Scegliere, vivere e amare: quattro donne percorrono il Novecento nel romanzo di Antonella Sbuelz

Il libro, dal titolo Il movimento del volo, torna nella nuova edizione Vallecchi. Un intreccio di generazioni, tra Grande Guerra e Anni di Piombo

Martina Delpiccolo
Le truppe austro-ungariche sul Tagliamento: anche la Grande guerra fa da sfondo alle vicende del libro di Antonella Sbuelz
Le truppe austro-ungariche sul Tagliamento: anche la Grande guerra fa da sfondo alle vicende del libro di Antonella Sbuelz

Volare, anche e soprattutto quando sembra impossibile farlo. La scrittrice Antonella Sbuelz sa intercettare sofferenze e timori, calibrare istinti e sfide, orientarsi tra scelte di vita e rotte di destini, attraversando personaggi femminili sollecitati dalle spinte della Storia ma anche da ragioni e percorsi interiori, fino a delinearne Il movimento del Volo, romanzo che ritorna nella nuova edizione Vallecchi, dal 31 gennaio in libreria.

Un intreccio di generazioni. Quattro figure femminili percorrono il Novecento, dalla Grande Guerra agli anni di piombo, affermando il diritto di scegliere, vivere, amare.

Ce le racconta l’autrice. Chi sono Rachele, Livia, Anna ed Emma?

«Rachele, Livia, Anna ed Emma sono quattro donne che compongono una sorta di saga familiare incastonata nella grande Storia del Novecento. Il movimento del volo ripercorre, attraverso le loro microstorie, i grandi eventi del secolo breve. La narrazione prende avvio alla vigilia della rotta di Caporetto , nelle retrovie delle trincee carsiche, snodandosi poi attraverso la lotta per il diritto al voto femminile, l’ascesa del fascismo, il delitto Matteotti, la seconda guerra mondiale e la tragedia dell’Olocausto, la Resistenza e -infine- gli anni di piombo. Mi stava a cuore la ripercussione della Storia grande sulle storie piccole, spesso rimosse perché silenziose, sommesse, marginali, incapaci di raccontarsi».

Figure che crescono attraversando fasi storiche drammatiche, complesse e traumatiche, che smuovono ideali, passioni, implicazioni etiche, scelte?

«Sì, ognuno di questi personaggi femminili – ma anche i compagni al loro fianco – crescono, maturano e si evolvono attraverso la conquista del diritto di affermarsi, di sognare, di aspirare a un’esistenza dignitosa, che consenta la libertà di scegliere autonomamente il corso del proprio destino. Ogni donna del Movimento del volo custodisce un sogno personale e al tempo stesso prende parte a un’utopia, che è poi la versione collettiva e condivisa del sogno. Rachele, ad esempio, desidera da molti anni un figlio - e questo suo sogno sarà realizzato in seguito al dramma di una profuga - ma lotta anche, assieme a un movimento femminile, per ottenere l’estensione del diritto di voto alle donne. Come lei, ciascuna delle protagoniste del romanzo è mossa da aspirazioni di realizzazione personale ma anche da tensioni etiche e forti passioni civili. Queste donne non sono esenti da errori, fragilità e contraddizioni, perché sono figlie del proprio tempo. Ma mai rinunciano a vivere pienamente e consapevolmente la propria vita. Mai rinunciano al volo. O almeno all’aspirazione al volo».

In che modo è presente il Friuli nel romanzo?

«Il Friuli è l’osservatorio privilegiato da cui racconto l’intera storia. Salvo una parentesi narrativa collocata a Firenze – cui approda la profuga Ada - l’intera narrazione si svolge qui. Ci spostiamo dal fronte carsico della grande guerra alla stazione di Udine nell’ottobre 1917, dalla zona collinare alla Carnia ritratta durante la Resistenza. Noi non siamo solo la nostra storia e la nostra memoria, siamo anche la nostra geografia: il paesaggio ci definisce, soprattutto se si tratta di un paesaggio di confine».

Come è nato “Il movimento del Volo” e come è arrivato a questa seconda vita?

«La prima parte el romanzo è stata ispirata da una struggente memoria familiare: Angela Del Fabro, madre della mia nonna materna, fu una delle moltissime profughe costrette a una fuga disperata dopo la rotta di Caporetto. Riuscì a salire sull’ultimo treno in partenza da Udine assieme ai suoi bambini. E un altro bimbo era in arrivo: la gravidanza di Angela era ormai in fase molto avanzata. Simili traumi collettivi e personali segnano spesso in modo indelebile il Dna di un’intera popolazione, definendone caratteri, tessiture socio culturali ed etiche, tensioni identitarie. Esplorare e narrare il nostro passato consente di comprendere meglio complessità e contraddizioni del presente. Il movimento del volo tenta di trasmettere ai più giovani l’empatia nei confronti di esistenze che oggi hanno altri volti, ma che stanno affrontando sofferenze simili a quelle rievocate dal romanzo». 

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