Quando Linussio inventò la tela jeans

La mostra tolmezzina in palazzo Frisacco dedicata alla “Fabrica” settecentesca e al tessuto della moda alla portata di tutti
Di Gilberto Ganzer

GILBERTO GANZER. Il Settecento è un momento magico per la Carnia grazie alla genialità imprenditoriale di Jacopo Linussio che, rivoluzionando la produzione tessile anche dal punto di vista dell'organizzazione industriale, riuscì a creare una Fabrica capace, insieme alle filiali, di dare lavoro a uno straordinario indotto. La mostra Jacopo Linusso & Jeans. Il fashion accessibile, in palazzo Frisacco a Tolmezzo fino al 27 aprile, mette a confronto un produttore e un prodotto che hanno fatto e fanno un significante elemento per la storia della moda alla portata di tutti: la tela jeans. Tela già adottata in Carnia nei tempi precedenti al campione originale, datato al 1764 come compare nel noto campionario della ditta.

Si deve a Jacopo Linussio (1691-1747) questa impresa e il radicamento diffuso nell’ambito del dominio veneto, tanto da garantirsi nella stessa capitale, Venezia, un vero e proprio “partito Linussio” grazie all’operatività e alla capacità gestionale che completava il circuito economico anche con una moneta spendibile nelle botteghe a lui afferenti. Una vera e propria connessione fra tradizione locale, che già nel Cinquecento vedeva la Carnia patria di tessitori con trasferimenti in loco, di culture e tecniche dall’estero, e le nuove opportunità commerciali di ampio respiro che sapeva organizzare in una ancora nebulosa realtà artigiana. La sede tolmezzina diveniva il raccordo centrale con le altre: Moggio e San Vito al Tagliamento in un trend sempre più positivo, entusiasticamente segnalato dalla stessa testimonianza del contemporaneo Antonio Zanon nelle sue famose lettere: «Non vi fu mai né nel Friuli, né nella Carnia un’impresa meglio formata,o condotta con maggiore coraggio, fermezza ed abilità di quella del signor Jacopo Linussio, il quale in pochi anni stabilì la più grande manifattura in tele che sia in Europa, tanto in riguardo all’ampiezza e magnificenza delle fabbriche, quanto alla qualità del prodotto: uscendo ciascun anno da essa circa quarantamila pezze di tele di varj e vaghi lavori, ricercate da tutta l’Italia e dalla Spagna».

Forse tramite lo Zanon, Nicolò Tron, uno dei maggiori rappresentanti dell’economia e della finanza veneziana del Settecento, conobbe anche personalmente il Linussio e va ricordato che, quando nel 1739-40 fu provveditore a Palmanova, sollecitò energicamente il taglio del Canale di Muscoli, onde collegare la Carnia e la sua fiorente produzione al mare. Una politica economica e programmatica di grande respiro che vedeva nel Linussio una delle figure “nuove” per la stessa Repubblica. L’apparato produttivo controllato dalla casa madre di Tolmezzo si avvaleva di ben cinquanta centri di smistamento per la filatura a domicilio da dove il filato passava a Moggio dove si attuavano le operazioni di purgatura, biancheggiatura e tintura, oltre alle prime lavorazione del filato greggio; per ovviare alla carenza di lino aggiungeva un altro complesso, la Ca’ Bianca con seicento campi a San Vito al Tagliamento, ove coltivarlo.

La mostra tolmezzina ripercorre in parte la grande esperienza produttiva e industriale di Jacopo e in particolare ci informa sulle caratteristiche della tela jeans ed evidenzia tutta una serie di varianti storiche adottate sino ai nostri giorni. Dai capi storici della Diesel alla rara Vespa detta Jeans, agli stessi LP illustrati con jeans, alle produzioni attuali in collaborazione con la Tessitura Carnica, Mittelmoda e il Liceo Artistico Sello, agli arredamenti in jeans della Moroso. L'esposizione si chiude con Jeanseria Trieste che ricorda l'importanza commerciale dei jeans per la città quando divennero praticamente banconote di scambio con i cittadini dell'Est europeo.

La mostra, curata da Alessandro D’Osualdo in collaborazione con Attiliana Argentieri Zanetti e con chi scrive questa nota, vuole essere tuttavia anche un motivo di riflessione per la sorte dello straordinario complesso tolmezzino che costituisce un unicum a livello nazionale ed europeo, sebbene modificato parzialmente e nel tempo salvato grazie all’uso militare. Proprio per questo già nel 1991 una mostra dedicata a Jacopo Linussio investiva la struttura alla luce dell’intervento che si stava compiendo in San Leucio a Caserta, con i contributi della Comunità Europea e che si doveva programmare per Tolmezzo.

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