Quella tra nordisti e sudisti in America fu la “prova generale” della Grande Guerra

Lo storico Arnaldo Testi domenica al Giovanni da Udine «La schiavitù fu la principale causa del conflitto, non la sola»

MARIO BRANDOLIN

Quinto appuntamento, domenica 9 alle 11 al Giovanni da Udine con le “Lezioni di Storia” Laterza dedicate alle “Guerre civili”. E di “America. Nord contro Sud” parlerà il professor Arnaldo Testi, docente di Storia degli Stati Uniti a Pisa, a proposito della guerra civile americana. Un conflitto dalle dimensioni catastrofiche che nel corso dei quattro anni, tanto durò (dal 12 aprile 1861 al 26 maggio 1865), costò la vita a 750 mila uomini e causò oltre 400 mila feriti. Una guerra detta anche di secessione, in quanto un gruppo di Stati del Sud (Georgia, Florida, Alabama, Mississipi e Louisiana) si staccò dall’Unione e diede vita agli Stati Confederati, quando Abramo Lincoln, che aveva paventato l’abolizione della schiavitù (su cui si reggeva gran parte dell’economia del Sud del paese), fu eletto presidente.

Abbiamo chiesto al professor Testi se quella dell’abolizione della schiavitù fu la sola ragione di quella guerra civile. «Anche se io sono convinto che la schiavitù sia stato l’elemento centrale che ha provocato la spaccatura e i quattro anni di guerra, non bisogna dimenticare che le ragioni di una tragedia di quelle dimensioni sono complesse. Da ricercare, a esempio, nella contrapposizione tra Nord e Sud. E l’elezione di Lincoln è stata sicuramente l’elemento scatenante, perché dimostrò che il Nord da solo poteva eleggere il presidente degli Usa senza dipendere minimamente dal Sud». Ma perché Nord contro Sud? «Gli Stati settentrionali e gli Stati meridionali si erano andati profondamente differenziando da un punto di vista economico, politico e sociale e si consideravano incompatibili: protezionisti i primi, liberisti i secondi, anche se poi questi interessi erano molto intrecciati. Perché, a esempio, dall’esportazione del cotone che era l’elemento centrale dell’economia del Sud e alla cui coltivazione lavoravano oltre 3 milioni e mezzo di schiavi, traevano vantaggio tutte le strutture finanziarie del Nord che in realtà gestivano quel tipo di economia. Una contrapposizione basata soprattutto su forti interessi economici».

Ma quel era in realtà la posizione di Lincoln? «Lincoln non era un abolizionista o se lo era, lo era molto tiepidamente. Il suo programma era quello di impedire che la schiavitù si espandesse verso nord e verso occidente. Ma di non toccarla laddove c’era. L’abolizione della schiavitù non era, insomma, nei programmi dei repubblicani di Lincoln all’inizio della guerra; diventò però un fatto ineluttabile nel corso della guerra e in maniera molto complicata. E su questo aspetto, che ha pesato molto nel corso successivo della storia americana, sarà focalizzato il mio intervento a Udine».

La guerra civile americana è considerata la prima guerra moderna. «Si trattò di una sorta di prima manifestazione di quello che sarà in Europa la prima guerra mondiale. E cioè una guerra in cui vennero messe in gioco tutte le risorse economiche. Una guerra di economie, in cui vinse il Nord, coi suoi 20 milioni di abitanti, a fronte dei 9 milioni del Sud, grazie alle sue industrie, alle sue ferrovie, alla produzione intensiva di armi e strumenti bellici. In più entrambi introdussero la coscrizione obbligatoria, al Nord 2 milioni di soldati, al Sud 1 milione: grandi numeri, grandi battaglie grandi eserciti».Quali le conseguenze di questa guerra? «La guerra civile contribuì a rinsaldare il primato del Nord e a forgiare un’America nuova: aprì la strada alla rivoluzione industriale; unificò tutto il paese sotto il controllo del governo centrale; modificò l’economia e diede alle imprese uno slancio inedito; risolse il problema dei territori dell’Ovest spalancandoli all’immigrazione dei piccoli contadini del nord e dei coloni europei». —

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