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Con la chirurgia della cataratta si torna a vedere bene in pochi minuti e senza dolore

L’intervento, ad altissimo livello tecnologico, richiede centri attrezzati e chirurghi di esperienza, e garantisce ai pazienti di risolvere il problema in meno di mezz’ora, con disagi minimi

Anche gli occhi invecchiano. Uno dei problemi più comuni nella terza età è la cataratta: l’opacizzazione del cristallino colpisce moltissime persone a partire dai 60 anni, e si fa quasi inevitabile intorno agli 80. I sintomi sono quelli di un progressivo annebbiamento della vista, fastidio legato alle luci, sdoppiamento delle immagini. Peggiorano nel tempo seguendo il grado di opacizzazione e ispessimento del cristallino, fino a causare, nei casi peggiori, la perdita totale della vista. Fortunatamente la chirurgia permette di risolvere facilmente il problema, sostituendo la lente naturale opacizzata, il cristallino appunto, con una artificiale. E se ancora 40 anni fa si trattava di un intervento impegnativo per il paziente, che richiedeva un ricovero ospedaliero e un lungo periodo di riabilitazione, oggi, fortunatamente, tutto è cambiato: la chirurgia della cataratta è infatti uno degli interventi chirurgici più rapidi e di routine a cui ci si può sottoporre, che combina incredibili progressi scientifici e tecnologici per ripristinare la normale funzionalità dell’occhio dei pazienti in pochissimo tempo.

“Da molto tempo, ormai, l'intervento di cataratta è diventato ambulatoriale: il paziente viene accolto per la routine pre-operatoria, viene operato in meno di 10 minuti, poi trascorre circa 15 minuti in osservazione nella sala post intervento e, se tutto va come deve, è pronto per tornare a casa”, racconta il dott. Fabrizio Contini, chirurgo oculista con un’esperienza decennale presso l’Ospedale di Udine e l’Ospedale di Gemona del Friuli, che oggi opera presso il poliambulatorio specialistico Friulmedica di Codroipo e Carnia Salus a Tolmezzo, ha alle spalle oltre 7.500 interventi di chirurgia della cataratta. “Persino nei casi più complessi un paziente può aspettarsi di essere fuori dal poliambulatorio al massimo entro 40 minuti dall’inizio dell’intervento”.

L’intervento – spiega il dott Contini – viene svolto utilizzando un facoemulsificatore. Si tratta fondamentalmente di una sonda che viene introdotta nell’occhio da operare attraverso incisioni microscopiche (di un paio di millimetri) e che utilizza dei potenti ultrasuoni per frantumare il cristallino opacizzato, e poi aspirarlo via dall’occhio. Lo stesso foro è usato quindi per iniettare una lente morbida e sottilissima arrotolata su sé stessa, che una volta all’interno dell’occhio viene messa in posizione e si srotola da sola. I tagli (assolutamente indolori) chirurgici vengono inoltre costruiti con una tecnica particolare definita “tunnel autochiudente”, che permette all’incisione di chiudersi da sola grazie alla pressione presente all’interno dell’occhio, ed evita quindi la necessità di utilizzare punti di sutura.

L’intervento inoltre viene svolto in anestesia topica, che garantisce al paziente di non provare nessun dolore evitando, al contempo, gli effetti collaterali delle anestesie più aggressive con cui, in passato, veniva immobilizzato l’occhio. “I pazienti ricevono inizialmente due colliri in fase pre-operatoria, che servono a preparare l’occhio e a somministrare una prima anestesia – continua il dott Contini – in seguito una volta in sala operatoria io utilizzo l’anestesia intracamerulare: una sostanza speciale che viene iniettata nell’occhio attraverso gli stessi fori utilizzati per la chirurgia, e che ha la doppia funzione di dilatare la pupilla, e permettere così di operare agevolmente, e di anestetizzare completamente l’occhio. Alla Friulmedica abbiamo la fortuna di avere a disposizione questo farmaco per tutti gli interventi, ma non è così ovunque, purtroppo, perché è piuttosto costoso”.

All’uscita dalla sala operatoria l’occhio è già in grado di vedere, ma ci vuole qualche ora (a volte fino alla mattina dopo) perché la visione torni completamente normale. Per questo motivo, il dott Contini consiglia ai suoi pazienti di presentarsi con un accompagnatore il giorno dell’operazione (o preventivando l’utilizzo di un taxi), perché è bene evitare di guidare e bisogna evitare traumi o scossoni all’occhio nelle prime ore dall’intervento. Dopo tre o cinque giorni si torna al centro per una visita di controllo, e a quel punto, se non sono emersi problemi (piuttosto rari) si può tornare serenamente al volante.

Le lenti che vengono impiantate più di frequente, definite monofocali, permettono di scegliere se vedere bene da lontano o da vicino. La maggior parte dei pazienti sceglie la prima opzione, riservando l’utilizzo degli occhiali solamente per la lettura. In questo caso, bisogna ricordarsi che se sulla patente è indicato l’obbligo di guida con lenti questo permane fino a che non si rifà il documento. Fino a quel momento, anche se ci si vede ormai bene, guidando senza utilizzarli si rischia una multa.

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