Quando i comunisti mangiavano i bambini

Il saggio di Stefano Pivato. Lo storico Sereni: «Una leggenda nera da Salò a Berlusconi»
Di Luciano Santin

Il nemico identificato con un terrore ancestrale, quello dei grandi predatori, trasformatosi lungo i millenni nella negatività mitica dell’orco che divora i cuccioli d’uomo. Ne parla I comunisti mangiano i bambini. Storia di una leggenda, saggio di Stefano Pivato, rettore dell’ateneo di Urbino. Il libro, edito dal Mulino, sarà presentato domani, alle 17.30 alla Feltrinelli di Udine, presente l’autore, che dialogherà con Paolo Ferrari e Umberto Sereni, docenti di storia contemporanea all’Università di Udine.

«Un’accusa infallibile, perché organizza la paura, che l’uomo nutre e ha bisogno di collocare», spiega Sereni. «Già nel ’14-18 si attribuirono ai tedeschi efferatezze come il taglio della mano dei piccini. E anche l’esodo di Caporetto si lega con la propaganda contro gli austro-tedeschi dei mostri affamati di sangue».

Strada facendo, la leggenda nera si è alimentata di qualche elemento di verità, com’è per tutte le grandi bugie: «Ci sono le due grandi carestie degli anni 20 e 30, con casi di antropofagia a opera di contadini al limite della morte per inedia. E l’equazione contadini russi = comunisti = mangiabambini viene rilanciata alla grande dalla Rsi, che, ridotta alla disperazione, raccoglieva i ragazzi per rinfoltire le Brigate nere. Il messaggio è: meglio combattere che attendere le zanne dei bolscevichi».

Nel luglio ’43, dopo lo sbarco alleato, circola la voce di deportazioni massive in Urss dei piccoli siciliani; poi a servirsi della leggenda è la Dc. Usa toni meno esasperati (anche se gli alpini mai tornati dalla Russia servono ad accreditare l’immagine del moloch comunista), ma si batte contro i cosiddetti “Treni della felicità”, l’aiuto offerto dalle organizzazioni rosse alle famiglie più indigenti del Sud: non affidate loro i vostri figli – è lo slogan – perché dalla Romagna li spediscono in Unione Sovietica.

Infine tocca a Berlusconi rilanciare alla grande la leggenda (“i comunisti hanno realmente mangiato i bambini, e fatto anche di peggio”). «Pur nei tempi mutati, la formula funziona, perché la paura ha uno scatto automatico. Naturalmente c’è l’affiancamento di aspettative positive: deregulation e festa per tutti», dice ancora Sereni.

E oggi? Oggi, con il ribaltone a palazzo Chigi, la battuta che circola è quella dei “bambini che mangiano i comunisti”. «Letta e Renzi, in verità sono coetanei, e ambedue non comunisti», conclude Sereni. «Così mi viene un po’ in mente il “largo ai giovani”, la formula che il fascismo usò per spazzar via la vecchia classe dirigente, accusata di essere la causa di tutti i mali». Poi si sa come andò a finire.

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