Simbolo della Resistenza francese: alla periferia di Parigi la tribuna di uno stadio è dedicata al friulano Della Negra

Una mostra e un libro libro ricordano il partigiano ucciso dai nazisti: il 21 febbraio di 80 anni fa fu fucilato con altri 22 combattenti

Giuseppe Mariuz
Rino Della Negra in azione: il ventenne friulano era una promessa del calcio. A destra la lapide con i 23 nomi dei partigiani fucilati dai nazisti sul mont Valérien
Rino Della Negra in azione: il ventenne friulano era una promessa del calcio. A destra la lapide con i 23 nomi dei partigiani fucilati dai nazisti sul mont Valérien

La tribuna dello stadio di calcio Bauer di Saint-Ouen, alla periferia di Parigi, è intitolata a Rino Della Negra, giocatore di origini friulane della squadra “Red Star”, divenuto simbolo e sacrificio della Resistenza francese. Faceva parte del gruppo di 23 partigiani diretti da Missak Manouchian che furono processati, condannati a morte e fucilati sul mont Valérien il 21 febbraio 1944.

La tribuna intitolata al friulano Rino Della Negra
La tribuna intitolata al friulano Rino Della Negra

A 80 da quegli avvenimenti, il 2 febbraio si è aperta a Parigi presso il Memoriale della Shoah una mostra temporanea intitolata “Des étrangers dans la Résistence en France” (Stranieri nella Resistenza in Francia) che raccoglie documenti e testimonianze su quei resistenti fucilati, provenienti da Italia, Polonia, Spagna, Ungheria: l’occasione è data dall’imminente tumulazione nel Panthéon degli eroi di Francia dei resti di Missak Manouchian, armeno scampato da bambino al genocidio, temuto e additato dai nazisti come “terrorista” a capo di un complotto “giudaico bolscevico”.

La storia di un friulano
Rino Della Negra il calciatore-partigiano fucilato dai nazisti e ricordato come un grande di Francia

Oltre a Della Negra, tra i componenti del gruppo si trova un altro partigiano della nostra regione, Spartaco Fontanot, originario del Monfalconese, le cui vicende familiari sono riportate nel libro “Contro il fascismo oltre ogni frontiera; i Fontanot nella guerra antifascista europea 1919-1945” (Kappa Vu).

Dimitri Manessis e Jean Vigneux hanno recentemente pubblicato il libro “Rino Della Negra footballeur et partisan” (Libertalia) non ancora tradotto in italiano, che ripercorre con rigore e precisione la sua intensa e coraggiosa esistenza troncata a vent’anni.

Il manifesto della mostra e, a destra, la locandina del libro
Il manifesto della mostra e, a destra, la locandina del libro

Figlio di Rizieri, muratore nato a Faedis nel 1898 e di Anna Nannini, nata nel 1904 a Segnacco di Tarcento, emigrati nel dopoguerra subito dopo il matrimonio nel Pas-de-Calais, Rino viene alla luce a Vimy il 18 agosto 1923.

Tre anni dopo la famiglia si sposta a Argenteuil alle porte di Parigi dove cresce e si integra in un quartiere popolare dove vive una comunità di italiani emigrati per ragioni politiche.

Nelle elezioni del 1935 il municipio di Argenteuil è vinto dal Fronte popolare e diviene palestra di dibattito.

Rino dopo il periodo scolastico lavora prima per l’impresa Chausson, poi come operaio specializzato in cemento armato e quindi in un’officina meccanica. Come tutti i giovani ama ballare e fare sport in diverse discipline (atletica, salto in lungo, pugilato).

Presto si afferma nel calcio e nel 1940 gioca con la Jeunesse sportive di Argenteuil, affiliata alla Fsgt, organizzazione del mondo del lavoro che a seguito dell’occupazione tedesca e del regime di Vichy deve togliere l’intestazione a Jean Jaurès e adattarsi ai rituali voluti dai nazisti.

Nel 1941 la squadra di Della Negra si aggiudica tra l’altro la “Coupe du Matin”. Nell’anno seguente, in un campionato raggruppato per regioni, Parigi batte la Champagne 5-1 con due reti di Della Negra. Agli inizi della stagione 1943-44 per Rino avviene il grande balzo: è reclutato nella prestigiosa “Red Star Olympique” che gioca sul prato dello stadio parigino di Saint-Ouen. I suoi dirigenti dichiarano: «Con Rino Della Negra possediamo un centravanti di reale valore».

La vita del talentuoso calciatore ha imboccato nel frattempo una parallela attività clandestina. Della Negra si sottrae al servizio di lavoro obbligatorio imposto dai tedeschi. Con pseudonimi di copertura e all’insaputa dei familiari, agisce col gruppo definito spregiativamente Ftp-Moi “Franchi tiratori partigiani” e “Manodopera immigrata”.

Fra il 1942 e 1943, durante azioni rapide compiute con biciclette precedentemente rubate, compie attacchi assieme ai compagni usando pistole o granate, prendendo di mira forze tedesche fra cui un generale e collaborazionisti. In meno di due anni se ne contano ben 14, di cui uno clamoroso contro la sede parigina del Partito fascista il 10 giugno 1943, anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania.

Il 12 novembre 1943 durante l’attacco a un cassiere viene ferito alla schiena da un poliziotto delle Brigate speciali. Dopo un’operazione in ospedale, è condotto in prigione e torturato, così come altri catturati. Segue il processo e la fucilazione nel luogo ove ogni anno si tiene la commemorazione.

L’associazione che ricorda questi resistenti ora, nell’88° anniversario, chiede che tutti siano accolti nel Panthéon.

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