La Valle d’Incaroio, quando sono le cartoline a raccontare un territorio

Il volume scritto da Egidio Screm ha ricevuto la menzione speciale della giuria all’edizione 2024 di Leggimontagna

Alessandra Ceschia
Il castello di Valdajer rappresentato in una cartolina spedita il 15 agosto del 1899
Il castello di Valdajer rappresentato in una cartolina spedita il 15 agosto del 1899

Una terra che è paesaggio e memoria. Descritta attraverso una speciale banca dati: le cartoline che nel corso del Novecento ne hanno tratteggiato i lineamenti dettati dall’intuizione del fotografo e dalla condivisione dell’acquirente. È da queste immagini che affiora La Valle di Incaroio il volume scritto da Egidio Screm, con prefazione di Francesco Micelli e pubblicato da Gaspari Editore menzione speciale della giuria per la sezione saggistica all’edizione 2024 di Leggimontagna.

«È stato tramite le cartoline che Screm ha voluto e saputo realizzare un itinerario paesaggistico, ma soprattutto sentimentale, sul divenire della sua valle – si legge nella motivazione –, arricchendolo con notizie, citazioni di illustri visitatori, approfondimenti scientifici e tantissime riflessioni su come sono cambiati paesaggi e società. È un lavoro che si pone al vertice di una lunga, appassionata e meritoria attività di riscoperta di una delle valli della Carnia e che spicca come esempio della necessità di non lasciare che le tracce del passato vengano dimenticate».

Quelle provocate dal secolo breve in Friuli sono state trasformazione sostanziali che hanno coinvolto anche la Carnia. A registrarle fedelmente sono state le fotografie, documentando eventi, paesaggi, riti popolari, catastrofi naturali e lavoro. Ogni vallata ha avuto un suo fotografo che con passione ha documentato questi aspetti. Paularo e la Valle d’Incaroio devono molto a Giacomo Segalla che per quasi mezzo secolo fissò nelle sue lastre la storia del paese.

Per certe vallate le cartoline hanno rappresentato l’unica fonte documentale della storia del territorio. E a Paularo, collezionisti appassionati come il geometra Giovannantonio Gortan ne hanno raccolte a centinaia. Il percorso della memoria nel volume di Screm prende avvio proprio da questo oggetto postale che in epoca recente ha perso gran parte del suo fascino e della sua primigenia vocazione: quella di veicolare notizie, emozioni e sentimenti.

L’uso della cartolina postale era stato suggerito da Heinrichvon Stephan, funzionario e politico tedesco incaricato di riorganizzare il servizio postale del Regno di Prussia. La cartolina postale fu però approvata e ampiamente usata dal 1870.

Il suo vertiginoso successo di inizio Novecento è stato un fenomeno internazionale legato all’ascesa della borghesia che amava rendere partecipi amici e parenti dei propri spostamenti. E allora le ferie, ma anche le gite fuori porta, comprendevano la sosta all’edicola o al tabacchino per la scelta della cartolina da inviare a parenti a amici. Una scelta lenta, che si faceva ruotando gli espositori girevoli alla ricerca di un’immagine capace di catturare un’emozione.

Nella collezione di Gortan la più antica sembra riferita al castello di Valdaier. La cartolina con il sontuoso maniero neogotico fu spedita il 14 agosto 1899. È datata 18 settembre dello stesso anno una bella veduta di Paularo. Dalle immagini di dimensioni ridotte si passò in breve a foto più grandi. La maggior parte delle cartoline illustrate nascevano da una fotografia.

Oltre a Giacomo Segalla furono molti i fotografi che divennero anche editori di cartoline, dal tolmezzino Umberto Candoni, al salinese Gio Batta Ciani, a Vittorio Molinari, pure di Tolmezzo, fino ai più celebri Umberto Antonelli, Attilio Brisighelli. Si deve ai loro scatti, e a quelli di molti altri, il racconto di un territorio e della sua storia. 

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