Sebastiano Somma sul set della fiction Nei tuoi panni a Udine: «Mi sento molto friulano»
L’attore racconta il suo stretto rapporto con il territorio. «Ho vissuto qui per una ragazza, lavoravo come saldatore»

«Mi scusi Somma, lei è per caso nato qui a Udine? ». «Ogni volta che salgo da voi me lo chiedono in molti», rivela il noto attore di Castellammare di Stabia con un’infanzia all’ombra del Vesuvio e ormai romano da decenni. «Sarà che di familiarità col Friuli ce n’è a sufficienza per essere proclamato un buon friulano», dice.
«In questi giorni sto girando a Udine alcune scene della fiction di Luca Lucini “Nei tuoi panni”, con Marco Bocci, Laura Chiatti, Nino Frassica e Bebo Storti, l’ennesima ottima intuizione della Film Commission Fvg. La mia è una partecipazione amichevole. Quando mi proposero il personaggio dell’avvocato accettai senza nemmeno chiedere i famosi cinque minuti per pensarci. Non so, c’è un qualcosa in quest’aria che mi fa star bene. Però bisogna raccontarla tutta».
Allora ci ragguagli...
«Alla fine dei Settanta incontrai in metro a Napoli una bella figliola udinese. Diamo una data: era il 1978. Avere diciotto anni per me significava potersi permettere qualunque follia in amore, anche risalire la Penisola per raggiungerla. Non fu difficile mettere assieme una valigia e qualche iniziale pensiero sull’organizzazione della nuova esistenza nel Nord-Est prima di salutare i miei e sistemarmi dai suoi in zona viale Tricesimo».
Un’idea su cosa avrebbe fatto arrivato qui le attraversò la mente?
«Eccome no. Giovane sì, ma irresponsabile no. Non era affatto mia intenzione pesare sulle spalle di nessuno, per carità. E così mi improvvisai saldatore in un’acciaieria di Feletto Umberto per poi dedicarmi alle sedie in una fabbrica di San Giorgio di Nogaro. Ma c’è dell’altro».
Siamo qui per questo.
«Nel 1979 arrivò la chiamata alle armi e fui spedito a Trapani per il Car. Qualcuno allungò una mano affinché si realizzasse il quasi impossibile trasferimento a Udine. Sempre per la ragazza di viale Tricesimo, capisce? Penso comprenda la necessità».
Ci mancherebbe. Spero che la spintarella abbia funzionato.
«Avvenne il miracolo, sì, e mi ritrovai dentro la pancia della gloriosa caserma Spaccamela. Poco dopo, però, la nostra storia finì. Tanta fatica per niente. Non proprio per niente, direi. Rimase un’amicizia forte con loro e tante altre di nuove iniziarono a formarsi. Noi campani cerchiamo la confidenza e ci buttiamo senza paura. A volte lasciamo pure il segno».
Parliamo del segno?
«Qualche anno fa il dramma di Arthur Miller “Uno sguardo dal ponte” stava sul palcoscenico del Giovanni da Udine. Noi attori della compagnia incontrammo il pubblico di “Casa Teatro” e, alla fine della chiacchierata, mi si avvicinò un signore con degli enormi baffi: “Sono il capitano Fadda, si ricorda di me? ”, disse lui. Avrei mai potuto dimenticarmi del capitano Fadda? Questi sono gli incontri che poi ricorderai sempre. Lo feci dannare non poco, povero Fadda, eppure lui venne a salutarmi».
Sbaglio o anche sua sorella si trasferì a Udine?
«Mio cognato aveva un’impresa edile e scelse il Friuli per espandere l’attività. Ora che lei non c’è più è altrettanto forte il sentimento di zio per un bravo ragazzo, davvero, qual è Alessandro Dolvi, che vive fra Raspano e Magnano in Riviera. Riesce a comprendere la mia inesauribile attrazione friulana? Anche per Gemona, Cividale, Tolmezzo, Artegna, Zoppola e per tantissimi altri paesi che mi hanno accolto con un abbraccio durante i miei tour a cura dell’Ert, prima di Renato Manzoni e ora di Alberto Bevilacqua».
Ricordo un set al Castello di Spessa nel 2009 di “Un caso di coscienza” di Raiuno, fiction di cinque stagione sulle avventure del generoso avvocato Rocco Tasca.
«Diciamo che Trieste, allora, riempiva lo schermo con frequenti riprese di piazza Unità e di Ponte Rosso. Chiesi al regista Luigi Perelli, quello de “La Piovra” per capirci: “E se ci inventassimo quale set friulano, che dici? ”. E fui accontentato: raggiungemmo, appunto, il Castello di Spessa, i Laghi di Fusine, Tarvisio e Cave del Predil, oltre a villa Deciani di Montegnacco. In questa lista ideale ci aggiungerei, per affetto, Là di Moret, set del recentissimo film “Il diavolo è Dragan Cigan”, ora su Prime. Indimenticabile per me è stata l’amicizia con Franco Marini».
Ha notato significative metamorfosi in questi quarant’anni e più di frequentazione friulana?
«Ho rivisto la stessa gente forte di allora. Un po’ diffidente sulle prime e poi affettuosa appena ti conosce meglio. Nulla è cambiato».
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