere né dove, né quando. E ancora: il giuramento “per sempre,forever” perché non ci si accontenta della contingenza, dell’effimero, ma si pretende, si aspira all’eterno. Ecco l’Odissea e Ulisse che ricava il letto nunziale da un albero d’ulivo, albero dalla crescita lenta e longevo. E gli amanti hanno la pretesa che il caso, che ha costruito l’incontro, si trasformi in destino. Sono le pagine più ritmicamente poetiche,piene di tensione soffusa di panorami stellari.
Poi ci si imbatte nel sesso e nelle rigidità ermeneutiche di Lacan,che usa malamente nella psicanalisi il paradosso di Zenone nel quale veniva spiegato che Achille non raggiungerà mai la inseguita tartaruga, così come l’uomo non raggiungerà mai la donna nella diversità tra desiderio sessuale e amore. E poi le gelosie e il sentimento del possesso,le violenze,le separazioni. Le angosce perfette: “Mi manchi perché ti amo”. I complessi che gli uomini vivono di fronte alla diversità misterica della donna.
Aiuta Platone nel suo dialogo il Simposio a capire l’origine ermafrodita degli esseri umani,la loro arroganza,la loro divisione in due corpi distinti e l’eterna ricerca della primordiale unità? E poi le pagine drammatiche sulla separazione: “Il dolore della separazione amorosa è un dolore sordo psichicamente indigeribile”. Tutto diventa silenzio nel dramma dell’assenza della persona amata. «La fine dell’amore – conclude Recalcati – è la fine di un pensiero che mi pensa». Consolazioni alla disperazione? Una bella canzone di Gino Paoli che recita: “Quando te ne andrai e mi lascerai / spegnerò la luce e nel silenzio...”. Oppure Mina: “Se telefonando, potessi dirti addio / ti chiamerei/”. Ai più coraggiosi la lettura dell’Orlando Furioso: la fuga nel mondo della luna. —
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