Puppet Festival? «Sconta radicati pregiudizi»
GRADO. Nuova edizione di Alpe Adria Puppet Festival, da alcuni anni emigrato a Grado (da oggi a venerdì) e ad Aquileia (sabato e domenica) dalla sede originale di Gorizia. «Continua a chiamarsi Alpe Adria Puppet Festival – ci dice Roberto Piaggio, inventore e direttore artistico della rassegna assieme ad Antonella Caruzzi per il goriziano Centro di Teatro Animazione e Figure – in omaggio alle ragioni della sua istituzione oltre vent’anni fa, quelle cioè di un festival internazionale di teatro di figura che guardasse al Centro Europa, dove questo genere di spettacolo continua a godere di straordinaria vivacità e ricchezza. E fu Gorizia, anche per la sua strategica posizione storica e geografica, a diventarne la sede privilegiata».
Ma il capoluogo isontino si è dimostrato piuttosto sordo alle sollecitazioni del festival, che in questi anni invece è riuscito a dimostrare con spettacoli, seminari e laboratori come il teatro di figura travalichi il semplice spettacolo per bambini, capace com’è – invece – di sperimentazioni, contaminazioni e ricerca di nuove espressività. Così, anche per questione di finanziamenti che sono venuti meno, l’Alpe Adria ha trovato casa a Grado e Aquileia, con un programma che presenta il meglio del teatro di figura italiano, ma attento anche alle esigenze turistiche dei due centri.
«Un ridimensionamento – spiega Piaggio – che riflette anche il momento di grave crisi che tutto il comparto dello spettacolo sta vivendo, sia sul piano finanzario sia su quello della definizione di poetiche e di progetti. In particolare, il teatro di figura che ha sempre più difficoltà a entrare in circuiti che non siano quelli per i bambini. Continuo a ricevere proposte di spettacoli di figura italiani per adulti che girano molto all’estero, che avrei ospitato sino a qualche anno fa e che adesso non sono più in grado di fare».
Ma è solo questione di soldi? «Quella è ragione non da poco... C’è da dire però che c’è una sorta di radicata pregiudiziale da parte del pubblico, che dallo spettacolo di figura si attende semplicità e linearità, in questo assecondato molto spesso dagli operatori che certo non brillano per coraggio, e fatica invece a seguirlo sul piano della sperimentazione, della ricerca e dell’innovazione. Che pure ci sono, nonostante le difficoltà, e sono molto interessanti».
Alcuni esempi, magari tra quelli presenti quest’anno al Puppet. «La nuova produzione di Laborincolo, diretta da uno dei più apprezzati artisti italiani, Gigio Brunello: Il miracolo della mula, che, racconta del vescovo Simplicio e della sua cavalcata nel bosco sulla mula Santuzza, fino ad arrivare sotto un grande albero di mele, famoso per non aver mai dato un frutto. E poi il goldoniano Arlecchino servitore di due padroni, versione teatro da camera per attore e burattini firmata dal Teatro dell’Orso in Peata, compagnia veneziana di cinque donne».
Futuro del Centro Teatro d’Animazione?... «Siamo in piena riflessione, vorremmo evolverci e trovare un teatro per le nostre attività. Come quelle, oltre alle nostre tradizionali nelle e per le scuole, che abbiamo fatto l’inverno scorso con Esistenze, un progetto che ha coinvolto a Trieste, e non solo, un migliaio tra bambini della primaria e anziani delle case di riposo». O come il progetto di Duino-Aurisina con Francesco Altan? «Questa – dicer Piaggio – è una sfida molto interessante, sulla quale stiamo lavorando con Comune di Aurisina, Provincia di Trieste, Regione e Unione Europea: far vivere uno spazio teatrale al chiuso (l’ex sede della Lega Nazionale) e la cava di pietra dismessa, entrambi ad Aurisina. Farli diventare luogo di attrazione turistica e formazione permanente, con laboratori e spettacoli per grandi e famiglie, di cui Altan dovrebbe, assieme a Caruzzi e al sottoscritto, assumere la direzione artistica».
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