Udine, la storia del Friuli raccontata con le fotografie

UDINE. Diciotto mostre realizzate e supportate da cataloghi scientifici in collaborazione con importanti Enti, oltre 5 mila fotografie pubblicate, decine di saggi, migliaia di visitatori.
Questo in breve il lavoro dell'Irpac - Istituto Regionale di Promozione e Animazione Culturale - realizzato negli ultimi diciotto anni con esposizioni a Udine, Pordenone, Villa Manin di Passariano e tanti altri Comuni della Regione.
Mentre continua con grande successo fino al 21 gennaio “Album di Famiglia. Fotografia in Friuli 1850-1950”, 380 visitatori nel solo pomeriggio della scorsa domenica, nelle sedi della Galleria Tina Modotti (ex pescheria) e nella Chiesa di San'Antonio abate, è stato fissato un nuovo appuntamento con la volontà di riassumere l'attività dell'Irpac in questi anni.
“La storia del Friuli attraverso la fotografia” questo il titolo della presentazione curata da Alvise Rampini che si terrà domani, martedì 16 gennaio alle 17 nella sede della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia a palazzo Clabassi in Via Zanon 22 a Udine dove sarà possibile scoprire un estratto, estremamente sintetico, delle pubblicazioni dell'Istituto.
L'Irpac non vuole essere un centro di catalogazione ma un istituto che ha come compito statutario la diffusione e la promozione della fotografia, renderla fruibile attraverso mostre, incontri, ogni forma di comunicazione che esalti la storia del nostro territorio.
Un percorso descritto dal lavoro di importanti fotografi come Giuseppe e Arturo Malignani, Luigi e Carlo Pignat, Attilio Brisighelli, Ugo Pellis, Francesco Krivec e altri, più recenti, come Carlo Dalla Mura, Giuliano Borghesan e Carlo Innocenti.
Sono decine i grandi professionisti del passato che hanno trovato spazio all'interno delle pubblicazioni dell'Irpac, tutti hanno contribuito a descrivere i grandi cambiamenti urbanistici, architettonici ma soprattutto sociali del nostro territorio, hanno documentato attività artigianali in gran parte scomparse, raccontato una storia, vivace ed eterogenea, attraverso le immagini.
La costruzione di una galleria lungo la linea ferroviaria Pontebbana (1906), Lignano colpita da una tromba d’aria nel 1933, una tendopoli a Verzegnis subito dopo il terremoto del 1928, un traghetto sul Tagliamento nel 1898 vicino a Bordano, insomma mille situazioni ed eventi fermati dallo scatto del fotografo.
Il Friuli ha una grande tradizione nella fotografia soprattutto se si considera che «già nel 1883 settantacinque immagini relative al Friuli – scriveva Giuseppe Bergamini nel 2002 nella presentazione di Obiettivo Friuli - costituivano un fondo specifico nell’ambito del Museo Friulano, inaugurato a Udine il 13 maggio del 1866, nel corso della terza Guerra d’Indipendenza, quando ancora il Friuli faceva parte dell’Impero austroungarico».
Dal 2008 prosegue l'opera di catalogazione delle foto conservate dai privati e realizzate da fotografi non professionisti, “Come eravamo” e l'attuale “Album di Famiglia” sono due esposizioni che hanno permesso la pubblicazione di immagini straordinarie, quelle conservate nei “cassetti nascosti”, una storia spontanea, personale ma proprio per questo estremamente genuina realizzata da fotografi amatoriali con il solo compito di fissare un frammento di storia vissuta.
Dal 1856, quando Augusto Agricola impressionava la sua lastra davanti alla Loggia di San Giovanni a Udine a oggi, in piena era digitale, la crescita tecnologica è stata impressionante, ma forse proprio per questo la fotografia del passato affascina e coinvolge evidenziando i cambiamenti.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto