“Sogni di latta… e di cartone”: la società dei consumi in mostra ai musei goriziani

Isabella RealeCollezionare è un’operazione feticistica, in quanto dietro al piacere dell’accumulo ci sono forme diverse di una stessa passione, spesso ai limiti della patologia o per lo meno dell’orig...

Isabella Reale

Collezionare è un’operazione feticistica, in quanto dietro al piacere dell’accumulo ci sono forme diverse di una stessa passione, spesso ai limiti della patologia o per lo meno dell’originalità, in particolare se si tratta dei cosiddetti materiali “minori”, singolari, ai quali forse non tutti danno lo stesso peso.

Ma collezionare è sempre anche una forma di conoscenza, di ricerca, senza la quale non esisterebbero nemmeno i musei e le loro raccolte cosiddette di arti minori, in quanto a questi materiali è affidato il compito di contribuire all’archivio della memoria collettiva documentando la cultura materiale del nostro quotidiano, parlando meglio di un libro di storia di modi e stili di vita, oltre che della diffusione del gusto, a contestualizzare l’opera d’arte cosiddetta “maggiore”.

È ciò che mettono in mostra, fino al 27 gennaio, Raffaella Sgubin e Piero Delbello, sotto il titolo “Sogni di latta… e di cartone. Tabelle pubblicitarie italiane 1900-1950”, attingendo a una collezione amorevolmente selezionata in 35 anni dall‘ avvocato udinese Stefano Placidi, ricca di oltre 600 esemplari di tabelle e targhe di prodotti italiani, per lo più in latta, un materiale indistruttibile e leggero su cui è possibile stampare con il procedimento litografico.

Oltre 400 esemplari di tabelle pubblicitarie , moltiplicando le idee di tanti artisti, percorrono per noi 50 anni di storia del Novecento attraverso vari settori merceologici nella sede museale di palazzo Attems Petzenstein, a Gorizia, che custodisce, non a caso, opere di artisti-cartellonisti, del calibro di Auchentaller, de Finetti e Tullio Crali. La collezione spazia tra i maestri dell’arte della réclame quali Marcello Dudovich, a Gino Boccasile, padre della “Signorina Grandi Firme” degli anni Cinquanta, e nel manifesto della mostra troneggia l’agile figurina-testimonial di un cameriere in livrea rossa, che con rara abilità e passo veloce trasporta un numero infinito di boccali di birra Dreher: disegnato con mirabile sintesi lineare, dinamismo e colori vivaci stesi a campiture piatte, dal pittore Giovanni Scolari per la ditta triestina di birra, venne declinato in manifesti e latte diventando un vero logo. A margine della tabella si legge “E. Passero & C Monfalcone Milano“, a ricordare la gloriosa attività nell’arte della réclame di cui fu protagonista Enrico Passero, ben documentata sempre a Gorizia dal fondo di manifesti e bozzetti Passero Chiesa della Fondazione Carigo, oltre che dalle raccolte Salce di Treviso e dai Musei di Udine.

E proprio da Udine Passero si mosse per fondare nel 1907 le Officine grafiche monfalconesi da cui latte litografate, sotto forma di tabelle, scatole, invasero il mercato non solo italiano. L’estetica del quotidiano e delle merci si coniuga qui dunque al valore simbolico degli oggetti reclamizzati attraverso immagini capaci di sucitare emozioni, desideri, e visto che l’arte della latta cedette il passo negli anni Sessanta ad altre forme pubblicitarie, ai nostri occhi oggi si carica di ricordi e nostalgia per un tempo della nostra società dei consumi, quando l’arte della pubblicità si intersecava con la creatività di grandi artisti senza mai scendere a compromessi col buon gusto. —



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