Sammo Hung: «Abbiate pazienza, ridarò nuova vita al kung fu»

UDINE. Lo definiscono un gigante del cinema asiatico e, a far la conta dei ruoli che occupa - è attore, regista e coreografo - e dell'incredibile varietà di film a cui ha preso parte, non si fatica ad assecondare la scelta dell'appellativo.
Ma Sammo Hung è per il cinema hongkonghese qualcosa di più che un figliol prodigo. Sammo Hung è la persona che vuole salvare quello stesso cinema che ha visto nascere la sua stella e che ora è, per la tristezza di molti appassionati, in declino.
«Per prima cosa bisogna avere fede ed essere pazienti. Datemi tempo e io riporterò in vita il kung-fu tradizionale nel nostro cinema».
A chi lo incalza chiedendogli cosa può fare in concreto lui, lui che ha cominciato a recitare che nemmeno aveva dieci anni, risponde così. E lo fa con un sorriso disarmante a riempirgli il viso.
Sammo Hung è l'ospite d'onore della diciottesima edizione del festival e stasera presenterà l'action thriller The Bodyguard (International Festival Premiere) per la Closing Night durante cui ritirerà anche il Gelso d'Oro alla Carriera.
Un'autentica leggenda che, con la semplicità dimostrata un anno fa anche dal suo compagno d'armi Jackie Chan, ha espresso tutta la sua soddisfazione per il premio che il Far East gli ha voluto tributare.
«In The Bodyguard c'è molto: ci sono vari generi, il dramma, l'azione… è come la mia carriera. Io per questo film sono stato regista, attore e coreografo, ci sono completamente dentro e sono entusiasta per questo riconoscimento, perché mentre lo giravo mi svegliavo ogni mattina felice, sapendo di dedicare il mio tempo ad una sceneggiatura così valida e ben costruita».
Il problema della cinematografia hongkonghese, fa nemmeno tanto velatamente capire Hung, passa anche attraverso questo concetto: gli investitori comprano i film, se i film sono buoni.
«Tutta l'industria cinematografica di Hong Kong, non solo quella delle arti marziali, ha subito un declino. Ma io - ha dichiarato Hung - voglio lanciare un nuovo campione del kung-fu, che lavori sodo nel sogno di diventare una stella del cinema».
Con questa dichiarazione Sammo ha praticamente firmato un contratto con gli amanti del cinema dedicato alle arti marziali che, non a caso, lo pungolano chiedendogli «come?». Come e cosa farà uno degli imperatori del kung-fu per far rinascere questa industria di genere che fece la sua fortuna negli anni Settanta grazie a lui e a eroi come Bruce Lee e Jackie Chan?
«Voglio creare il mio studio cinematografico a Shangai, chiamando tutti i campioni di arti marziali fino a trovare quelli interessati alla recitazione, così dare delle opportunità ai giovani e fare in modo che tornino a sognare di far parte di questo mondo».
Mentre lo si sente parlare, mentre lo si guarda nella sua stazza imponente e in quegli occhi soddisfatti, vien quasi voglia di alzare la mano a dire «prendimi e fai di me il nuovo divo di Hong Kong!». Ma non è per la sua capacità oratoria, né per i sorrisi che strappa con simpatici aneddoti (come quella volta che giocava contro Jackie Chan a calcio, mettendo in palio succulente cene).
È per la passione. Quella che scaturisce ogni volta che pronuncia la parola cinema. Quella che gli fa brillare gli occhi mentre parla di arti marziali. Quella che, se il mondo andasse per il verso giusto, dovrebbe far muovere ogni cosa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto