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Artrite psoriasica: con l’ambulatorio condiviso la terapia è personalizzata

Uno dei primi in Italia è all’Ospedale Universitario di Udine: dermatologi e reumatologi visitano insieme i pazienti, per ottenere diagnosi più precoci e scegliere la migliore terapia

mid adult woman feels the dry skin on her hands
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La psoriasi è una malattia relativamente comune: circa il 2-3% della popolazione italiana convive con le lesioni cutanee caratteristiche di questa patologia dermatologica. Più di rado, però, la sintomatologia infiammatoria coinvolge anche altri distretti, come intestino, occhi, o – ed è il caso più frequente – le articolazioni: in quest’ultimo caso si configura l’artrite psoriasica, ed è destinata a soffrirne circa il 30% delle persone con psoriasi cutanea. È per questo che presso l’AOU Santa Maria della Misericordia di Udine dal 2018 è attivo un ambulatorio condiviso di reumatologia e dermatologia, dove i pazienti hanno a disposizione contemporaneamente entrambi gli specialisti, e beneficiano così di un approccio multidisciplinare che facilita la diagnosi precoce, permette di personalizzare le terapie e, in alcuni casi, potrebbe forse persino bloccare sul nascere lo sviluppo dei danni articolari.

Quello di Udine è uno dei primi ambulatori condivisi attivati nel nostro Paese, e vi si rivolgono ogni anno circa 300 pazienti. “I pazienti arrivano su indicazione del dermatologo, se sospetta un possibile coinvolgimento articolare, o del reumatologo se ha bisogno di un consulto dermatologico”, spiega Enzo Errichetti, professore in dermatologia presso l’Università degli Studi di Udine e dermatologo della Clinica Dermatologica, ASUFC ‘Santa Maria della Misericordia’ di Udine. “Grazie alla stretta collaborazione garantita dall’ambulatorio condiviso i nostri pazienti ricevono quindi più rapidamente una diagnosi e un percorso terapeutico personalizzato”.

Non sempre, infatti, è semplice arrivare alla diagnosi. Nella maggioranza dei casi, la psoriasi è già presente, e diagnosticata, quando si sviluppa il coinvolgimento articolare. Ma in un 15% dei casi le diagnosi sono concomitanti, e in un altro 15% di pazienti con artrite psoriasica la patologia cutanea si presenta successivamente, o, in alcuni casi, non farà mai la sua comparsa. “Esistono inoltre forme di psoriasi minima che spesso non vengono riconosciute senza una valutazione dermatologica, col risultato che i pazienti non afferiscono mai agli ambulatori specialistici”, continua Errichetti. “È invece importante intercettare anche le forme minime di malattia, perché anche questi pazienti, specialmente soggetti obesi, con psoriasi delle unghie e con familiarità per artrite psoriasica, possono sviluppare un coinvolgimento articolare nel corso del tempo, e senza terapie adeguate sono destinati ad andare incontro a danni e disabilità che purtroppo risultano a quel punto irreversibili”.

Le terapie sviluppate negli ultimi decenni permettono di gestire in modo quasi sempre ottimale i sintomi dell’artrite psoriasica. L’opportunità di visitare insieme i pazienti consente a reumatologi e dermatologi di scegliere tempestivamente, ove possibile, un unico farmaco con cui gestire al meglio e contemporaneamente sia le problematiche cutanee che quelle articolari. “Nelle forme moderate e severe di artrite psoriasica oggi è fondamentale ricorrere a una terapia sistemica con farmaci che definiamo disease modifying, che permettono di gestire a lungo termine, in una maggioranza dei pazienti, la progressione dei sintomi, il rischio di sviluppare disabilità e altre malattie secondarie, come quelle cardiovascolari”, sottolinea Alen Zabotti, dirigente medico di reumatologia della Clinica Reumatologica dell’ASUFC ‘Santa Maria della Misericordia’ di Udine.

Alen Zabotti ed Enzo Errichetti
Alen Zabotti ed Enzo Errichetti

Tra le opzioni in fase di studio, inoltre, c’è quella di identificare un sottogruppo di pazienti con psoriasi cutanea ad altissimo rischio di sviluppare nel breve termine anche l’artrite psoriasica, e che potrebbero beneficiare di un trattamento precoce di entrambe le patologie. “Parliamo di pazienti con psoriasi, e quindi l’indicazione per una terapia sistemica, e con una forma subclinica di artrite psoriasica”, conclude Zabotti. “Pensiamo che per questi pazienti esista una finestra di opportunità in cui la scelta del farmaco giusto potrebbe bloccare del tutto l’esordio dell’artrite. I dati di letteratura non sono ancora certi, ed è per questo che stiamo per lanciare un trial clinico, che ha come oggetto lo studio di un farmaco volto a bloccare una citochina pro-infiammatoria chiamata IL-23, per confermarlo. Grazie all’impegno dell’azienda sanitaria del Friuli Centrale, delle cliniche di dermatologia e reumatologia, il nostro ambulatorio è infatti il luogo perfetto per una sperimentazione di questo tipo, perché abbiamo contemporaneamente l’esperienza di un dermatologo che permette di selezionare la popolazione di pazienti adatta, e quella di un reumatologo, che garantisce la sensibilità diagnostica necessaria per individuare le forme subcliniche di artrite”.

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