Spunta l’inedito: Pasolini lavorò ai dialoghi di “Addio alle Armi”

UDINE. “Addio alle armi”, il film kolossal americano tratto dal romanzo di Hemingway, prodotto da David O. Selznick e girato in Friuli nella primavera del 1957, coinvolge molti italiani come attori, direttori della fotografia, operatori, musicisti, scenografi, costumisti, truccatori, segretari e assistenti di produzione, consulenti storici.
Ma tra i tanti collaboratori ora sappiamo che ci fu anche Pier Paolo Pasolini, al quale, come a Cesare Zavattini e a Leopoldo Trieste, in una fase delle tante revisioni della sceneggiatura del film, fu affidato l’incarico cruciale di curare i dialoghi di tre personaggi, i soldati Bonello (interpretato dall’attore austriaco Kurt Kasznar), Aymo (Franco Interlenghi) e Passini (Leopoldo Trieste), allo scopo di rendere nel modo più autentico possibile il carattere italiano dei personaggi stessi.
Di tale partecipazione di Pasolini al film si aveva una scarsissima documentazione, tra cui una lettera (datata Roma, 21 marzo 1957) da lui inviata a Luigi Ciceri a Tricesimo, in cui scrive: «...ho lavorato anche per l’ “Addio alle armi” che vedrai girare in Friuli».
A quell’epoca nel cinema italiano era frequente la ricerca di collaborazioni letterarie di un certo livello alla stesura di sceneggiature per tentare di rialzare il livello medio della produzione.
Recentemente maggiori informazioni sull’apporto di Pasolini al film sono pervenute alla Cineteca del Friuli grazie a una documentazione fornita dall’Harry Ransom Center dell’Università del Texas a Austin, ove è conservato l'Archivio Selznick.
Il produttore era famoso per il suo perfezionismo e la volontà di controllare ogni minimo dettaglio dei suoi film in ogni fase della loro produzione. Per fare ciò, scriveva o dettava alle segretarie dei continui promemoria (“memo”) che scriveva a migliaia durante la lavorazione dei film e poi faceva pervenire a tutti quelli che lavoravano per lui.
Da uno di questi “memo” inviato a E. Del Giudice, uno dei suoi collaboratori, in data 24 marzo 1957, veniamo a sapere che il produttore aveva deciso di utilizzare solo una minima parte (un paio di battute, rispettivamente) del lavoro presentato dai tre scrittori italiani.
Una lettera di risposta di Del Giudice ci rende noto il disappunto di Zavattini di fronte all’offerta di centomila lire, al posto del milione che aveva richiesto.
Anche Pasolini si aspettava la stessa cifra, su suggerimento di Federico Fellini. Nella sua lettera Del Giudice offre di farsi intermediario presso Fellini per convincere Pasolini ad accettare la stessa somma di Zavattini oppure consiglia al produttore di offrirgli un presente (propone un orologio di marca) come ringraziamento per “due giorni di lavoro”.
Non sappiamo come la storia sia andata a finire, ma delle diciassette pagine fittamente dattiloscritte relativamente alla revisione dei dialoghi da parte di Pasolini, con una lunga premessa in cui lo scrittore si sforza di approfondire il background sociale e culturale dei tre soldati, resta poco nel film: solo la prima sequenza (girata nella loggia del Municipio di Venzone) in cui i tre scambiano amichevolmente scherzose battute con il tenente Frederic Henry (Rock Hudson), tornato dalla licenza.
Nella premessa inserisce anche alcune osservazioni sul carattere di altri due personaggi del film: il maggiore Rinaldi, troppo cinico secondo lo scrittore, e il maggiore Stampi (l’attore spagnolo José Nieto).
L’esordio di Pier Paolo Pasolini nel cinema risale al 1953, quando l’amico Giorgio Bassani lo chiama a collaborare alla sceneggiatura del film “La donna del fiume”, diretto da Mario Soldati e interpretato da Sophia Loren.
Il primo film interamente sceneggiato da Pasolini (con Bassani) è “Il prigioniero della montagna” (1955), di produzione italo-tedesca, diretto dal regista sudtirolese Luis Trenker. Pasolini, che nel 1955 aveva pubblicato “Ragazzi di vita”, opera che risosse un notevole successo, viene quindi chiamato da Federico Fellini per collaborare alla sceneggiatura di “Le notti di Cabiria”, in particolare per curare l’ambientazione romanesca dei personaggi e i dialoghi.
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