Tre vedove (quasi) inconsolabili: la storia di tre amiche per riscoprire la leggerezza della vita sotto l'ombrellone

Tre donne in spiaggia, di fronte al mare. Parlano, intrecciano pensieri e riflessioni, giudicano se stesse e il mondo con disinibita e sincera ironia. Bianca, Teresa e Maria superano insieme i 240 anni, ma sembrano tre ragazzine, scalpitanti e libere. Nulla ormai fa loro paura dopo esistenze in cui hanno sognato, gioito, sofferto, sacrificato, sopportato. Storie normali, come accade a tutte e a tutti, portate avanti tra progetti, soddisfazioni, delusioni e matrimoni.
Adesso la padovana, l’udinese e la milanese, incontratesi dopo essere rimaste vedove, scoprono di amare la vita come forse mai era successo prima e di riempire le giornate di solitudine trascorrendole insieme, in un rapporto vigoroso e strepitoso. Tutto questo non sfugge allo sguardo e all’udito del vicino di ombrellone, che non è proprio un curioso avido di pettegolezzi, ma che ha le antennine allertate quando entrano in scena le ragazzine-anziane perché conosce bene quell’universo al femminile occupandosi di nonna Rosa, assistita dalla badante Ludmilla. Ed è lui a raccontarci in presa diretta cosa accade tra spiaggia e dintorni mentre si parla d’amore o di scie cosmiche o dell’homo bocciofilus.
Va così in scena la seconda puntata d’una saga con protagoniste signore sempre illuminate da entusiasmi e arguzie, con le quali si sta bene, perché pare di conoscerle (inevitabilmente assomigliano a qualcuna di famiglia) e di averle sempre lì a pochi passi, capaci di trasmettere una botta salutare di adrenalina vitale, donando una forma originale di saggezza autentica, quella appresa dall'esperienza e dalla realtà, oltre che di divertimento disincantato. L’emergenza del virus non le ha fiaccate o demoralizzate, essendosi messe in salvo pur muovendosi in circostanze tanto complesse e drammatiche per signore della loro età. E adesso sono qui a narrarci scene e pezzetti da bailamme quotidiano con una sincerità che stupisce le anime candide, però senza falsità e ipocrisie, avvolgendo il tutto con uno humour che è un dato caratteriale e pure l'esito di esistenze affrontate a viso aperto, fino in fondo, per non avere poi rimpianti o rancori.
Sono dunque loro, Bianca, Teresa e Maria, le strepitose primattrici nel nuovo libro di Paolo Mosanghini, giornalista e vicedirettore del Messaggero Veneto, che si intitola “Tre vedove (quasi) inconsolabili”, (Gaspari), e che segue di due anni il precedente “(s)Badanti” in cui le signore apparivano da comprimarie nelle vicende tragicomiche di nonna Rosa e Ludmilla. C’è stato insomma un cambio di protagoniste, ma l’esito della commedia non cambia, come pure il senso del racconto, che chiama in causa la bellezza e le potenzialità racchiuse nell’età del tramonto. “Si divertono tanto, anche quando soffrono – scrive nella prefazione Omar Monestier, direttore del Messaggero Veneto –, si divertono e non c’è niente di male. Riescono ad addolcire momenti sgraziati e tragedie familiari non perché non le comprendano o le sottovalutino, ma perché, Domineddio, hanno bisogno dell’arguzia per continuare a campare con un sorriso sul volto».
Il libro di Mosanghini, che reca in copertina un simpatico disegno di Paola Zoffi per annunciare adeguatamente “le scorribande di Teresa, Bianca e Maria con le inseparabili nonna Rosa e Ludmilla”, non finisce qui poiché i capitoli si concludono attingendo alla sua rubrica “Il dito nell’occhio”, pubblicata ogni giorno sulla newsletter del Messaggero Veneto. Un modo anche questo per riportarci ai mesi durissimi che abbiamo vissuto, nei quali un piccolo sorriso rappresentava un segnale di speranza in tanto incubo. L’ampia parte finale del libro è invece dedicata ad approfondimenti sul valore del lavoro domestico oggi in Italia e sul suo impatto economico. Lorenzo Gasparrini, dell'associazione Domina, propone i dati (ammontano per esempio a 19 miliardi le spese annue affrontate dalle famiglie) e sollecita misure di defiscalizzazione che permettano a tutti un giorno di vivere con serenità “l'età di nonna Rosa”. E quanto è avvenuto con il coronavirus rende più urgente e pressante tale richiesta.
Quindi il libro “Tre vedove (quasi) inconsolabili” racconta, accende il sorriso e suscita la riflessione in un intreccio singolare di argomenti e toni. Se ne potrà parlare nelle due presentazioni già previste: domani, giovedì, alle 21, alla biblioteca di Palmanova, dove con l’autore dialogherà Elena Commessatti, e lunedì 3 agosto, alle 20.30, alle cantine vini Brojli di Aquileia, dove interverrà Martina Delpiccolo.
Ci sarebbe da raccontare anche il finale del libro, con una piccola sorpresa, ma è meglio non rovinarla e lasciarla al piacere del lettore. Va solo annunciato che il quintetto (perché ormai si muove come una formazione compatta e armonica) decide a un certo punto di continuare assieme le avventure, incrociando le varie traiettorie, premessa questa di probabili nuove puntate.
“Invecchiare non è un accidente, perché è anche una forma d'arte”, ha scritto lo psicologo James Hillman. E T.S. Eliot disse: “I vecchi dovrebbero essere esploratori”. Non occorre ricordarlo a Bianca, Teresa e Maria, che già lo fanno con estremo e disinvolto piacere. In definitiva, hanno l’età in cui finalmente si è se stessi e si chiamano le cose con il loro vero nome. Occhio però al vicino di ombrellone!
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