«Toni Zanussi, l’arte contro la brutalità»

PINO ROVEREDO. Perché l’Arte, perché Toni Zanussi? Perché in quest’epoca di passi veloci e orologi senza pazienza, dove il futuro vale piú del presente, ci ritroviamo spesso a essere i figli di una fretta che acceca gli occhi, e aggredisce le soste con l’ansia feroce del: non c’è tempo per nessun tempo. Perché Toni Zanussi? Perché nelle nostre corse senza fermate, guardiamo senza vedere, ascoltiamo senza sentire, dormiamo senza riposare. Viviamo una frenesia senza pace, che rincorre i giorni per riempire la sua fame di agende, appuntamenti, cellulari, attingendo il suo bisogno negli spazi del tempo migliore, intendo quello che dovremmo e potremmo dedicare al piacere degli affetti, al bisogno delle passioni, o al confronto importante e vitale della cultura del conoscere e sapere. Perché le opere o creature di Toni Zanussi? Perché la bellezza non può essere trattata come l’apatia di un’abitudine, e non riuscire a smuovere la nostra curiosità, quasi che il colpo dell’emozione fosse un evento sbadato che si vive una volta e mai piú. E invece no, non può essere cosí, perché come afferma il principe Miškin nell'Idiota di Dostoevskij: «La bellezza salverà il mondo». E allora fermiamoli questi passi veloci, e concediamo la nostra pazienza a chi la bellezza può raccontarla e fermarla nella buona salute di uno stato d’animo, o di una commozione che durerà per sempre. Io lo confesso, non sono assolutamente un esperto o conoscitore dell’arte, e mi sento un privilegiato. Quando mi fermo davanti a un’opera, non sto lí a osservare gli aspetti tecnici o gli indirizzi stilistici, perché non mi appartengono, perciò mi affido esclusivamente all’emozione, e con tutta la libertà che posso, godo per tutta la gioia che mi entra negli occhi e nel cuore, e basta! Senza trovare motivazioni o darmi spiegazioni. Questa, secondo me, è la forza immensa della bellezza. Una bellezza, quella di Toni Zanussi, che mi entrata negli occhi un pomeriggio d’estate, quando mi sono arrampicato nel bosco e nella pace di Monte Stella, la sua casa, e dentro il caro affetto di un abbraccio famigliare, ho infilato i piedi, la curiosità e lo sguardo dentro il suo studio, laboratorio, o bottega dell’artista. Lí, in una perfetta confusione, ho ammirato le sue opere appese e sospese. Mi sono passate davanti le immagini de “Le città invisibili”, dove ho riconosciuto e toccato concretamente la solitudine degli ultimi, quelli che hanno il passo lento e spesso vengono condannati alla dimenticanza assoluta. Colori forti, movimenti vivi, per entrare nel mondo degli esclusi. Perché le opere di Toni? Semplice, per concedersi la pausa meravigliosa di un’emozione e per non cadere nel silenzio e nell’ingiustizia della brutalità!
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