Tarcento omaggia Marcello D’Olivo, architetto cinematografico: fu amico di Hemingway, Visconti e Welles
Il figlio Antonio ricorda sabato 26 aprile a Tarcento il celebre progettista amico di grnadi intellettuali italiani e stranieri. «Si faceva ispirare dai film d’autore»

Amico dí Hemingway, Pasolini, De Chirico, Orson Welles, Visconti, Sinìsgalli, De Santis, Alfonso Gatto, Bruno Zevi e Giulio Carlo Argan (che scrisse la prefazione del libro “Discorso per un’altra architettura”). L’architetto Marcello D’Olivo, tra Udine e Roma, conobbe il meglio degli intellettuali italiani, ma anche stranieri, che ci fossero in circolazione negli anni Cinquanta e anche più tardi. Se ne parlerà sabato 26 aprile alle 15 a Tarcento, all’Opera Pia Coianiz. Organizza il pittore Toni Zanussi, Associazione InStella.
«Un uomo affettuoso, appassionato di cinema, teatro e di viaggi», ricorda suo figlio, Antonio, inizi nella carta stampata, critico cinematografico e inviato speciale della Rai ai festival di Cannes, Venezia e Berlino. Antonio D’Olivo ha scritto diversi libri, uno della serie “Il Castoro”, dedicato alla figura e ai film di Carlo Verdone, inventore di una commedia all’italiana fatta di comicità e sensibilità, uniche nel panorama nazionale. Un libro bellissimo che racconta per la prima volta i personaggi di Verdone, mettendo in risalto una certa ironia drammatica davvero originale.
Antonio D’Olivo è molto amico di Carlo Verdone che gli ha raccontato la speciale delicatezza dei suoi personaggi. Ma Antonio è arrivato al cinema anche grazie agli insegnamenti del padre, che con lui discuteva di scene, trame, attrici e attori, dopo aver visto i film. Soprattutto i grandi film di Luchino Visconti, di Pier Paolo Pasolini, di Orson Welles. E poi i dialoghi con Sinisgalli, Ungaretti, Gatto, De Chirico, tra i grandi intellettuali del nostro Paese.
«A mio padre – dice Antonio D’Olivo – piaceva sperimentare. In particolare lui si faceva ispirare, nel suo lavoro, anche dai film d’autore che amava. Così ha Inventato quella che potremmo chiamare “Architettura Cinematografica”, nel senso dello spazio, del colore, dell’intreccio che ne hanno fatto opere rare, forse anche uniche, di pregio e valore artistico, come i grandi potenti film di Pasolini e Visconti.” Marcello D’Olivo ha progettato opere di notevole qualità, anche di genio, in Italia e all’Estero.
Il Villaggio del Fanciullo a Trieste Opicina nel ‘55 è l’opera d’esordio che ne ha rivelato le doti. Mentre frequentava la facoltà di architettura all’Università di Venezia, si manteneva con lezioni di calcolo del cemento armato. La madre scriveva poesie, il padre vetrinista a Palazzo Zipser di Grado, con inclinazioni artistiche, fanno quasi pensare ad un’eredità familiare. La sua opera più famosa è “La spirale”, detta “La chiocciola”, Lignano Pineta, 1955. Per il padre di Bin Laden ha restaurato La Cupola di Omar a Gerusalemme, poi l’ospedale di Amman, i lavori in Gabon e in Congo.
Durante la guerra tra Iran e Iraq, mentre progettava il monumento al milite ignoto, faceva coraggio ad Antonio, impaurito dalle bombe. Le bombe, la guerra, tutti speravamo di non vederle più, ma questi conflitti di oggi si curano anche con la cultura, magari con le belle opere di D’Olivo
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