Sacchi: «Bisogna fare squadra, in questo il calcio può dare l’esempio»

L’ex tecnico in videoconferenza ha raccontato il suo grande Milan. E il presidente del Pordenone Lovisa gli ha regalato una maglia

PORDENONE. «La strategia eleva tutti, perché il calcio dopotutto questo è: un grande gioco di squadra con qualche momento individuale, ma è il gruppo quello che conta».

Un elogio alla collaborazione quello che mister Arrigo Sacchi ha consegnato al pubblico di pordenonelegge ieri pomeriggio, presentando insieme al giornalista della Gazzetta dello sport Luigi Garlando, che ha collaborato con lui e a Luca Ussia dell’editrice Baldini Castoldi, il suo libro “La coppa degli immortali” ovvero il racconto, a 30 anni di distanza, del suo Milan campione con un gioco offensivo che rivoluzionò il calcio, non solo italiano ma mondiale.

Seppur impossibilitato all’ultimo a essere presente, Sacchi non ha voluto deludere le tante persone accorse per ascoltarlo e, indossando orgogliosamente la tuta della nazionale di cui è stato ct, in video conferenza ha raccontato la nascita di quella squadra mitica.

Una squadra, come ricordato dallo stesso Garlando, di fede interista, che si eleva dalle singole appartenenze calcistiche per essere ricordata da tutti come un autentico avvenimento culturale.

E Mauro Lovisa, presidente del Pordenone (presente insieme con tanti altri ammiratori di Sacchi come il consigliere regionale ed ex sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello, milanista doc) ha voluto rendere concreta tale riconoscenza all’allenatore di Fusignano donandogli una maglia dei ramarri neroverdi.

Tanti gli aneddoti snocciolati da Sacchi: la riconoscenza per Silvio Berlusconi, che lo volle sulla panchina rossonera e lo sostenne anche quando i risultati all’inizio non arrivavano nella stagione precedente al trionfo europeo (conclusa con la conquista dello scudetto); la nebbia allo stadio di Belgrado che portò alla ripetizione dell’ottavo di finale contro la temibile Stella Rossa, battuta così ai rigori; il rapporto con le stelle olandesi Ruud Gullit e Marco van Basten all’interno di un gruppo, guidato in campo da capitan Franco Baresi, in cui tutti erano importanti per l’obiettivo finale, riserve comprese.

E poi qualche accenno al calcio di oggi, dalle indagini sugli ultras a Torino («il tifo in Italia è rimasto quello di duemila anni fa al Colosseo», ha detto Sacchi), agli allenatori a cui dare il tempo di costruire il loro progetto («Sarri, Conte e altri come De Zerbi: non tattici, ma strateghi, di cui il nostro calcio ha grande bisogno») senza dimenticare l’attuale tecnico del “suo” Milan: «Giampaolo ha sempre lavorato bene: anche in questo caso occorre avere pazienza». —


 

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