Virginia Raffaele spettina il festival
Il guaio è il tempo. Le migliori cose spuntano all’Ariston dopo le ventitré. Grazie, ma a quell’ora la rotativa comincia a scaldarsi e tocca metter giù la penna. Fino alle ventitré la narcolessia è stata sinora dominante.
Tanto per dire: il ballo della Hunziker? Tardi.
Il patetico trio Disney? Presto.
Sting (seppure la parodia di Sting, vabbé)? Tardi.
La Vanoni? Presto.
Giorgia? Tardi.
Facchinetti/Fogli? Presto
Le tette di Noemi? Tardi
Chiaro? Negli anni delle notte ai giornali si sbarrava la pagina alle due e tutto finiva dentro, fino all’ultimo si bemolle.
A noi ’sta edizione non piace un granché. Qualcuno ha scritto sui social che c’è dell’acido eccessivo nei nostri scritti festivalieri. Ma no, su. Cerchiamo di buttarla sull’ironico perché crediamo fortissimamente nel potere taumaturgico della risata.
Guardiamoci negli occhi, signore e signori: Baglioni è un brav’uomo, ci ha fatto immaginare cosa stava sotto una maglietta fina, e allora era una gran cosa. Possiamo forse non amarlo e non solo per questo?
Ma un conto è il magnifico gorgheggio del Claudio e un conto è una conduzione. L’avrete capito da voi: quando canta è un mostro d’energia, quando presenta sembra la fresca vittima di un padellata in testa. Ci sta. Come mettere un falegname a smontare un lavandino.
Non c’è invenzione e stupore in questo festival, okay la musica stella polare, ma Sanremo è soprattutto glamour, della canzone ormai se ne occupa chiunque. La ricca cassaforte del festival nessuno ce l’ha.
Soltanto in Riviera si può esagerare e, allora, perché non approfittarne? E portiamoci gli dei del mondo a pigliare un po’ di aria di mare, porca miseria!
Da Fazio va la Streep e all’Ariston Morandi? E se gente così non la si acchiappa più, almeno inventatevi cose da far spalancare gli occhi all’Italia. Oh, cribbio.
Bene. Terza serata. Abbiamo riascoltato gli altri dieci big. Fino a sabato va così. In loop.
Ah, va ricordato. Lo Stato Sociale si è presentato con attaccato alla giacca un cartellino con sopra i nomi degli operai Fiat reintegrati dopo il licenziamento, ma ancora mai tornati in fabbrica. Questo ve lo diciamo per farvi capire che abbiamo visto con attenzione tutta la trasmissione.
E proprio quando pensavamo di imbarcarci sul primo cargo di passaggio a Trieste, meglio se verso Cuba, disperati e sconfitti, arriva lei.
Lei, Virginia Raffaele. Sarà che preferiamo vivere nell’ignoranza, ma non lo sapevamo proprio che arrivasse. L’amiamo. E non perché è alta, magrissima, con un seno niente male, due gambe pazzesche, capelli lunghi e mossi, occhi azzurri o verdi, comunque colorati, vita stretta. Anche, ma la Virgi è comunque fantastica e soprattutto quel che ci voleva per arieggiare quel palco impaludato. E tutto è cambiato: Facchinetti si è messo a cantare come Ligabue, Noemi ha mostrato le tette e a Bruno Vespa sono spariti tutti i nei.
«Ma come scende bene le scale», e guarda Baglioni e lo spettina con un soffio. «Da solo, per giunta».
Il duetto è del miglior cabaret. «Ora è ancora più bello, come il vino, ogni anno che passa, invecchia». Imita Michelle Hunziker e Ornella Vanoni («Ho visto Gino dietro le quinte, abbiamo fatto l’amore io e Gino»), poi contagia il direttore che scivola nella parodia di Belen Rodriguez.
Dei Negramaro, invece, sapevamo. Tac, eccoli. Anche a loro, poracci, tocca sottoporsi al duetto baglionesco. Ormai chiunque passi per di là non ha scampo e finisce nella tagliola del remember.
Ai ragazzi salentini tocca Poster.
Ma non è che si stanno cantando troppe hit del capo?
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