Trieste e la bora fanno da sfondo al dramma-thriller di Bianchini E c’è la scommessa della Tucker
Il regista friulano nei prossimi mesi girerà il nuovo film “ L’Angelo dei muri” «Si parla delle paure che ci portiamo dentro e dei nodi del passato»

Trieste attira film come il fiore le api. Questa volta sarà il regista friulano Lorenzo Bianchini ad ambientare nel capoluogo friul-giuliano il suo ultimo lavoro,
L’Angelo dei muri
, che sarà girato nei prossimi mesi e sul quale ha scommesso la Tucker Film in una coproduzione con Francia e Slovenia. La pellicola, a metà tra il genere drammatico e il thriller psicologico, scava nella profondità dell’animo umano, in balìa delle proprie paure e dei fantasmi del passato. Ci si allontana dall’horror cui ci aveva abituato il regista udinese con
Lidrîs cuadrade di trê, Custodes Bestiae, Film Sporco, Occhi
e
Oltre il guado
, ma permangono l’atmosfera inquietante e il riguardo nei confronti delle zone di confine e delle sue peculiarità linguistiche.
«Mi intriga molto – svela Bianchini – la dimensione del mistero, quel mondo di paura che ci portiamo dentro. Sono timori e ansie universali che ci creiamo da soli, in base al proprio vissuto personale e determinato da particolari situazioni, come per esempio il trovarsi a casa da soli». Un mostro che non vuol essere reale né identificabile, ma soltanto immaginato.
Il protagonista è l’anziano Pietro, che abita un appartamento all’ultimo piano di una dimora storica e ormai decadente di Trieste. Ritirato in se stesso, la sua vita cambia quando sul collo gli piomba uno sfratto esecutivo. «Pietro è deciso a non perdere la casa – anticipa il regista – e si costruisce un rifugio segreto all’interno dell’appartamento, in fondo a un corridoio, dal quale esce di nascosto per sabotarlo e cercare così di dissuadere i potenziali affittuari.
Ma quando nella grande dimora arrivano Zala e la figlioletta Sanya la convivenza segreta porterà allo scoperto emozioni mai dimenticate dall’uomo. Prigioniero di quella situazione estrema, Pietro si troverà a fare i conti con le proprie paure e ad affrontare i nodi irrisolti del passato e la sua solitudine».
Eventi non metabolizzati che si ripresentano come fantasmi, con la bora a fungere da colonna sonora continua, carica di tensione e di spifferi gelidi somiglianti a sussurri.
A vestire i panni dell’anziano – frutto della creatività di Bianchini, della sorella Michela e di Fabrizio Bozzetti – dovrebbe essere l’attore francese Pierre Richard (il condizionale è d’obbligo finché non c’è la firma sul contratto) che ha scritto la storia della commedia transalpina, mentre per il ruolo della mamma si è fatto il nome dell’attrice slovena Iva Krajnc.
«Ho sempre un’attenzione particolare per la cultura locale del posto in cui ambiento i miei film – spiega Bianchini –. Collocando
L’Angelo dei muri
a Trieste darò spazio anche alla minoranza linguistica e non mancheranno dialoghi in sloveno».
Nei prossimi mesi la data del primo ciak, poi le riprese dovrebbero durare circa un mese e mezzo. A seguire tutto il lavoro di post-produzione. «Stiamo lavorando da quattro anni alla sceneggiatura – chiarisce Thomas Bertacche della Tucker, che ha seguito il progetto assieme a Samantha Faccio con la consulenza dell’inglese Clare Dawn. Siamo contenti della coproduzione che abbiamo messo in piedi con una troupe internazionale».
Se gli attori saranno soprattutto francesi e sloveni, il set sarà invece allestito in regione. Oltre alle riprese previste nelle vie di Trieste, per le scene ambientate nella dimora storica di Pietro (circa il 90%) bisognerà invece creare un appartamento ad hoc all’interno di un capannone in Friuli. Quanto al budget, per
L’Angelo dei muri
le tre case di produzione stanno definendo le richieste di finanziamento partecipando ai rispettivi bandi nazionali e regionali. Per quanto riguarda casa nostra, a strizzare l’occhio al progetto – definito un film “low budget”, ma sempre di un milione di euro si tratta – sono il Fondo regionale audiovisivo, la Fvg Film Commission, il Mibac, Rai Cinema.
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