SCREMATURE

Alla vigilia della nomina a Città alpina dell’anno, Tolmezzo è senza Alpini. Dopo la chiusura della Caserma Del Din nel lontano 1992, ora in abbandono, giovedì scorso ha chiuso anche l’ultimo presidio militare attivo in Carnia: la Caserma Cantore (nella foto). Con il dispiacere di tutti. In Carnia quindi non ci sono più Alpini, ma rimangono per fortuna le Alpi, che guardano dall’alto, con stagliante impassibilità, il popolo carnico sempre più affaticato e sparuto. Se ne vanno anche gli Alpini, ma rimangono le Alpi, e le stelle alpine, e credo ancora lo spirito alpino, in quei cjargnèi che vivono la montagna abbracciandola senza strozzarla.
Di spiriti alpini la Carnia ne ha avuti parecchi e molti straordinari. Tra i primi della storia moderna, d’obbligo qui citarlo, c’è il paularino Jacopo Linussio, che fece costruire ad un altro cuore alpino, l’architetto Domenico Schiavi, quel palazzo ed opificio insieme che dal primo conflitto mondiale fino a giovedì scorso ha ospitato i militari, le penne nere, da meritarsi il titolo del valoroso generale Antonio Tommaso Cantore.
Quale destino per questo luogo simbolo della Carnia? Tutti i carnici almeno se lo chiedono. Pensatoio e fabbrica d’ingegno e azione alpina, primo esempio di architettura protoindustriale d’Europa, casa e fabbrica del primo grande manager europeo del tessuto e della moda, poi quartiere di alloggio e addestramento militare, quella che molti amano definire la Villa Manin della Carnia, attende nuove occupazioni. Probabilmente una parte diventerà la nuova sede del Museo Carnico, ora a Palazzo Campeis. Un luogo aperto al pubblico ma ben poco visitato, per certi versi anch’esso in stato di abbandono, custode di una collezione etnografica tra le più ricche d’Europa. Un patrimonio raro che racconta la storia dell’uomo nella montagna carnica, raccolto da un altro Alpino illuminato, il Senatore Michele Gortani, la cui storica casa a Tolmezzo, guarda caso in via Del Din, è tutt’ora inagibile.
Possano allora insieme i due spiriti alpini, Linussio e Gortani, guidare la Carnia come in passato. Non solo capaci di ammirare e vivere le Alpi, ma di travalicarle, verso quell’Europa cui si mira.
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